Niente riesce facile a questi hombres del Kansas, come lo stesso titolo del loro nuovo CD dice eloquentemente, Never Make It Home. Gli Split Lip Rayfield sono l’immagine dell’America più devastata, lavori occasionali, donne facili, macchine rotte e poca fortuna.
Sono sempre ‘on the road’, fanno tantissimi concerti all’anno, e la loro ‘vita’ è costellata da mille disavventure. Questi fuorilegge del bluegrass sono emersi, improvvisamente, dai garage fumosi della provincia americana, e, prepotentemente, si sono affermati con la loro tempra da combattenti, con il loro bluegrass aggressivo.
Never Make It Home è il terzo CD degli Split Lip Rayfield, ed il sound bluegrass underground che li ha sempre contraddistinti è ancora il protagonista del loro sound.
L’approccio musicale non si discosta molto dalle prove precedenti, ma le composizioni di Never Make It Home sono molto più mature e ragionate, l’irruenza dei primi giorni lascia spazio a ballate molto più pensate.
I testi raccontano la provincia americana, i raggazzotti con il pick-up Ford sempre alle prese con mille guai, i farm-men mezzi ubriachi, i fiumi di whisky che scorrono durante i parties con donnette di strada. Le canzoni di Never Make It Home hanno lo smalto di sempre.
Il gruppo percorre strade difficili con il loro bluegrass punk, in tempi in cui questa musica sembra anacronistica, visto che è il rock a farla da padrone.
Quello che fanno gli Split lo fanno molto bene, può piacere o no, ma meritatamente occupano un piccolo spazio della scena gigantesca che è oggi la musica americana della provincia.
Ai più gli Split sembrano una band inutile, ma, invece, tutta la scena musicale si evolve grazie, anche, a piccole e geniali entità come loro.
Bloodshot 68 (Alternative Country, Bluegrass Progressivo, 2001)
Fabio Nosotti, fonte Out Of Time n. 38, 2001
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