Larry Stephenson Band - Two Hearts On The Borderline cover album

Innanzitutto, a Larry Stephenson va tutta la mia invidia per come si mantiene in forma: non può essere più giovane di me, perché lo ricordo, io ragazzo e lui giovanotto, che suonava il mandolino nei Bluegrass Cardinals con  Don e David Parmley, a Brescia, nel 1983 (o ’84? Mica facile risalire a memoria al secolo scorso). Non credo che si pennelli, ma, anche se fosse, sembra ancora un ragazzo.
Dopo i Cardinals, dove faceva appropriatamente da tenor sullo splendido lead di David Parmley, Larry Stephenson ha partecipato ai quattro CD della Bluegrass Band, effimero gruppo di studio. E lì faceva essenzialmente il lead. Come nella banda che porta il suo nome. A questo punto, è questione di gusti: una voce come la sua, quando canta lead, o la si ama o la si odia. Come quella di Bobby Osborne, o, più esattamente, come quelle di Jim & Jesse.
Nulla da dire sulla qualità del timbro, sull’intonazione e sulla tecnica: anche se, in questo particolare CD, ci sono alcuni passaggi che mi hanno fatto alzare un sopracciglio (dettagli, probabilmente notati solo perché la mia maestra di canto mi ha insegnato a notarli – e va bene, vado a lezione di canto. E con questo? C’è gente che va allo stadio; io vado a lezione di canto. E poi, se vedeste la mia maestra, cancellereste quel sorrisetto e correreste a iscrivervi).

Quello che può qui infastidire il non aficionado sono due cose: le tonalità costantemente da soprano (o meglio, da sopranista) di TUTTE le canzoni; ed il miele, che a volte diventa melassa. Ma, ripeto, è questione di gusti: se andate matti per Bobby, Larry Stephenson vi darà grandi soddisfazioni.
La banda è una banda seria: al banjo Kristin Scott, già sentita sul Follow Me Back To The Fold di Mark Newton, e membro (anche?) dei Sidewinder di Sally Jones, come il bassista Mickey Harris (che suona anche nei Night Drivers di Chris Jones: un guazzabuglio che ricorda il nostro parlamento dopo tre o quattro ribaltoni): che canta anche come lead purtroppo una sola canzone. La chitarra la suona Brian Blaylock: che, però, sul CD, suona solo un pezzo, lasciando tutto il resto a Jeff Autry (perché?).
Suonano bene: ma ho l’impressione che un po’ più di tempo in studio non avrebbe prodotto danni. Probabilmente il tempo è proprio quello che manca ad un gruppo come questo, a giudicare dal numero di festival cui partecipa.
I più bravi troveranno la citazione nascosta nella coda della title cut, giustamente eseguita in stile (circa) tex-mex.

Pinecastle PRC 1098 (Bluegrass Moderno, Bluegrass Tradizionale, 2000)

Aldo Marchioni, fonte Country Store n. 60, 2001

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