Terri Clark picture

La tendenza della country music al femminile proposta a Nashville negli anni a cavallo tra i novanta del ventesimo secolo e i primi del nuovo millennio è mirata ad una sonorità di chiara impronta pop, sofisticata e diretta ad un pubblico vario come età ed estrazione sociale. Una musica piacevolmente confezionata per un target molto ampio ma inevitabilmente priva del benchè minimo connotato che la avvicini alle peculiarità tipiche della country music. Sono veramente poche le cantanti che incidono per le major nashvilliane che mantengono consistenti legami con le radici country e tra esse una delle figure più interessanti è senz’altro Terri Clark.
La cantante canadese, nel corso di una carriera tutto sommato ancora breve, si è saputa comunque imporre nel business di Music City per la sua grinta, la sua personalità e per il suo amore per la più genuina country music, proponendosi (caso abbastanza inusuale se si pensa al look di molte sue colleghe come Faith Hill, Shania Twain, LeAnn Rimes o Martina McBride, per citare le più famose) nelle vesti di autentica cowgirl.
Dotata di una buona voce e di una discreta tecnica chitarristica, Terri Clark, attraverso cinque dischi ben confezionati e ricchi di ottime country songs, ha scritto pagine degne di considerazione, mantenendosi nel complesso coerente ed ispirata e materializzando un suo grande sogno.

Terri Lynne Clark nasce il 5 agosto 1968 a Montreal, Quebec ma ben presto si trasferisce ad ovest, a Medicine Hat in Alberta.
La sua è una famiglia in cui la musica, da generazioni, è vissuta intensamente: i nonni, Ray e Betty Gauthier, sono stati apprezzati country singers che hanno aperto i concerti di grandi star americane che si sono esibite in Canada, da George Jones a Little Jimmie Dickens.
La madre si è esibita come folksinger nei club e coffehouse canadesi e Terri è cresciuta in un ambiente in cui la country music e il folk hanno avuto un’importanza fondamentale.
Per tutti gli anni della sua adolescenza Terri ha assorbito queste influenze, ascoltando i dischi dei nonni e dei genitori, crescendo con l’ispirazione di personaggi come Reba McEntire, Linda Ronstadt e le Judds.
Dopo il diploma, nel 1987, decide di trasferirsi a Nashville dove riesce subito ad ottenere il ruolo di “house singer” presso il rinomato Tootsie’s Orchid Lounge, club tra i più importanti e famosi della capitale della country music.
Nonostante questo iniziale riconoscimento delle sue qualità, Terri Clark non riesce subito a fare quel definitivo salto di qualità per imporsi nel mondo della country music e per ben sette anni canta senza eccessiva fortuna nei club, alternando questa attività allo svolgimento di lavori poco più che saltuari.

Nel 1994 riesce ad ottenere una audizione per la Mercury Records che le permetterà di siglare un contratto discografico di grande importanza che si rivelerà molto fortunato.
Nell’estate del 1995 viene pubblicato il debutto di Terri Clark, un disco omonimo di grande rilievo che contribuisce in maniera decisiva a farla conoscere nell’ambito del business nashvilliano grazie ad alcuni Top Ten hits come Better Things To Do, When Boys Meet Girls e If I Were You.
Quello che maggiormente colpisce nella musica di Terri Clark è l’estrema convinzione e grinta profusa in tutte le dodici canzoni dell’album, siano trascinanti country venati di rock oppure ballate nostalgiche e sognanti.
Da sottolineare anche il suo impegno compositivo nella maggior parte dei brani, con la collaborazione di nomi come Tom Shapiro e Chris Waters che affiancano spesso Terri nella loro stesura. La voce della cantante canadese è già espressiva e ricca di fascino e questo arricchisce una proposta matura e convincente.
Oltre ai già citati hit singles, di indubbio valore sono anche When We Had It Bad, Suddenly Single, Is Forth Worth Worth It, Catch 22 e Flowers After The Fact, canzoni strettamente legate ad una country music sincera ed appassionata.
La partecipazione al tour di George Strait del 1995, le nomination dell’anno seguente come migliore nuova voce femminile per la Country Music Association e per la Academy Of Country Music, oltre all’affermazione nei Canadian Country Music Association Awards proiettano Terri Clark tra le principali figure della country music di Nashville e Just The Same, suo secondo album pubblicato nell’autunno del 1996, conferma appieno le qualità espresse nel disco di esordio.

