Il caso di Townes Van Zandt è tipicissimo: nessun album per più di un lustro e poi due dischi nel giro di pochi mesi. Così molti non avranno fatto neppure in tempo ad acquietare nel proprio animo l’emozione suscitata da At My Window che ecco apparire sul mercato questo Live & Obscure, pubblicato solo in Inghilterra dalla stessa etichetta che ha dato alle stampe lì l’ultimo lavoro dell’artista texano. Il titolo suggerisce ovviamente che si tratti di un album dal vivo, registrato a Nashville nell’aprile del 1985, molto prima che Townes avesse la possibilità (o la voglia) di tornare a chiudersi fra le quattro mura di una sala d’incisione.
L’occasione è nata dal suo ritorno a Nashville e si è consumata nello spazio angusto ma accogliente di un piccolo club chiamato 12 & Porter, niente di più adatto per preservare quell’atmosfera confidenziale e fraterna che è parte vitale nella stessa musica del cantautore. Le tredici canzoni incluse nell’album ripercorrono in pratica tutta la carriera dell’artista e provengono dagli otto album che egli ha realizzato prima di At My Window (logicamente non rappresentato qui).
Il repertorio dunque è oscuro solo a quanti, sfortunatamente, non posseggono alcuno di quei dischi (ormai irreperibili da tempo, del resto) e comprende molti classici di Townes Van Zandt; mancano, è vero, If I Needed You, None But The Rain e No Place To Fall – ovvero le prime canzoni di Townes riprese da altri artisti – ma vuoi dire già molto poter riascoltare gemme come Pancho And Lefty, Loretta (da sempre una delle mie preferite), Tecumseh Valley e Dollar Bill Blues, solo per nominarne qualcuna.
Townes si fa accompagnare da Mickey White (chitarra) e Donny Silverman (flauto e sax), due musicisti con cui da tempo divide felicemente il palco ed ai quali spetta il compito, assolto in maniera più che ottimale, di ricucire coi loro tenui controcanti le belle melodie; ho solo qualche riserva per il sassofono, a mio avviso non particolarmente funzionale in un simile contesto, ma per fortuna il suo impiego è limitato ad un paio di apparizioni.
E’ comunque un vero piacere, credo per molti, che Townes sia ancora con noi a deliziarci con la malinconia dolce delle sue canzoni. La copertina riporta una sua affermazione che suona più o meno così: “Sembra proprio che sarò per sempre un folk-singer; non sarò mai un Conway Twitty”.
Va bene così Townes!
Heartland HLD 004 (Singer Songwriter, 1987)
Massimo Ferro, fonte Hi, Folks! n. 30, 1988