Scrivendo di Modern Art, abbiamo sottolineato come questo veterano cantautore e narratore di ‘roots-music’, autentica icona della scena country-folk americana, fosse reduce da una magistrale sequenza d’opere.
Ascoltando questo nuovo capolavoro, ancora collocabile tra presente e passato della storia nord-americana e titolato con parole che suonano come una nostalgica sintesi poetico-musicale di un mondo evocato attraverso le sue canzoni, bisognerebbe fare un’altra precisazione. Tom Russell, come un altro Russell pittore e scultore dello stesso ‘west’, ritrae, scusatemi, scrive, quasi sempre dello stesso tema.
Il suo ‘west’ ha colori e suoni più border, accenti Mex che hanno delle tonalità più vivide e solari, ma conservano una loro unica e fantastica monotematicità.
E’ democratico con i protagonisti delle sue canzoni, che sia Pancho Villa o un umile campesino, un uomo importante o un vecchio cow-boy, un’avventuriera o una brava donna di casa, riserva loro lo stesso spazio, la comprensione umana, la capacità d’empatia.
Questa produzione texana da lui stesso realizzata con l’apporto di Mark Hallman, basso, con l’aiuto del fido Andrew Hardin, chitarra solista, batteria e cori, Eliza Gilkyson, parti corali e voce solista in Lily, Rosemary & The Jack…, dove appare anche Joe Ely, il fantastico Joel Guzman, accordion e Hammond B3, ed Elana Fremerman, violino, riesce a fare di tante storie semplici qualcosa d’intenso e struggente.
E’ Tom Russell, con Dave Alvin, il cantore nostalgico ed elegiaco di un’America che sembra aver dimenticato il suo passato.
Hightone HCD 8165 (Alternative Country, 2004)
Franco Ratti, fonte Out Of Time n. 43, 2004
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