Poor Poor Pitiful Me di Warren Zevon è il maggior successo commerciale tratto da Just The Same un lavoro che segue le orme tracciate dal primo con estrema freschezza e bravura. Emotional Girl, Neon Flame, Not What I Wanted To Hear e la travolgente Hold Your Horses (firmato da Carl Jackson e da Pam Gadd) sono i momenti più spumeggianti e ritmati del disco mentre canzoni come Twang Thang, You Do Or You Don’t e Something In The Water, gustosi midtempo, esprimono in maniera profonda nei testi e nelle sonorità tutto l’amore di Terri Clark per la country music più vera.
Just The Same, Any Woman e Keeper Of The Flame smorzano i toni e fanno da contraltare alla grande grinta della cantante canadese in un disco ben bilanciato e godibilissimo.
Il 1998 è l’anno in cui esce il terzo disco di Terri Clark intitolato How I Feel, un progetto che in parte modifica l’immagine che ci si era fatta di lei, tutta grinta e passione. How I Feel è più studiato, levigato e arrangiato con maggiore attenzione ai particolari. Tutto questo le ha attirato qualche critica da parte degli hard core country fans che hanno visto in questa parziale modifica del suono un adattarsi a regole commerciali imposte dalla casa discografica.
A seconda dei punti di vista, questa ricercatezza di suoni può essere considerata anche come un non voler ripetersi in una formula che rischiava alla lunga di diventare stanca e priva di ulteriori stimoli. Il repertorio è comunque scelto in maniera intelligente e accanto ai brani composti da Terri Clark, con o senza l’ausilio dei fidi Chris Waters e Tom Shapiro, ci sono composizioni di autori che a Nashville rivestono un ruolo importante, come Kim Richey, Leslie Satcher, Melba Montgomery, Karen Staley e Bob DiPiero.

Tra i primi vanno segnalati You’re Easy On The Eyes che fa da ponte tra il sound dei primi dischi e quello attuale, Getting Even With The Blues, ballata pianistica ricca di feeling, l’eccellente Till I Get There con una bella intro di mandolino e una melodia che scorre limpida e That’s Me Not Loving You, un’altra ballata elettro-acustica di grande fascino.
I’m Alright, Now That I Found You, Everytime I Cry, This Ole Heart, Cure For The Common Heartache (con l’apporto vocale di Alison Krauss) e Unsung Hero sono invece canzoni che dimostrano uno stile vocale di notevole espressività.
A distanza di circa due anni da How I Feel viene pubblicato Fearless, disco che da molti critici viene considerato il meno ispirato di Terri Clark. Musicalmente Fearless segue la falsariga del suo predecessore, dando maggior spazio ad atmosfere meno tipiche rispetto al suo repertorio e avvicinandosi maggiormente alla canzone d’autore di colleghe come Mary Chapin Carpenter e Matraca Berg.
La selezione non è sempre all’altezza, ma non mancano momenti di assoluto valore, a partire dal maggior hit tratto dall’album, A Little Gasoline, eccellente country song uscita dalla penna di Tammy Rogers e Dean Miller in cui il banjo di Pam Gadd abbellisce una già ottima melodia.
La delicata ed intensa Easy From Now On di Carlene Carter e Susanna Clark è un’altra bellissima cover interpretata con una classe cristallina, con il supporto delle harmony vocals di Emmylou Harris.
La maggior parte dell’album vede Terri Clark collaborare nella stesura dei brani con grandi nomi come Mary Chapin Carpenter (No Fear e To Tell You Everything che sembra proprio uscita da un album di Mary Chapin), Gary Burr (Midnight’s Gone, Empty e Getting There), Angelo (Take My Time e The Real Thing) e la coppia Beth Nielsen Chapman/Annie Roboff. Fearless in questo modo risulta più orientato verso certo country-pop e nonostante sia suonato e cantato con la solita bravura, viene snaturata un po’ la musicalità che in passato si è basata con successo su stilemi maggiormente tradizionali.

Il quinto album della discografia di Terri Clark ce la ripropone con maggior grinta e freschezza, riavvicinandola se non al sound dei suoi primi dischi a quello di How I Feel, con una mainstream country music sapida e azzeccata. Pain To Kill è un disco completo e maturo in cui intelligentemente convivono l’anima country di Terri Clark e gli arrangiamenti più contemporanei della attuale scena di Music City.
Si ritorna alle atmosfere più rock con Pain To Kill, la title-track che ricorda certe cose di Brooks & Dunn e I Wanna Do It All, ma anche alle acustiche e accorate The First To Fall e The One You Love, alla classica country music di Better Than You e a canzoni che uniscono l’orecchiabilità radio friendly ad un buon spessore compositivo come I Just Wanna Be Mad, Three Mississippi, Not A Bad Thing e I Just Called To Say Goodbye.
Insomma con Pain To Kill siamo di fronte ad un’artista che ha completato il suo percorso di maturazione, proponendola come una delle figure più valide della country music al femminile per quanto riguarda la scena nashvilliana.
La sua performance molto positiva all’edizione 2003 della Country Night d Gstaad in Svizzera ne ha confermato le ottime doti anche ai suoi estimatori europei (e italiani) che l’hanno potuta apprezzare per quello che è: una semplice e bravissima country girl.

Discografia:
Terri Clark (Mercury, 1995)
Just The Same (Mercury, 1996)
How I Feel (Mercury, 1998)
Fearless (Mercury, 2000)
Pain To Kill (Mercury, 2003)

Videos & More (Polygram Video, 1998)

Remo Ricaldone, fonte Country Store n. 72, 2004

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