‘La fenice’ in questo caso è proprio lui, Vince Bell. Cantautore leggendario nella scena di Houston, Texas, ha diviso le scene con altri ‘local heroes’ che portano il nome di Lyle Lovett, Nancy Griffith, Townes Van Zandt and Guy Clark, prima di sparire per anni a causa di un serio incidente d’auto nell’83. Durante la sua assenza le sue canzoni sono state tenute in vita da personaggi come Nancy Griffith, Sun & Moon & Stars e Woman Of The Phoenix, e Lyle Lovett, I’ve Enough. Questo tardivo esordio, prodotto da Bob Neuwirth, che di cantautori dovrebbe intendersene, e sponsorizzato da Nancy Griffith – “From all of us who were beating the paths around in Texas in the ’70, I always felt Vince was the best of us” – e T-Bone Burnett, ci presenta finalmente Vince Bell interprete. Un cantautore colto e sensibile, sopravvissuto senza problemi agli anni ’80 per l’intelligenza dei suoi testi, “che celebrano il trionfo dello spirito umano”, ma anche per la qualità delle sue toccanti performances, delicate ed intimiste.
Un autore che si esprime attraverso sonorità scarne ma originali e ricercate, offrendo un sound acustico e asciutto, caratterizzato dalla presenza di virtuosi strumentisti come Geoff Muldaur e Stephen Bruton, strumenti a corda, David Mansfield, violino, Mickey Raphael, armonica, John Cale, piano, e le voci di Lyle Lovett e Victoria Williams. Un personaggio non facile da seguire ma, in un mondo musicale che è la celebrazione dell’ovvio, del dejà-vù, delle somiglianze, finalmente un cantautore diverso e coraggioso capace di celebrare le differenze, l’inusuale, la creatività. Seguiamo ‘la fenice’ tra atmosfere spesso magiche e surreali, in un viaggio musicale arduo e che richiede attenzione, ma in grado sicuramente di arricchirci.
Watermelon CD 1027 (Singer Songwriter, 1994)
Franco Ratti, fonte Out Of Time n. 6, 1994
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