Special Consensus - 25th Anniversary cover album

Ho già avuto il piacere di recensire un CD di Special Consensus (Our Little Town, PRC 1083), e mi chiedevo allora cosa impedisse a questo gruppo del midwest di imporsi all’attenzione generale. Dopo l’ascolto di questo CD continuo a chiedermelo. Il buon Greg Cahill, banjoista, insegnante, promoter, e dignitosissimo baritone singer, guida la banda ininterrottamente dal 1975, e la guida bene.
Ciò nonostante, Special Consensus continua a non essere un nome di richiamo. Peccato.
Il CD, celebrativo, è in realtà un due-per-uno, nel senso che non è la solita compilation di pezzi già incisi, con magari uno o due inediti (cosa che manda in bestia il sottoscritto): ma è un vero e proprio nuovo album, con 12 regolamentari pezzi nuovi, eseguiti appositamente dalla formazione corrente della banda, cui segue una retrospettiva di otto pezzi, incisi tra il 1979 ed il 1993. Scelta intelligente, rispettosa del pubblico, e che consente di valutare gli indubbi progressi della band nell’ultimo quarto di secolo.
La seconda parte presenta gli ovvi alti e bassi tipici di una compilation, e risente ovviamente delle vicissitudini del gruppo, che ha avuto numerosissimi cambi di personale (puntigliosamente documentati nelle note di copertina), e, a volte, del dilettantismo tipico di un gruppo alle prime armi (credo che oggi Greg Cahill si guarderebbe bene dall’entrare in sala di incisione senza prima accordare il banjo).

La prima parte è ben fatta, ben suonata e ben cantata: la bella voce di Chris Walz (chitarra) è ben supportata da quella di tutti gli altri musicisti, che si alternano nelle diverse parti in armonia. Il repertorio è variato senza eccessi, e va dal tradizionale, allo swing (Sweet Temptation di Merle Travis) alla ballata (32 Acres, del da poco scomparso Randall Hylton).
Non manca un pezzo a cappella (I Can’t Sit Down), ben eseguito anche se non di eccelsa bellezza; ed alcuni strumentali di un certo impegno, per la penna di Creg Cahill e del poco più che adolescente Josh Williams, in questa formazione al mandolino. Rimangono da citare Tim Dishman, al basso, che esegue anche le armonie più alte, e l’ospite Jeff Guernsey al fiddle.
Nonostante Greg Cahill passi per un banjoista progressivo (qualunque cosa voglia dire) il suono del gruppo è solidamente radicato nella tradizione: forse anche perché il bandleader è uno di quei banjoisti che, potendo suonare lick melodici, non si sente in dovere di farlo sempre.
Il gruppo non è regionale, e, secondo me, nemmeno di serie B. Rinnovo quanto già detto a suo tempo, alzando il tiro: dopo aver comperato la lista con i CD dei soliti noti, aggiungete questo: non ve ne lamenterete.

Pinecastle PRC 1101 (Bluegrass Moderno, Bluegrass Tradizionale, 2000)

Aldo Marchioni, fonte Country Store n. 60, 2001

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