Sacromud – The Sun Experience cover album

Registrare un album negli storici Sun Recording Studios di Memphis non è soltanto un traguardo tecnico: è forse più una dichiarazione d’amore per la storia della musica, se non addirittura quasi un rito di passaggio. Certo è che con The Sun Experience, i Sacromud diventano la prima band italiana a varcare questa soglia leggendaria, che ha ospitato personaggi del calibro di B.B. King, Elvis Presley, Jerry Lee Lewis, Johnny Cash, solo per citare i primi che vengono in mente. E fin dal primo ascolto sembra di sentire l’energia che quel luogo racchiude, capace di fondere la tradizione del blues con un approccio moderno, personale e vissuto profondamente. Ogni traccia è una sorta di affresco sonoro dove il fango del Mississippi incontra le contraddizioni del presente: i testi cantati da Raffo Barbi oscillano tra speranza, denuncia sociale e introspezione, venendo proposti da una formazione affiatata arricchita dalla potente sezione fiati dei Cape Horns, che dona profondità e colore a ogni brano.

Con la travolgente apertura di The Mule, nata da un riff ispirato ai Los Lobos e al film di Clint Eastwood, di racconta di un “trafficante” di musica in un mondo dove la musica live è diventata illegale: i fiati richiamano la tradizione della Stax e creano una sorta di ponte verso Memphis. Ci si immerge poi nelle atmosfere gospel e soul con Sticky Situation, che evoca un po’ Tom Waits e si caratterizza per il suo arrangiamento raffinato: troviamo reminiscenze di New Orleans, che emergono nuovamente in Symmetry, una cavalcata tra funk e R&B, con i fiati in gran spolvero che invitano a muoversi, confermando la versatilità della band.
Particolarmente degna di nota è Pray For Me, una ballad blues intensa, dedicata ai bambini vittime delle guerre: l’intensità del brano è accentuata dal lavoro del chitarrista Maurizio Pugno, con un assolo che pare far riferimento e omaggiare Jeff Beck. Il finale con (Extra)Ordinary Day è un inno alla straordinarietà del quotidiano, trasformando una giornata qualunque in un evento unico, che musicalmente viene proposto con gli accenni reggae che si fondono nel crescendo della traccia.

L’album dimostra come il blues sia un terreno fertile per la contaminazione con altri generi: la produzione e gli arrangiamenti affidati allo stesso Pugno sono curati nei minimi dettagli, in modo da richiamare il passato, proponendolo con una vitalità contagiosa. La formazione, completata da Alex Fiorucci alle tastiere, Franz Piombino al basso e Riccardo Fiorucci alla batteria, si muove con disinvoltura tra molteplici generi, attraverso sonorità calde, dirette, prive di filtri, che danno all’ascoltatore la sensazione di essere immerso in una jam session sulle rive del Mississippi.

Labilia (Blues, Blues Rock, Soul, 2025)

Luca Zaninello, fonte TLJ, 2025

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