Sebbene Two Tons Of Steel non sia il primo nome di questa band, dubito che molti di voi si ricordino le gesta dei ragazzi di San Antonio quando ancora si chiamavano Dead Crickets. Il nome venne cambiato nel 1996, e si riferisce alla Cadillac del ’56 del leader della Band, Kevin Geil.
Protagonisti riconosciuti della scena texana, con il loro cocktail di musica americana delle radici, hanno creato una sorta di country tradizionale che però viaggia ai ritmi del rock’n’roll, una miscela esplosiva che Kevin Geil ama chiamare ‘countrybilly’.
Vegas è l’ottavo album della band ma il primo sotto la regia della Palo Duro Records, un album che non si discosta molto dai precedenti, stessa grinta, stessa grande musica e stesse influenze. In particolare la vicinanza al confine richiede un doveroso omaggio alla musica messicana, come traspare nella title track, un brano che Kevin ha scritto per sua moglie Elena perché, dice lui, ama viaggiare, ma soprattutto ama recarsi a Las Vegas.
La fama che si sono conquistati la devono più ai loro concerti che ai loro dischi e allora ecco che i Two Tons Of Steel in questo album ci regalano diverse cover che non avevano mai inciso prima ma che eseguono regolarmente dal vivo e che sono tra i brani preferiti dei loro fans, in particolare mi sento di segnalare una rara versione di Secret Agent Man di Johnny Rivers e la loro ormai popolare versione rockabilly di I Wanna Be Sedated dei Ramones.
Ma il piatto forte di questo CD sono senza dubbio gli originali tra i quali segnalo un gradino sopra gli altri, Unglued, Can’t Stay With You e Baby You Got Me.
Degna di menzione pure l’unica ballata del disco, Havana Moon, che hanno scritto nel 1997 durante un loro viaggio a Cuba.
Qualcuno afferma che ogni artista o band dovrebbe proporre solo materiale originale. Beh, tanto di cappello per chi ci riesce, ma credo che tra tanti bei pezzi originali, un paio di azzeccate cover non guastano mai.
Palo Duro PDR-4001 (Honky Tonk, 2005)
Roberto Campovecchi, fonte TLJ, 2006
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