Forse qualcuno si ricorda di questo ragazzo, con l’aria davvero un po’ da sognatore, per averlo visto e sentito qualche annetto fa nei concerti milanesi di Laurie Lewis e degli O’Boys di Tim O’Brien, gruppo nel quale tuttora milita. Scott è uno dei chitarristi più interessanti della costa californiana e più in generale di quel filone della musica acustica nordamericana che, con licenza di neologismo, qualcuno ha definito ‘new traditional music’. Nelle sue composizioni si fondono armonicamente generi musicali all’apparenza così lontani come l’old time music, il bluegrass, la musica celtica, il jazz, il be-bop, il calypso e il choro brasiliano, il tutto guidato ed ispirato dalla “chitarra più cantante dei nostri giorni”.
Melodie ben definite, chiarezza d’esecuzione in ogni passaggio, anche i più veloci e complessi, timbro pieno e potente, arrangiamenti ben curati ed idee musicali mai banali sotto il marchio di fabbrica Scott. Le 14 composizioni di questo suo secondo CD sono quasi tutte originali e strumentali, fatta eccezione per un paio di tradizionali rivisitati ed un blues di Lightin’ Hopkins (Ice Water) cantato splendidamente da Tim O’Brien.
Le radici old time sono ben evidenti nei medley Crow Molly/Ship In The Clouds, Muddy Creek/Indian Nation, Farewell Dearest Nancy/ Elzic’s Farewell ed in Crockett’s Hornpipe, dove la melodia viene ripetuta all’unisono da chitarra, violini e banjo, mentre decisamente più bluegrass sono il brano d’apertura Crawfeet, Beaten To The Puncheon e Where To Now?. Suggestive sono poi Dreamer’ s Waltz e le atmosfere vagamente celtiche di Derwent Vale o più sperimentali di The Lost Word. Ritmi invece sudamericani per il choro brasiliano di Fog And Flame e per il calypso di Evening Shade che chiude l’album. Consigliatissimo per tutti, soprattutto per gli amanti della melodia: imperdibile per ogni chitarrista che si rispetti (e voglia farsi rispettare).
Rounder 0397 (Bluegrass Tradizionale, 1996)
Martino Coppo, fonte Country Store n. 34, 1996
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