La ristampa del primo e del secondo album dei Radiators (New Orleans) è un evento per ogni ‘fish-head’ che si rispetti, la contemporanea apparizione di un nuovo album di questa band, per cui devo ricorrere a termini abusati come mitica o leggendaria, può essere traumatizzante per chiunque.
L’evento ci è offerto dai Radiators stessi che, lasciati liberi dalla Epic ed ancora una volta senza contratto, hanno deciso di autoprodursi e di riproporre nel contempo i due rarissimi dischi d’esordio.
Work Done On Premises, registrato live al Tipitina nel 1980, è l’opera che ha proiettato la loro fama fuori da New Orleans. Mancano due brani rispetto al doppio vinile originale ma, non vi preoccupate, sono recuperati in Heat Generation. La quintessenza del sound di questa band bianca capace di catturare l’essenza e lo spirito della musica di New Orleans dove fanno capolino rock, soul, funk, blues e boogie oltre a ritmi ed influenze di una cultura capace di essere aperta e cosmopolita quanto tribale, piena di superstizioni e magie.
Nella musica dei Radiators queste contraddizioni sembrano scontrarsi per amalgamarsi e far nascere uno dei più ricchi e creativi rock-sound che una band possa offrire.
Possiamo considerare, per quanto riguarda New Orleans, la band di Ed Volker, tastiere, percussioni e voce, oltre che leader ed autore di gran parte del repertorio dei Radiators, David Melone e Camille Baudoin, chitarre e voci, Reggie Scanlan, basso e Frank Bua, batteria, come i Neville Bros. bianchi con meno cadute di gusto.
Prima di passare alle majors e diventare ‘storia’, nel 1981 i Radiators hanno registrato un album in studio, ancor più raro ed introvabile, dal titolo Heat Generation. L’ulteriore conferma di trovarci di fronte ad una grande band, forse la più misconosciuta in assoluto degli anni ’80. La voce di Ed Wolker, le sue songs, il possente sound della band basato su una ritmica di spaventosa potenza e duttilità che permette alle due chitarre entrate improvvise, taglienti fraseggi, dialoghi ricchi di funky, amalgamate dalle sempre presenti tastiere di un musicista geniale tanto nello scrivere che nell’arrangiare sempre al servizio del corale, del collettivo, il frequente interscambio delle parti vocali tra i solisti, sono gli elementi caratterizzanti che rendono unica ed inconfondibile questa formazione.
Il tutto unito naturalmente dalla matrice cultural-musicale del gruppo. Immaginate Lowell George e compagni come se fossero una band di New Orleans e, senza ascoltarli, vi farete un’idea molto precisa di cosa sia il Radiators-sound.
Due dischi che suonano ancora incredibilmente attuali e non datati o databili.
Il fascino dell’’Out of time’. Gli anni Ottanta sono caratterizzati dalle eccellenti produzioni per la Epic che hanno avuto una distribuzione mondiale, così come tale è divenuta la fama di questo gruppo.
Di recente li abbiamo ascoltati come sidemen nell’album N.O.LA di Andy J. Forest, ma era noto che la band non aveva contratti discografici. Con queste tre uscite, rompono gli indugi e le snervanti attese tornando ad auto-prodursi.
Snafu, registrato nel 1991 live al Tipitina, tanto per cambiare, ci ripropone quello che da anni è diventato un sestetto con l’aggiunta di Glenn Sears, percussioni, – tanto per chiudere l’analogia con i Little Feat avendo anche la medesima line-up – alle prese con il tipico ed eterogeneo repertorio live della band.
Passano con grande naturalezza da Muddy Waters a Robert Johnson, da Fred McDowell a Hank Ballard, strepitosa la cover di The Twist, prima di affrontare nell’ordine: una fluida, lunga e ritmata cover della Bandiana Up On A Cripple Creek, i Creedence di Down On The Corner, la Stonesiana No Expectations ed il Dylan di Outlaw Blues.
Confronti improponibili? No, dai vecchi e nuovi loro brani che abbiamo la possibilità di ascoltare, esce incredibilmente ingigantito il ritmato e possente Radiators-sound.
Una band che sembra in stato di grazia, qualunque cosa affronta diventa splendida. Il piano di Ed Volker (forse anche perché ringraziano lo spirito di Professor Longhair!) è qualcosa di magico e trascinante, in grado di far volare una band che sembra non avere limiti espressivi. Dal Delta a Chicago, dai Caraibi ai campi di cotone, dai bayou alla vicina New Orleans, catturano l’essenza della musica americana e la distillano in modo unico, personale, sempre imprevedibile.
Dopo la Band, in attesa dell’imminente ritorno degli Amazing Rhythm’ Aces, gustiamoci questo gruppo che non dovrebbe essere oggetto di culto solo per i ‘fish-heads’. La caratura artistica, la personalità dei Radiators è tale da meritare ben altra attenzione. Come dice Ed Volker nella notte degli spiriti al pubblico del Tipitina: “Se cercate la realtà, non è qui”. Per chi ama la musica del ‘dottore’ e del ‘professore’, per chi non considera il voo-doo solo superstizione, per chi cerca qualcosa di più e di meglio.
Work Done On Premises (Croaker Records CRO 1)
Heat Generation (Croaker Records CR 1442)
Snafu 10-31-’91 (Croaker Records CR 1414)
Franco Ratti, fonte Out Of Time n. 2, 1994