Niente da dire. Se volete ascoltare musica acustica nordamericana di qualità, scritta nell’idioma tradizionale ma con sguardo moderno e raffinatezza estetica assoluta, comprate senza riserva alcuna tutti gli album di Tim O’Brien degli ultimi dieci anni. La sua capacità di fondere le radici celtiche con la tradizione old time & bluegrass è senza pari. Così come lo sono le sue qualità di folksinger roots.
Il suo ultimo lavoro, Traveler, è perfettamente in linea con queste tendenze. Ispirato dai diversi viaggi del rosso mando-violinista (tra i quali la piccola tournée italiana dello scorso anno) il disco regala dodici canzoni bellissime tutte a firma di O’Brien (anche se, a volte, insieme ad altri autori) ad eccezione dell’intensa old time ballad I’ve Endured di Ola Belle Reed. Piace in modo particolare la track d’apertura, Kelly Joe’s Shoes, un brano divertente che racconta di un paio di scarpe che, prese in prestito da un amico a cui non andavano bene, diventano inseparabili compagne di viaggio. Il pezzo, brioso, ha una melodia orecchiabile ed è arrangiato benissimo grazie al supporto di una fisarmonica che dà al tutto un tocco di freschezza originalissimo.
Sempre la fisarmonica impreziosisce l’intrigante Fell Into Her Deep Blue Eyes (dalle atmosfere cajun) e soprattutto Forty-Nine Keep On Talkin’, una ballad sincopata dall’incedere tex-mex e dalla melodia davvero incantevole. Un brano che coglie al meglio lo spirito on the road di questo Traveler e che, al tempo stesso, valorizza le qualità di Tim.
Ma tutti i brani presenti sono davvero notevoli compresi quelli (vedi Family History o Turn The Page Again) in cui la matrice bluegrass è sin troppo accentuata. Una curiosità: Travelers è co-firmato da Alessandro Massa e, a detta di O’Brien, è stato ispirato da una melodia ascoltata in un casale in Toscana.
Sugar Hill 3978 (Folk, Old Time Music, Country Acustico, 2003)
Ezio Guaitamacchi, fonte JAM n. 97, 2003
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