Fabio Treves picture articolo

Sotto la lunga chiaccherata di Fabio, riportiamo le nostre parole per raccontarvi il concerto celebrativo dei Quarant’anni della Treves Blues Band, tenutosi non in un posto qualunque, ma all’Auditorium di Milano, la casa della musica… classica, che per una sera è stato occupato in ogni ordine di posto (era tutto esaurito) da un pubblico eterogeneo e proveniente anche dall’estero. Era un desiderio di Fabio terminare i festeggiamenti nella ‘sua’ Milano, senza torta, candeline, fuochi d’artificio e martellante promozione, ma attorniato dal suo pubblico, accorso attraverso il passaparola, e dai suoi amici di tante ‘avventure’ e…’disavventure’.

La formazione della T.B.B, Alex ‘Kid’ Gariazzo chitarre di ogni tipo e prima voce , Massimo Serra batteria e percussioni, Guitar Ray chitarra e voce e Gab-D basso, ha aperto la serata con un blues introduttivo, finito il quale, è stato enfaticamente chiamato Fabio Treves, accolto da una ovazione. La sua palese emozione, l’ha contenuta prendendo subito fra le mani l’armonica per dare il via ufficiale alle danze con dei blues strumentali o cantati dal sempre più bravo Gariazzo. Tutto all’insegna di una sobrietà stilistica nella quale la tradizione, sapientemente, si reintegra con afflati di contemporaneità. Oltre agli amici seduti in sala, Fabio ha coinvolto sul palco, amici/colleghi, con i quali ha condiviso il suo lungo cammino musicale. Il primo ad essere annunciato è stato Paolo Bonfanti che, carriera solista a parte, è un membro onorario della Treves Blues Band, rimasto sul palco per due pezzi. Poi è stata la volta di Paola Folli (soprannominata da Fabio, ‘Lady Blues’), una cantante di scuola jazz che ha reinterpretato uno standard degli anni Quaranta della cantante Lil Green, Romance In The Dark.

Fra una parentesi e l’altra, la Treves Blues Band proponeva pezzi dal suo vasto repertorio, anche acustico, ed è proprio quando sono rimasti sul palco solo Fabio e Alex Gariazzo al canto e ukulele, che abbiamo assaporato uno dei momenti più alti della serata, per una straordinaria versione di Take This Hammer, mentre su uno schermo passavano immagini delle tre ‘capitali’, non solo del blues: New Orleans, Memphis e Chicago. Il concerto inizia ad alzare i toni, prima con il chitarrista di Vasco Rossi, l’americano Stef Burns, dalla mano più rock che blues, poi il vecchio amico Eugenio Finardi che canta Hoochie Coochie Man, di seguito tutti i musicisti de le Storie Tese (senza Elio per impegni teatrali), in una specie di jam un po’ scompaginata e dal clima giustamente festaiolo. A riportarci nel clima blues più ortodosso, la T.B.B con al canto Guitar Ray, esegue una notevole versione dello slow blues I Need Your Love So Bad, prima del gran finale con The Blues Is Allright, per tornare poi sul palco tutti insieme per I Got My Mojo Working, i saluti e gli inchini. Durante la serata non abbiamo potuto fare a meno di rivolgere un pensiero a tre amici fraterni di Fabio e nostri, che, se la vita fosse stata più generosa, sarebbero stati con noi a festeggiare un momento storico del Blues in Italia: Cooper Terry, Guido Toffoletti, Roberto Ciotti.

Silvano Brambilla, fonte Il Blues n. 129, 2014

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