Seconda prova solista per Wayne ‘the train’ Hancock. Con questo nuovo album, il nostro giovanotto si conferma attento e rispettoso seguace di quel filone country che si rifá fedelmente al sound tipico degli anni ’50 e che trova il suo prototipo nel grande Hank Williams, il padre della moderna country music.
Già la voce lo aiuta moltissimo, ma l’utilizzo degli arrangiamenti fortemente basati sulla steel avvicina ulteriormente il prodotto finito a quelle sonorità che erano state introdotte dal capostipite di cui sopra e che ancora oggi si dimostrano estremamente attuali.
Tredici i brani che esplorano un vasto spettro: si va dal title-track, con un intro di tromba che si rifá all’adunata dell’esercito ed uno sviluppo quasi rockabilly, all’improbabile tex-mex di 87 Southbound, con l’accordion che si anima di vita propria sotto le esperte dita di Joel Guzman, mentre le sonorità chitarristiche (soliste e non) sono appannaggio di Dave Biller (chitarrista dei Lone Star di Dale Watson), Paul Skelton (della Cornell Hurd Band) e Chris Miller, senza contare la steel del poliedrico Lloyd Maines, che produce anche il CD in questione.
A Johnson City, Wayne ha riservato un’apertura di slap bass abbinata ad una languida steel con forti cadenze blues, che si accentuano fino alla bellissima Freight Line Blues dove gli accostamenti con l’opera di Hank Williams sono quasi sfacciati.
Ancora della partita sono la batterista Lisa Pankratz, il bassista Ric Ramirez e Bob Stafford ai fiati.
Un album interessante per molti versi, sicuramente lontano anni luce da ciò che continua a propinare il ‘mainstream country’ made in Nashville e che impazza nelle classifiche di ascolto (leggi ‘di programmazione’) delle stazioni pseudo country statunitensi, dove la parola d’ordine riconosciuta è: Non trasmettere dischi anteriori all’album di esordio di Randy Travis (1986). