A Robot Plane Flies Over Arkansas; ne parlo con molto ritardo ma con molto piacere, considerato questo album quasi un ‘must’ nella produzione acustica contemporanea. Tony Trischka ancora, dopo diversi anni dall’ultima uscita. Tony l’innovatore, lo sperimentatore, l’imprevedibile. I primi album all’insegna della ricerca di novità e di sperimentazione, poi l’avventura Skyline e parallelamente la definizione del proprio stile personale (e inconfondibile) in A Robot Plane…, quindi la svolta semi-tradizionalistica con Hill Country, in cui venivano esplorate tutte le possibilità dello Scruggs style. E poi? Ora ci troviamo in un ‘periodo Trischka’ che forse possiamo definire storico-didattico, con una sorta di esplorazione e rivisitazione di tutte le ere del banjo a 5 corde.
Avevo intuito questa tendenza già diversi anni fa, agli esordi della carriera solistica del nostro, notando come Tony prestava particolare attenzione alle tecniche quasi arcaiche del ‘minstral stroke’ o a diversi stili decisamente pre-bluegrass. La conferma del nuovo orientamento stilistico di Trischka arriva con questo World Turning, in cui viene come riproposto il lungo cammino stilistico che il banjo a 5 corde ha compiuto nel corso dei secoli, dal momento in cui è approdato sulle coste americane dall’originaria Africa. Tony inizia il suo viaggio con le note antiche e pacate di una melodia africana suonata su un banjo con corde di nylon, continua questo cammino stilistico attraverso le varie fasi tipicamente ‘old time banjo’, ‘minstrel banjo’, ‘classical banjo’, ‘vaudeville’, poi introduce un duetto decisamente pre-bluegrass con fiddle di Kenny Kosek, dopo di che ha inizio la sperimentazione vera e propria. In A Robot Plane Flies Over Arkansas c‘è quasi tutto il Tony Trischka conosciuto ai più e soprattutto c’è la migliore espressione registrata di uno spirito avventuroso e mai timoroso di tentare qualcosa di nuovo. Highly recommended.
Rounder CD 0171 (Bluegrass Progressivo, 1994)
Silvio Ferretti, fonte Out Of Time n. 5, 1994
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