Tom Russell - Borderland cover album

Il veterano cantautore e narratore di ‘roots-music’, autentica icona della scena country-folk americana, è reduce da una magistrale opera, The Man From God Knows Where, tesa alla ricerca delle proprie origini, risalendo il proprio albero genealogico, per trovare il tema di una magistrale western-folk-opera che sembra correre parallela con le radici della musica americana di matrice bianca. Con Borderland ha ristretto un pó il tiro e il soggetto è limitato alla musica di frontiera lungo l’affascinante asse di stati che confinano con il nord del Messico.
Al cospetto dell’album precedente è un’opera monografica, ma i cultori del border-sound sanno quale spettro di sfumature offre questa musica. Un mondo a parte, forse dimenticato o mai tenuto abbastanza in considerazione (la citazione chandleriana non è casuale: “…a nessuno interessa se sono morto o andato ad El Paso”), che offre però spunti letterari, poetici e musicali per chi è sensibile all’avventura, a personaggi anomali che l’epopea post-west ha creato e che è più dura a scomparire nelle zone di frontiera, dal Texas alla California, come nelle zone rurali o nelle aree più selvagge del grande paese.

Tom Russell fa rivivere vividamente questo mondo in canzoni secche ed asciutte come l’aria delle grandi praterie del West. La vivida e enfatizzata voce di Tom Russell descrive questi luoghi, muove questi personaggi, che sembrano uscire da un immaginifico affresco border che la bella copertina esemplifica. Siamo vicini al mondo musicale di The Rose Of The San Joaquin, uno dei più riusciti affreschi western-border che un songwriter di matrice country abbia mai dipinto. Non è il south-east e west, o, se preferite, il north of Mexico, visto con gli occhi di Remington o del suo omonimo Russell, non vi sono immagini-canzoni da cartolina illustrata o suggestivi paesaggi per turisti curiosi, è la vivida realtà di un mondo storicamente difficile da gestire per amministratori e politici dove i problemi sono inversamente proporzionali alla quantità della popolazione e direttamente proporzionali alla vastità del territorio e delle persone e delle merci che vi transitano.
Immaginate cosa rappresenti il Messico per molti americani in una certa iconografia e in certa letteratura e, al contrario, immaginate cosa rappresentino gli States per molti messicani; forse in questi contrasti tra ricchezza e povertà, tra punti di arrivo e di partenza a seconda dei punti di vista, qui sta il fascino della frontiera.

L’abbiamo vista citata in decine di libri, cantata in centinaia di canzoni, descritta in molti films, ma qui è vista dall’interno, dal punto di vista della gente di ‘borderland’. Qui è racchiusa la poesia e la magia delle 11 canzoni di Tom Russell, prodotte ad Austin da Gurf Morlix e dedicate a Doug Sahm, che cantano questo mondo. Il cast è più limitato del precedente lavoro: il fido Andrew Hardin, chitarre, Gurf, basso e chitarre, Rick Richards, percussioni, Ian McLagan, organo Hammond, Joel Guzman, accordion, Jimmy LaFave e Eliza Gilkyson, voci, Oliver Steck, mariachi trumpets. La lunga e drammatica Touch Of Evil apre l’album per proiettarci in un mondo pagano e religioso al contempo. E’ l’archetipo della ballata russelliana, qui sottolineata da percussioni, chitarre acustiche, accordion e percorsa dal dolente suono della tromba mariachi.
La calda, profonda ed espressiva voce di Tom Russell da corpo e calore a ballate elettro-acustiche dalle sonorità ruvide, scarne, asciutte. Le ispirate e toccanti Down The Rio Grande e California Snow, scritte con l’amico Dave Alvin, sono emblematiche e ci riportano alla recente produzione alviniana per sonorità, ispirazione, modo di interpretare.
Più ritmata e corposa è When Sinatra Played Juarez, giocata sulla fisarmonica di Guzman, mentre Where The Dream Begins è un nostalgico brano giocato tutto sulla voce e la chitarra del protagonista.

Hills Of Old Juarez è una gradevole ballata corale dagli epici toni western cui segue The Santa Fé At Midnight, acustica stella nel cielo del New Mexico in cui risplende il misurato lavoro di Guzman alla fisarmonica.
The Next Thing Smoking, scritta con la Moffatt, è un brano veloce d’ispirazione country & western, con le chitarre elettriche di Gurf e Andrew che danzano attorno alla bella voce di Tom.
Abbiamo già detto di California Snow e delle analogie con l’ultimo album di Dave Alvin, forse il più vicino per qualità, sensibilità e gusto al modo di interpretare di Tom. Let It Go, è una ballata in stile sixties con l’Hammond in sottofondo e centrate parti corali, gli inusuali contrappunti di accordion, notate il controsenso, la rendono attuale nel sound.
Chiudono la lunga What Work Is, brano che parte lento con la voce narrante del protagonista con improvvisi interventi elettrici della band che sottolineano il racconto del protagonista, e The Road It Gives, The Road It Takes Away. Scritto con Andrew Hardin, questo è il brano più elettrico e rock dell’intera raccolta. Di grande effetto sono il guitar-sound, l’assolo di chitarra nella parte centrale come le parti corali con LaFave.
Finisce dunque nel presente il viaggio nella Borderland, un tema famigliare e tipico per l’universo musicale russelliano. Sempre sorprendente è il modo di affrontarlo, con un sentimento e una partecipazione emotiva, che rendono incredibilmente vero un lavoro di fantasia su delle realtà emarginate o dimenticate. Bentornato ad un realistico e vivido cantore di un fiume ben più grande del nome che porta.

Hightone 8132 (Singer Songwriter, 2001)

Tommaso Demuro, fonte Out Of Time n. 38, 2001

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