Mary J. Blige

Quando in un recente special di MTV l’intervistatore ha chiesto ad Alicia Keys quale personaggio l’ha particolarmente ispirata agli inizi della sua carriera, la risposta è arrivata senza esitazione: “Ero talmente affascinata da Mary J. Blige che avrei voluto essere come lei”.
Niente di strano, perché la Blige è tuttora considerata la regina madre del nuovo rhythm’n’blues, di quel nu soul capace di coniugare sia i ritmi a cavallo tra funk e hip-hop che tanto piacciono alle nuove generazioni, che quelli più ortodossi del soul che esigono una vocalità adeguata.

Come è arrivata con soli cinque album a vendere uno sproposito di copie? Come ha fatto a guadagnarsi uno scettro tanto ambito, visto che ormai non basta più essere bella e avere un corpo mozzafiato, e neppure avere una bella voce e sapersi muovere e ballare in modo perfetto? Sono decine le concorrenti con tutte queste caratteristiche e dunque viene il sospetto che l’abilità sia quella di sapersi circondare delle persone giuste al momento giusto, di affiancarsi agli apripista più trendy e appropriati che sappiano precorrere i gusti di un pubblico sempre più affamato di novità e desideroso di identificazione.

Mary Jane ha saputo scegliere bene e non si è accontentata di un solo produttore, per lei hanno lavorato personaggi come Dr. Dre, Babyface, L.A. Reid, Rodney Jerkins e Missy Elliott, giusto per citarne alcuni tra i più importanti, e poi si è circondata di collaboratori come Puff Daddy, Lauryn Hill e Wyclef Jean, vale a dire alcune tra le star nere più quotate del momento, senza dimenticare Eric Clapton ed Elton John che rimangono pur dei sempreverdi d’eccezione.

Insomma, la Blige ha mirato in alto e la sua label non ha badato a spese, certa che i ritorni avrebbero abbondantemente compensato gli sforzi. Per confermare la sua immagine di regina fatta da sé, di personaggio seminale dell’evoluzione del vecchio soul e r&b, ribadisce il suo amore musicale per Steve Wonder, ma ne minimizza l’influenza e a ulteriore conferma della propria personalità musicale afferma di ascoltare poca musica perché troppo impegnata in mille progetti.

Non manca di rilasciare qualche parola di ammirazione per le colleghe, ma precisa che si muovono su piani diversi: “lo, Macy Gray e le Destiny’s Child siamo tutte diverse, ma apparteniamo alla stessa famiglia, quella che canta con l’anima”.

No More Drama è il suo ultimo lavoro, un CD perfetto nella sua costruzione con un occhio al soul elegante e raffinato e un altro alle tendenze. È una specie di disco di riscatto che sottolinea la serenità acquisita dopo lunghi anni di frenesia e dubbie scelte personali: “Vengo dai dintorni di New York e sono cresciuta con i mille problemi che circondano le famiglie di colore che vivono nelle zone urbanizzate. Devo ringraziare Dio che mi ha dato la musica, la sola cosa che mi ha permesso di salvarmi facendo ballare, piangere e pensare tanta gente. Forse ho dato qualcosa a qualcuno, ma di sicuro ho ricevuto in cambio molto di più”.

Roberto Caselli, fonte JAM n. 77, 2001

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