Shirley Myers - Let It Rain cover album

Sono davvero felice di potervi presentare Shirley Myers attraverso queste pagine. Non perché sia una nuova stella nascente (questo lo vedremo) o particolarmente brava da meritarsi una segnalazione di riguardo. Ma solo perché mi offre la possibilità di sostenere un mio personale, sicuramente discutibile punto di vista rispetto a quanto comunemente affermato dalla stragrande maggioranza della critica italiana nei confronti della country
music ‘Made in Nashville’.
Quello che infatti mi accingo a consigliare è un disco di ‘new country’, con tutte le caratteristiche tipiche del genere; dal suono sfavillante di una registrazione e di un missaggio eccellenti al tipo di sonorità leggera che sta tra l’easy country rock e la classica country music; testi fruibili, non particolarmente impegnati, e comunque tali da poterne consentire l’identificazione ad un pubblico più vasto possibile, evitando però di cadere nella banalità e, infine, un ineccepibile tappeto sonoro prodotto da session men a dir poco ‘first class’.
Quella della country music a Nashville, si sa, è un’industria di enormi dimensioni, che muove grandi cifre, crea e brucia a proprio piacere, formata da vere e proprie squadre di autori, musicisti, pubblicisti, agenti, promoters, managers, tecnici del suono, coristi e quant’altro, ma dietro tutto questo può anche esserci del buono e spesso, molto spesso quel buono è davvero molto buono.

Come sempre la verità sta nel mezzo, tra coloro che si avvicinano alla country music solo per le immagini ad essa legate, che passano i sabato sera con entrambi i pollici infilati nelle tasche di aderenti jeans ballando in linea sulla pista dei sempre più numerosi saloon nostrani, e tra quelli che pensano che Nashville sia solo una città di fighetti da classifica addobbati di Stetson, Justin e camicie di dubbio gusto, che non osano assolutamente pensare che musicisti, anzi artisti, quali Guy Clark o, che ne so, Lyle Lovett e simili possano, o peggio, debbano essere etichettati ‘country’ bensì cantautori (con la ‘C’ maiuscola se preferite) e se proprio un’etichetta, per comodità commerciale, si deve applicare è bene allora metterli nelle pagine ‘rock’ anziché nello spazio ‘country’.
Il punto è che ancora oggi in Italia, alle soglie del Duemila (se questo può voler dire qualcosa), country è sinonimo di ‘yankee’, come dire che blues, rock o jazz siano meno americani della country music. Luoghi comuni.
Esattamente come quello, davvero inflazionato, che ci continua ad imporre la figura del cantautore libero di esprimere le proprie rivoluzionarie idee (?) o i suoi più sensibili e personali stati d’animo attraverso la ‘indie’ alla quale è approdato magari dopo anni di ‘galera’ in una ‘major’.

Ma è proprio così che stanno le cose? Non è che magari spesso per molti l’etichetta indipendente altro non si riveli che un trampolino che lo aiuti a spiccare il volo verso quella galera di cui sopra? Forse, anche qui, la verità sta nel mezzo.
Shirley Myers con il suo onesto Let It Rain ci impone questi dubbi. Perché con esso ha prodotto un disco di new country molto ‘Nashville’ registrato per una cosiddetta indie ma che, così com’è, potrebbe essere uno dei tanti dischetti elegantemente sfornati dalla Warner Brothers, Arista, Sony o MCA Records. Un disco che consiglio di acquistare perché, con le sue belle e disimpegnate canzoncine, rischia di essere più suonato dal vostro lettore di certi compact disc dal peso specifico insopportabile proposti dal critico occhialuto che si è definitivamente scordato che uno degli obiettivi più importanti della musica è anche quello di divertire.
Ma non fraintendetemi, vi prego, quello che intendo dire è che una cosa non esclude l’altra, possono tranquillamente convivere: il buon easy-listening sullo stesso scaffale del più colto cantautorato non farà rabbrividire nessuno di quelli a cui orgogliosamente mostrerete la vostra collezione discografica, anzi, magari li farà ballare…

Stony Plain 1247 (New Country, Singer Songwriter, 1998)

Maurizio Faulisi, fonte Country Store n. 41, 1998

Ascolta l’album ora

Link amici

Comfort Festival 2024