Rupert Wates - The Lights Of Paris cover album

Inglese di Londra, Ruper Wates risiede dal 2007 negli States, dividendosi tra New York City ed il Colorado, mantenendo comunque forti i legami con la grande tradizione cantautorale ispirata al folk del suo Paese. Con nove dischi all’attivo ed un’attività live corposa e regolare, Rupert Wates ha raggiunto uno stile che, pur ispirandosi a maestri del calibro dei compianti Nick Drake e John Martyn e anche di Ralph McTell ed Allan Taylor, risulta genuinamente credibile e ricco di spunti, affidandosi ad arrangiamenti prevalentemente acustici che talvolta si arricchiscono di inserimenti di archi mai pesanti ma che rafforzano un pathos interpretativo spesso sopra la media. Ottima è anche la parte compositiva, poeticamente rilevante e con accorato feeling e grande anima.

The Lights Of Paris è già dal titolo una dichiarazione di romanticismo che evita sempre il rischio di risultare stucchevole o zuccheroso ma che denota tutta la sua profonda umanità. Un disco che non poteva iniziare che con The Balladeer, nitido manifesto delle sue intenzioni, con Long Winter Is Coming On e I Can’t Shut My Eyes che sembrano outtakes di Solid Air o di Bless The Weather di John Martyn e la movimentata (One For The Living And) One For The Road che ha lo stesso appeal del Nick Drake di Bryter Layter. Un album questo strutturato in maniera pregevolissima, con lo stesso Rupert Wates in pieno controllo del progetto, dalla composizione alla produzione, all’aspetto grafico. Rimarchevoli sono poi le fascinazioni folk di Fields Of America, in qualche modo vicina allo spirito di Ralph McTell, la cristallina melodia di A Song Of Your Own ancora con l’accoppiata tra l’acustica di Rupert Wates e gli archi (Adrianna Mateo al violino e Brian Sanders al cello), l’introspezione di una The Time Will Come in cui ‘balladeer’ e ‘chansonnier’ si uniscono e quasi si confondono nel fascino parigino, con la nostalgica The Lights Of Paris a concludere un disco di notevole forza espressiva.

Bite BR12113 (Singer Songwriter, 2018)

Remo Ricaldone, fonte TLJ, 2018

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