Guardando ad ovest, come dice il titolo del disco dei Furious Seasons, troviamo melodie di estrema bellezza, acustiche, delicate e profondamente poetiche. Dalle colline che circondano a nord la metropoli di Los Angeles arriva un trio formato da David Steinhart, autore sensibile e buon chitarrista, suo fratello Jeff al basso e Paul Nelson, eccellente chitarrista acustico che non disdegna di imbracciare la chitarra elettrica rimanendo però molto misurato nei suoi interventi per non rompere equilibri che queste canzoni mantengono perfetti e bilanciati.
Quella dei Furious Seasons è musica che può ricollegarsi a quella dei Milk Carton Kids, una delle più belle realtà della musica acustica legata al folk che gli anni dieci del nuovo millennio ci abbia regalato, con sonorità ed intrecci acustici evocativi e bucolici ma con uno spessore degno della migliore canzone d’autore d’oltreoceano.
Long Shot, canzone che apre il disco, è il manifesto sonoro della loro proposta con i suoi impasti chitarristici e una melodia che scorre sicura e naturale, facendo da apripista ad una serie di racconti molto personali in cui si affrontano le dinamiche dei rapporti interpersonali in modo intimo e accorato. L’intreccio narrativo di queste canzoni è forte e coeso, cresce esponenzialmente con gli ascolti e a mano a mano che si entra in questo mondo si scoprono sempre più particolari, quasi come se ci fossero diversi strati e se ne scoprisse ogni volta qualcuno, pur nella semplicità complessiva e nella piacevolezza delle melodie.
Sadly Matched, Best Plans, A Thing To Behold, Simple And Clean altro momento significativo a partire dal titolo, My Terrible Song e The Tape sono tra le cose che più intrigano al primo ascolto riprendendo qualcosa dei vari Simon & Garfunkel, Cat Stevens e Nick Drake per l’approccio acustico e per le affinità anche tematiche.
Un disco che rimarrà nel cuore per le emozioni e la notevole perizia strumentale.
Stone Garden (Country Folk, Singer Songwriter, 2016)
Remo Ricaldone, fonte TLJ, 2017
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