Straight Furrows - In Uneven Ground cover album

Con l’emblematico sottotitolo di ‘Un’antologia musicale degli Appalachi meridionali’ vede la luce questo disco che non esito a definire eccezionale nel suo genere. Raramente ho infatti incontrato un album di otm-revival tanto coerente, tanto palpitante ed accattivante, per giunta corredato di note storico-musicali compilate con grande competenza e passione.

Già la presentazione lascia intravedere la bontà e la buona fede dell’opera: “La musica qui eseguita può essere liberamente classificata come ballata, canzone, dance-tune ed inno religioso ed interessa tutte le forme musicali definite di volta in volta coi termini di tradizionale, folk ed old time. Una varietà di stili che non rientra né nel country di Nashville né nel bluegrass e che generalmente è molto più arcaica per origine. Questa musica rurale americana, per diverse ragioni difficili da chiarire, è sopravvissuta negli Appalachi meridionali meglio che in tutte le altre parti degli Stati Uniti”.

Straight Furrows è un trio di recente costituzione e comprende Andy Kardos (fiddle, banjo, autoharp e mandolino), la moglie Sue Kardos (dulcimer, hammered dulcimer e fiddle) ed Ann Ragan (fiddle, banjo e chitarra). La famiglia Kardos vive in Carolina Meridionale e costruisce strumenti musicali tradizionali alternando il lavoro con ricerche sulla cultura rurale appalachiana sotto qualsiasi forma per conto del Blue Ridge Parkway. La Ragan, tessitrice e vasaia, proviene invece da Townsend (Tennessee) dove faceva parte della locale Dry Branch String Band.
Tutti i brani presentati sono dei capolavori, senza riserve, e per ognuno di essi vengono indicati gli stili strumentali e vocali regionali (Virginia, North Carolina, Kentucky orientale e Tennessee) e le fonti (di solito interpreti non professionisti ascoltati dal vivo). Old Molly Hare, per citare solo un esempio, ha una struttura musicale ed un suono identici a Polly Put The Kettle On: entrambi sono popolarissimi motivi per danza (hoedown), eseguiti in formazione a string band, ed ambedue sono stati raccolti dai nostri amici in Virginia.

Due particolarità vanno subito notate e rivestono enorme importanza: l’omogeneità stilistica e soprattutto l’assoluta fedeltà nel riproporre, senza inutili imitazioni, la tradizione di una specifica area geografica. L’una e l’altra cosa sono strettamente collegate ed interdipendenti e si possono acquisire solamente con un paziente e tenace lavoro di ricerca sistematica sul campo. La caratteristica, assunta come punto di partenza e d’arrivo dagli Straight Furrows (e che dovrebbe essere tenuta costantemente presente da altri gruppi similari meno impegnati), unita ad un’esuberante tecnica strumentale (Chinquapin, Shady Grove, Whiskey Before Breakfast) ed a un superbo uso della voce solista nelle ballate prive d’accompagnamento (Child 74 Fair Margaret & Sweet William e Child 18 Sir Lionel, conosciuta qui come Old Bangum), può dare allora dei risultati sorprendenti sia per il semplice ascoltatore, sia per il collezionista perennemente assetato di conoscenza.
Ho detto sopra che ogni brano è un capolavoro: difficile quindi resistere alla tentazione di elencarli uno per uno. Oltre al motivi già accennati, tre titoli non possono essere taciuti: Storms Are On The Ocean, proposta in un’insolita veste melodica con due strofe affidate alla voce maschile, una alla voce femminile e col finale in coro; Cluck Old Hen arricchita (e non rovinata come spesso capita di sentire) da un duetto di banjo; Don’t You Hear Jerusalem Mourn, parodia di un famoso inno per riunioni religiose all’aperto (camp meeting), intrisa di un’umoristica polemica contro i predicatori ipocriti.

L’atmosfera di The Cuckoo, creata per l’occasione dalla profonda voce e dal banjo in thumb-lead two finger style di Andy Kardos ed in cui il triste, continuo, lonesome sound ben si contrappone alle ironiche considerazioni sul rapporto amoroso (Well Sometimes I Wonder / Why Women Love Men / But Most Times I Wonder / Why Men Love Them), supera addirittura quella delle pur eccellenti versioni di Clarence Tom Ashley (c/o la prima incisione in Folkways FA-2953 per un diretto raffronto), l’artista preso a modello.

Cos’altro devo aggiungere? L’unica nota dolente consiste nella pressoché totale irreperibilità dell’album nel nostro paese, dove invece vengono sfacciatamente reclamizzate e distribuite delle ignobili mistificazioni garantite dalle generiche ed insospettabili etichette di folk americano o, peggio ancora, di cantautore folk. Il disco è vivamente consigliato.

Hoehandle 001 (Old Time Music, 1980)

Pierangelo Valenti, fonte Mucchio Selvaggio n. 37, 1981

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