Cantautrice parte integrante della scena musicale di Boston, Massachussetts, Teresa Storch ha aperto un nuovo capitolo del suo percorso artistico interrompendo un silenzio discografico che durava ormai dal 2014, anno di pubblicazione del suo ultimo album solista intitolato Come Clean.
In quel disco uno dei protagonisti era Peter Lacis, chitarrista del New Jersey dal solido passato legato a rock, jam e pop che nel frattempo è diventato suo marito e che ora ha contribuito in maniera fattiva alla nascita della Teresa Storch Band. Open Your Heart è il debutto di questa nuova formazione alla quale si sono aggiunti il bassista Chad Mathis e il batterista Chris Wright, entrambi della scena di Boulder, Colorado, ampliando esponenzialmente il raggio sonoro e dando nuove colorazioni alle canzoni di Teresa Storch, sempre impegnate nel sociale e con una profonda introspezione quando si tratta di raccontare i rapporti interpersonali.
Questi brani sono il quadro nitido di una visione sensibile dei problemi che affliggono gli Stati Uniti (le ‘scorie’ lasciate dalla pandemia, la misoginia messa in evidenza dal movimento Me Too, i cronici problemi sociali che tormentano l’America) ma che sono estendibili al mondo intero.
Musicalmente ci troviamo di fronte ad un lavoro versatile ed eclettico che spesso sconfina nel roots rock, sempre interessante melodicamente parlando e ricollegabile in qualche modo ai primi dischi di Teresa Storch. Best Of Both Worlds rimanda al lavoro solista di Natalie Merchant sottolineando un’ottimismo che spesso permea l’album. Things Will Get Better usa lo stesso linguaggio aperto e positivo candidandosi come una delle cose più godibili del disco e anche in questo caso le affinità con Natalie Merchant sono abbastanza chiare mentre Open Your Heart descrive bene la svolta rock e anche jam del nuovo corso della singer-songwriter.
Le ballate più introspettive sono quelle che maggiormente lasciano il segno, quelle che rimarcano l’intensità profusa a piene mani come in Ballad Of St. Francis con una leggera spolverata di archi e un bel ‘break’ chitarristico oppure in Independence Reign, classica ballata folk contemporanea che si irrobustisce nel finale aggiungendo una coda elettrica.
Da sottolineare tra le cose migliori anche It’s Not Okay, pubblicata in occasione della Giornata della Donna i cui pensieri sono rivolti unanimemente a tutte coloro che negli anni hanno lottato per il riconoscimento dei propri diritti. Una ripartenza ispirata questa per Teresa Storch e la sua band, una nuova pagina nella vita di una brava autrice e cantante.
Autoprodotto (Singer Songwriters, Roots Rock, 2024)
Remo Ricaldone, Fonte TLJ, 2024