Irish Heartbeat è un breve e gradevole album di musica tradizionale irlandese pubblicato da due mostri sacri del genere sulla fine degli anni ’80. Van ‘The Man’ Morrison e i Chieftains (Paddy Moloney su tutti) si dividono equamente i meriti di questo lavoro e sembrano rispettare i reciproci ruoli. Sui pezzi lenti è la voce di Morrison a fare da padrona, su quelli più ritmati è la musicalità unica dei Chieftains a stupire. I brani sono tutti tradizionali tranne Irish Heartbeat e Celtic Ray di Van Morrison, già presenti però rispettivamente su Inarticulate Speech Of The Heart e Beautiful Vision.
Apre il disco Star Of The County Down e la voce di Van è dobbiata da quella di Kevin Conneff, la voce solista dei Chieftains. Bel brano, ma non eccezionale. Segue la title track che non si discosta poi molto dalla versione precedente del brano e ha però in questa versione l’ottima seconda voce di June Boyce.
In Tá Mo Chleamhnas Déanta (in inglese My Match Is Made) è la voce di Conneff a essere assoluta protagonista per questa danza dannatamente gradevole. Raglan Road è pura voce vanmorrisoniana, mentre i Chieftains si limitano a fare da comprimari e a regalare una bella base.
She Moved Through The Fair è un grande traditional che Morrison rende al meglio, anche se forse Sinead O’Connor sull’album Long Black Veil (sempre dei Chieftains) darà una interpretazione superiore.
I’ll Tell Ma apre in modo gustoso il secondo lato del disco. Le voci di Morrison e Conneff danzano all’unisono e la canzone scivola via benissimo. Tra le cose migliori dell’album tanto da meritare anche l’inserimento nel volume 2 del best di Van Morrison.
Carrickfergus è aperta dall’arpa di Derek Bell e dalla solita voce stentorea di Van ‘The Man’ ed è struggente, mentre Celtic Ray, il secondo brano riciclato da Morrison per questo disco, ha un ritornello facilmente memorizzabile e veramente gustoso.
Per finire My Lagan Love, un’altra gemma grazie alla esecuzione dei Chieftains e alla voce possente di Morrison e la ritmata Mary’s Wedding che non si può non sentire, risentire e, perché no, cantare a squarciagola.
Exile/Polydor 537548 (Celtic Folk, Irish Folk, 1988)
Fabrizio Demarie, fonte TLJ, 2007
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