Suonare acustico. I pick up

“Con il materiale oggi disponibile è possibile per il musicista acustico ottenere un suono capace di competere con gli altri strumenti amplificati, in un mondo fortemente tecnologizzato in cui predomina l’elettronica”. (Lloyd Baggs)

Comincia a tornare anche sui palchi dei palasport la musica acustica. Le star della musica rock non disdegnano di inserire nei loro spettacoli una parte in cui l’unico accompagnamento musicale è costituito dalla chitarra. Il pubblico che ha assistito nei mesi scorsi alla tournée di Dylan avrebbe fatto carte false pur di ascoltare il cantautore americano eseguire Blowin’ In The Wind in questo modo, una speranza in tal caso delusa, mentre al contrario altri artisti preferiscono ritornare all’acustico pur non nascondendo i propri interessi per esempio per la chitarra synth. Come nel caso di John McLaughlin, che nei mesi scorsi ha suonato al Teatro Tenda di Roma con chitarra acustica e basso riscuotendo un lusinghiero successo. I maligni ritengono che sia un modo questo per risparmiare sulle spese che inevitabilmente una band al seguito comporta, ma è un dato di fatto che la musica acustica, magari a dosi non proprio massicce, piace molto di più di quanto si creda e l’interesse non sembra solo limitato alla chitarra.

Parallelamente a questo, abbiamo assistito negli ultimi tempi a consistenti miglioramenti nel campo dell’amplificazione degli strumenti acustici. Esistono ancora artisti che preferiscono affidarsi unicamente al consueto microfono sia per la voce che per gli strumenti o addirittura farne a meno, se la dimensione del locale lo permette. Ma esistono da anni musicisti che, pur restando in una dimensione prevalentemente acustica, non esitano a confrontarsi con quelle ‘scatolette’ che invece da tempo sembrano diventate insostituibili per ogni musicista che si rispetti.
Non è un discorso facile questo; probabilmente non lo è sia per chi legge e sia per chi scrive. Non dobbiamo nascondere il fatto che di amplificazione e simili chi opera nel circuito folk non ama tanto parlare. Tanta la voglia di discutere su questo o quel legno, quanto scarsa la disponibilità, o almeno ridotta al minimo indispensabile, la voglia di parlare di pick up e microfoni, salvo poi lamentarsi se sul palco il banjo suonava come una Fender Stratocaster.

Con questo articolo vorremmo iniziare ad affrontare il problema, senza alcuna pretesa di sostituirci ai tecnici del suono, tenuto anche conto che nei locali dove si suona in genere non è possibile pretendere che si suoni con un’atmosfera da concerto di musica classica. Bisogna quindi saperne di più. L’ideale sarebbe quello di suonare senza tanti fili tra i piedi ma rassegniamoci al fatto che, purtroppo, ciò non è possibile nella maggior parte dei casi. Armiamoci quindi di pazienza e vediamo quello che possiamo fare per ottenere l’agognato ‘real acoustic sound’. Non lasciamoci ingannare da foto in cui l’artista è rappresentato da solo con la sua chitarra tipo certe immagini di Suzanne Vega. Proprio la cantautrice americana ha per esempio dentro la sua Guild F 42 un pick up della stessa marca al ponte, un altro della Dean Markley nella buca e, come se non bastasse, un microfono Shure SM 83 all’interno.
C’è da dire prima di tutto che nel campo dei trasduttori piezoelettrici a contatto siamo di fronte a una seconda generazione di pick up che rappresentano un buon passo avanti rispetto al passato. Marchi come Barcus Berry, Shadow, Ashworth (tanto per citarne alcuni tra i più noti oltre all’ormai glorioso C-Ducer), danno la massima garanzia di affidabilità, anche se non c’è alle spalle un potenziale di ricerca pari a quello che interessa i pick up per gli strumenti elettrici.

