L’appellativo di King of Country Music che Roy Acuff (1903-1992) si guadagnò con la sua lunga e brillante carriera non è uno dei tanti soprannomi che venivano appiccicati alle country superstar di qualche decade fa, quando Nashville ospitava re e regine quasi quanto l’Europa del Medioevo. Il debito che la country music ha nei suoi confronti è grandissimo: se Jimmie Rodgers di questa ne fu il padre, allo stesso modo Roy Acuff lo fu per il suo sviluppo sotto il profilo della popolarità (il grande boom del dopoguerra) e della industrializzazione (la casa editrice Acuff-Rose, l’etichetta Hickory, il progetto di Opryland, ecc).
Roy Claxton Acuff nacque il 15 settembre 1903 a Maynardville, Tennessee, da una famiglia con ricche tradizioni musicali, ma i suoi interessi in gioventù andarono soprattutto allo sport. La sua carriera di musicista derivò infatti da quella di mancato giocatore di baseball.
Iniziò ad esibirsi professionalmente nel 1932 nel medicine show che, come ebbe sempre a ricordare, fu determinante nel forgiare il suo caratteristico stile di canto, l’anno successivo fondò il suo primo gruppo, i Tennessee Crackerjacks successivamente divenuto i Crazy Tennesseans e definitivamente passato alla storia col nome di Smokey Mountain Boys.
Nel 1936 la prima incisione con la American Record Company, nel 1938 membro della Grand Ole Opry.
Il successo arrivò con canzoni come The Great Speckle Bird (1937), The Wabash Cannonball (1938), Wreck On The Highway (1942) ecc. che lo fecero conoscere a milioni di americani. Non è esagerato dire che durante gli anni della II guerra mondiale fosse popolare quanto il presidente degli Stati Uniti (i marines reduci da Okinawa raccontavano che i giapponesi per fiaccare la loro resistenza li insultavano dagli altoparlanti installati sull’isola con la frase “To hell with Roosvelt, to hell with Babe Ruth, to hell with Roy Acuff”).
Fu protagonista di 8 film e tentò la carriera politica candidandosi nel 1944 e 1948 come governatore del Tennessee, ma, nonostante conducesse le sue campagne a suon di musica con largo seguito di folla, non ebbe la stessa fortuna che si era costruito come intrattenitore.
Il sodalizio con Fred Rose (1897-1954), noto compositore e artefice del successo di Hank Williams, diede origine nel 1942 ad una delle più importanti case editrici musicali country che si ricordi: la Acuff-Rose, che in poco tempo divenne leader assicurandosi i diritti di produzioni di artisti come Marty Robbins, Felice & Bodleaux Bryant, Hank Williams ecc. Era l’inizio di quel music businness che avrebbe permesso alla country music di emergere e imporsi rispettabilmente sul mercato.
Molti anni più tardi, ormai simbolo vivente di una musica tradizionale solo in apparente contrasto con le nuove tendenze, ritrovò prima con la Nitty Gritty Dirt Band (il famoso disco triplo Will The Circle Be Unbroken del 1972), poi con la canzone Back In The Country (11 settimane nelle charts! 1974), un successo impensabile e unico anche per una star ultrasettantenne come lui.
La sua era country music allo stato puro, derivata da quel mountain style a cui attinsero con successo Bill Monroe o i Louvin Brothers, che influenzò artisti del calibro di Hank Williams.
Fino all’ultimo Acuff ha partecipato al rito settimanale della Grand Ole Opry cantando la sua The Wabash Cannonball. Immancabilmente. E anche negli ultimi tempi, quando la voce ormai lo stava abbandonando, il pubblico gli tributava sempre una sincera e lunga ovazione, bastavano le prime sette note pizzicate sul dobro da Pete Kirby e tutti erano in piedi.
Mario Manciotti, fonte Country Store n. 18, 1993