Terry Allen - Salivation cover album

Irriverente, ironico, pronto ad esporsi in prima persona, Terry Allen ha costruito la sua carriera artistica all’insegna “di come sono le cose, non di come dovrebbero essere.”. Non è facile per un artista coinvolto in performances teatrali, pittura, scultura, disegno, video, lavori radiofonici e, ultima ma non meno importante, la musica, trovare una propria categoria ove poter essere classificato. Questo 56enne del Kansas, cresciuto a Lubbock, ed ora, da artista arrivato, residente a Santa Fé, New Mexico, sfugge per antonomasia ogni categoria anche dal punto di vista strettamente musicale.
Salivation, decimo disco in 24 anni di attività musicale, è il naturale seguito di Human Remains (Sugar Hill del ’96) ed un altro bizzarro quadro musicale del Sud. Sul suo sfondo si intrecciano religione, cultura, storia e tradizioni di un paese troppo grande, difficile da definire anche come ‘South’. Un’opera provocatoria dagli accenti rock texani, una sorta di prisma musi­cale da cui Terry Allen guarda il mondo da ogni angolazione. Tra l’inorridito ed il divertito, tra il sorpreso ed il compiaciu­to, sempre pieno di comprensione-com­passione, offre la propria visione poeti­co musicale attraverso Salivation.

Scultore di canzoni, cesellatore di testi, assemblatore di inusuali e multiformi melodie che prendono forma grazie ad una chitarra, una tastiera, o un accordion. Evoca personaggi come Randy Newman, Guy Clark, Tom Waits, Townes VanZandt, Captain Beefheart e David Byrne, ma non è nessuno di loro o, forse, un pò di tutti. La musica di Salivation, non meno che in passato, è un insieme di country & western, blues e rock & roll dalle sonorità così ridotte all’osso dall’apparire desertiche proprio come molti paesaggi delle pianure texane. Ma, grazie anche all’imperdibile lavoro di Lloyd Maines in sede di produzione, le sue songs ci portano un pò ovunque. Dalla vicina frontiera messicana ci troviamo proiettati in oriente, mariachi e ragas si confondono, dalle sonorità tribali alle classiche atmosfere folk-blues del songwriter urbano del Greenwich Village, da Memphis alla tradizione gospel e country, Terry riesce a distillare idee diverse per ogni brano, usando spesso la religione cattolica come metafora.
Il Lubbock-hero dell’ultimo ventennio si è trasformato in un profetico Renaissance Man che nelle sue canzoni, ‘autentiche musiche di films non ancora fatti’, punta il dito contro secolari ipocrisie e guarda con compassione gli umani errori.

Il seguito di Human Remains, propone questo cantante-pianista al meglio delle possibilità espressive anche grazie ad una produzione ad altissimi livelli, che gli pone accanto quanto di meglio Austin abbia da offrire. L’ossatura dell’album è costituita da Lloyd Maines, chitarre e strumenti a corda in genere, Richard Bowden, mandolino e violino, il figlio Bukka Allen, accordion e tastiere, Davis McLarty, batteria, Glen Fukunaka, basso, ma ogni brano di Salivation è personalizzato dalla presenza di strumentisti di prim’ordine, che, spesso, lasciano un segno.
‘Salivazione’, ed il gioco di parole vi sembrerà terribile appena lo associate all’amaro testo della title track ed alla copertina, è un’incalzante ballata che descrive, condotta dalla baritone guitar di Maines, il mondo in attesa del ‘Big Boy’. L’uscita di quest’opera nel periodo pasquale non è certo legata al caso.
The Doll è ancora una ballata a sfondo religioso dalle sonorità mediorientali che parla però dell’American way of life. Violino, Bowden, clarino, Ben Saffer, e bouzouki, Charlie Sexton, unite alle percussioni, sono di grande effetto.
Billy The Boy (Pedal Steel Medley) è una piccola suite in cinque parti dove in ognuna si racconta della vita dei musicisti e dei problemi con cui deve convivere. Protagonista è Lloyd Maines, superbo alla pedal steel, con una bella prova vocale di Terry Allen, voce narrante di tante vite di musicisti diversi accomunati da un medesimo destino.
Southern Comforts è un’altra caratteristica ballata di Terry. Ha il ritmo foot-stomp di una marcetta, ma è un’ossessione sul ‘giorno del giudizio’.

Più legata a sonorità tradizionali texane è Rio Ticino, delicata ballads sui ricordi (italiani) e sulla memoria in generale, con uno scintillante string-sound di mandolino e dobro a sottolineare l’incedere di Allen al tipico clavinova.
Red Leg Boy è un brano corale e ritmato dalle sonorità tradizionali, il violino di Bowden su tutti, dedicato al padre.
Cortez Sail è una ballata pianistica Newmaniana, triste e drammatica che descrive, secondo Allen, il viaggio di Cortez alla ricerca del paradiso dove, “for Gods and for gold”, ha distrutto una civiltà. Il testo bellissimo, l’intensa interpretazione di Terry, e la qualità della melodia ne fanno uno dei momenti più belli di Salivation.
Xmas On The Isthmus è un altro brano giocoso che ironizza sulla tradizione religiosa. Guy Clark, voce e chitarra, Mark Rubin, tuba, sottolineano lo scomposto incedere ed il canto dei Los Dos Rockin’ Tacos.

Ain’t Non Top 40 Song è un’altra allegoria dai toni ‘noir’ sulla fame di successo. I toni drammatici sono stemperati (ma non tanto) nell’ironia; molto belle le parti corali di Marcia Ball, con un centrato Terry Allen al piano, con le chitarre di Charlie Sexton, Ian Moore e Lloyd Maines in evidenza ed un finale scandito dalla tromba di Richard Bowden.
The Show è ancora puro Terry Allen humour: mette in scena, con ritmi serrati e non senza dissacrante ironia, personaggi biblici con un sottofondo di chitarra elettrica.
Give Me The Flowers chiude l’album su toni gospel ed in nome della tradizione, molto belle le sonorità di accordion, dobro e mandolino che accompagnano un ispirato Allen al piano.
Le zone desertiche vicine alla ricca Santa Fé non sono poi così diverse da quelle della Palestina, solo i problemi sono differenti… Ma questo Allen, in grande spolvero tanto come interprete che come autore, anche senza essere un Messia, certo lo sa.

Sugar Hill 1061 (Country Rock, Alternative Country, Roots Rock, Singer Songwriter, 1999)

Franco Ratti, fonte Out Of Time n. 31, 1999

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