I trasduttori piezoelettrici cambiano in genere a seconda dello strumento su cui vengono montati e presentano delle caratteristiche – almeno i marchi da noi citati – che possono essere così riassunte: 1) capacità di esprimere un segnale relativamente potente; 2) nessuna necessità a volte del preamplificatore; 3) riduzione delle possibilità di feedback; 4) mancanza o poco rilevante presenza di ogni rumore di fondo.
Chi suona la chitarra ha l’ulteriore possibilità di poter scegliere fra un normale pick up a contatto o il tipo da installare sotto l’ossicino del ponte. Quest’ultimo secondo noi è da preferire; la riproduzione ci sembra ancora più fedele, diminuiscono ulteriormente i pericoli di feedback ed è decisamente più comodo. Vi consigliamo di rivolgervi ad un buon liutaio e di non compiere l’operazione da soli dato che c’è da forare lo strumento per l’attacco del jack. Tutto compreso questa operazione vi costerà intorno alle 200mila lire.
Se invece per non violare i vostri preziosi strumenti avete optato per il normale pick up a contatto sappiate che in genere viene posizionato sul ponte, ma ancora una volta saranno le vostre orecchie il giudice migliore. Le prestazioni saranno solo lievemente inferiori al tipo precedente, ma in compenso avrete risparmiato anche qualche soldo. Non preoccupatevi per l’adesivo che viene dato in dotazione a questo tipo di pick up; seccandosi, potrà in seguito essere rimosso facilmente.

A questo punto sorge il problema di dove collegare il vostro strumento. Se infilerete il jack nei normali amplificatori per chitarra elettrica i risultati saranno in genere deludenti, migliore sarà la resa se utilizzerete il vostro impianto hi-fi. Fortunatamente le cose stanno cambiando e non sono poche le case che si stanno orientando anche verso questa direzione considerando la domanda, di nuovo elevata, del mercato acustico statunitense. La prima a scendere in campo è stata la Peavey con i suoi amplificatori Austin e Reno, adesso è la volta della Vox che per il piacere dei suonatori acustici ha messo sul mercato l’interessante GT 100 Venue. Ma i risultati migliori si ottengono collegando il tutto ad un normale impianto voci. Meglio ancora andranno le cose se utilizzerete, con una piccola spesa in più, un equalizzatore parametrico e un reverbero. L’EQ parametrico a tre bande risulta molto più efficace che non un equalizzatore grafico data la maggior capacità del primo nell’evitare feedback e nell’adattare il suono ad ogni ambiente.

Anche se il pick up non richiede preamplificazione (vedi Ashworth e Barcus Berry Thin Line 332) il preamplificatore è sempre bene utilizzarlo, anche se effettivamente esso non sempre è necessario. Rappresenta in ogni caso una riserva di potenza supplementare nel caso si dovesse suonare in locali di notevoli dimensioni. E’ forse superfluo ricordare che le chitarre tipo Ovation sono già provviste, sotto la cassa, di un proprio preamplificatore.
Per quanto riguarda la chitarra specificatamente, si continua a preferire in genere l’uso simultaneo sia del pick up che del microfono posizionato davanti alla buca. Il trasduttore piezoelettrico tende a valorizzare gli alti, mentre il microfono garantisce meno potenza, ma anche una maggiore fedeltà tale da valorizzare in particolare le frequenze più basse. Miscelando i due segnali è possibile ottenere risultati particolarmente apprezzabili.

A questo punto occorre sperare che non si passi da un eccesso all’altro, che cioè anche i musicisti acustici si gettino con eccessivo zelo verso l’elettronica. Questo articolo vuole essere certo da stimolo in tale direzione, ma non dimentichiamo che alla fine la cosa più importante è sempre quella di suonare bene. Meglio magari avere un suono più metallico, ma riuscire a interessare chi sta di fronte ad ascoltarci.

Tullio Rapone, fonte Hi, Folks! n. 29, 1988

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