Sue Foley – Without A Warning cover album

Sulla scena dall’età di 16 anni questa giovane canadese bianca ha esordito a ventitré anni per l’Antone di Austin, Texas. Il suo Young Girl Blues ci aveva rivelato un epigono urbano della Bonnie Raitt degli esordi, capace e sanguigna nell’interpretare il blues dei ‘grandi’ ma non ancora in grado di offrirci il suo. Ma la rossa dalla Telecaster rosa, per quanto non ancora matura come autrice, teneva la scena come poche, capace di esaltare la formula del trio chitarra-basso-batteria con consumato mestiere nonostante la giovane età e di mostrarsi anche musicista colta e preparata.
Without
A Warning la conferma chitarrista di sicuro talento, dotata in ugual misura di stile e temperamento, alle prese, in compagnia del suo trio — John Penner, basso, e Fredd Walden, batteria, — con un repertorio dove stavolta prevalgono i brani originali su quelli rivisitati.

Evidenti sono anche i progressi come vocalist, sinora il suo punto debole, sempre più convincente e matura.
Con l’ausilio in alcuni brani di Gene Taylor, piano, o Riley Osbourn, organo, Sue Foley e la sua sezione ritmica sono protagonisti di una prova di grande valore dove i brani rivisitati, Magic Sam in particolare con Come Into My Arms e l’ancora attuale Give Me Time, prendono nuova vita, e gli altri sono caratterizzati da una visione artistica costantemente focalizzata sul blues.
Sue non conosce compromessi, e la sua chitarra, usata con tecnica ed immaginazione decisamente non comuni, non si discosta mai dalla via del blues. Without A Warning, il breve title-track strumentale che porta la sua firma, è il momento più pirotecnico e vaughaniano del compact, mentre degne di nota sono anche la veloce e tirata Put You Mouth…, dove duetta con Angela Strehli e con Taylor al piano, e l’acustica chiusura, per sola voce.

Antone’s ANT 0025 (Roots Rock, 1993)

Franco Ratti, fonte Out Of Time n. 2, 1994

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