Recensione postuma per l’album Still Inside della Tony Rice Unit che, premetto subito, non brilla. La domanda è: perchè? Perchè è un fenomeno da non trascurare, giá capitato anche ad altri grandi musicisti con una carriera piena di successi.
Tutti coloro i quali apprezzano ed amano la ‘Dawg Music’ certamente sanno tutto di Tony Rice, l’hanno visto evolversi, abbandonare via via la matrice tradizionale, lasciare il David Grisman Quintet, formare la ‘sua’ Tony Rice Unit, giungere agli ampi respiri salmastri di Mar West e infrangersi rumorosamente contro uno scoglio, lo scoglio del rinnovamento.
Perdere il passo in un genere musicale ancora giovane ed in rapida evoluzione come la ‘Dawg Music’ puó costare qualche ammaccatura, ed eccola qui: Still Inside. Mai titolo fu piú appropriato: ‘ancora all’interno’… ma di qualcosa che non era piú lí; mentre David col suo Quintet guardava giá agli accenti sinfonici ed orientaleggianti, il nostro si soffermava, forse cullato nella falsa sicurezza di aver trovato ‘la chiave’.
Prima di lui era giá toccato all’altro discepolo, Mark O’Connor, quasi un anno prima, di scendere al volo da quel treno in movimento, guidato con spericolatezza dal David, quasi a scrollarsi di dosso i figli ‘devianti’. Intendiamoci, la caduta non è rovinosa, ma sufficiente a dar da pensare. E’ la prova che anche un musicista della qualitá di Rice – nessuno dubita infatti del suo fraseggio pulito, potente e sofisticato – non è facile mantenersi sulla breccia.
Restiamo con in mano un album che non mi sento di consigliare, tranne forse a chi è abituato alle atmosfere alla McCoy Tyner, o a chi vuole a tutti i costi completare una discografia. Chi cerca qualcosa di piú ‘fresco’ deve rivolgersi altrove.
Within Specs/Devlin/Mr. Diffenbach/Night Coach/Vonetta/Tzigani/E B A/Moses Sole/Birdland Breakdown/Makers Mark
Rounder 0150 (New Acoustic Music, 1981)
Daniele Bovio, fonte Hi, Folks! n. 2, 1983