Gli inossidabili Tannahill Weavers, tra i più longevi gruppi scozzesi in attività, continuano la loro marcia sicura. Con questo Capernaum siamo a quota 11 dischi, un bel traguardo! E ciò che più conta, nessun segnale di cedimento o di stanchezza, ma la baldanza, la passione, la voglia di sempre.
Che sia l’assestamento, l’equilibrio interno raggiunto tra i musicisti, una volta tanto gli stessi dell’esperienza precedente? Può essere, spesso è determinante per la convivenza comune in una esperienza del genere la convinzione di avere a disposizione lo spazio desiderato.
La musica dei nostri è la stessa di sempre, quella che bene conosciamo e che si divide in maniera abbastanza equilibrata tra brani strumentali, vivacissimi e trascinanti, e canzoni di origine o stampo tradizionale, per la cui comprensione risulta utilissimo il glossario inserito, che fanno meditare oppure divertire.
Le pipes di Kenny Forsyth e il violino di John Martin protagonisti nelle prime, le voci di Roy Gullane, Phil Smilie e Les Silaon nelle seconde.
L’apertura lascia proprio senza parole: il gruppo si ripresenta con l’entusiasmo e la carica che sappiamo possedere. Pipes e fiddle ci trascinano via tutti.
Stupenda è l’aria dedicata al tratto di mare che circonda l’isola di Taransey: il flauto di Phil e le tastiere di Les si rendono davvero interpreti dei contrastanti sentimenti di gioia, piacere e tristezza che la zona suscita.
Non sono male i brani a cappella specie Capernaum, quello che titola il disco, rivolto alla città di Edinburgo.
Bellina la ballata di Robert Tannahill The Braes O’ Balquhidder, simpatica ed invitante per il suo ritmo The Brewer Laddie.
Forse un po’ lenti i due brani finali che paiono però orientati soltanto a raffreddare la carica precedentemente accumulata.
Green Linnet GLCD 1146 (Celtic Folk, 1994)
Raffaele Galli, fonte Out Of Time n. 6, 1994