Steve Riley & The Mamou Playboys - Bon Rêve cover album

Affinché il contatto con un genere musicale tradizionale molto caratteristico come questo, espressione di un popolo geograficamente e culturalmente lontano da noi, possa rivelarsi il più indolore possibile per chi non ha mai avuto nulla a che fare con esso, è bene che si prenda in considerazione l’idea di arrivarvi attraverso la figura di artisti che, nel rispetto della tradizione, hanno dimostrato notevoli capacità di erigere efficacemente ponti tra il passato e il presente, in direzione futuro.

I nomi che meglio rappresentano l’aspetto più moderno e progressivo del cajun, quello che ha più contribuito ad avvicinare a questa musica secolare nuove generazioni di appassionati, sono quelli di Michael Doucet, Doug Kershaw, Zachary Richard negli anni ’70, Jo-El Sonnier, Wayne Toups e Bruce Daigrepont negli anni ’80 e ’90.

Steve Riley si pone in quest’ultimo gruppo, avendo iniziato la sua carriera discografica proprio nel 1990 con un album, Steve Riley & The Mamou Playboys (Rounder come tutti gli altri venuti dopo), che rimane a tutt’oggi uno dei momenti più alti della sua storia. Un suono di facile ascolto, una voce ben intonata in una tradizione che vuole spesso il lead singing curiosamente al limite della stonatura, una chitarra elettrica fluida, decisamente country, una sezione ritmica vigorosa, testi sempre in francese della Louisiana.

Questi i tratti più evidenti della proposta, ideale per chi gode ad ascoltare roots music con influenze rock’n’roll, e qualche volta il suo esatto contrario. La bellezza di Bon Rêve risiede nella comune particolarità di ridare vita ai classici del passato. E gloriosamente tornano in attualità, in tutto il loro splendore, i mai dimenticati nomi di Austin Pitre, Dewey Balfa, Dennis McGee, Canray Fontenot e di un’altra mezza dozzina di fondamentali. Una raccolta di strepitosi, ritmati, spassosi ballabili, ben arrangiati, ben eseguiti, ben registrati. Con Bon Rêve ci si diverte, garantisco io.

Rounder 616084 (Cajun, 2003)

Maurizio Faulisi, fonte Country Store n. 69, 2003

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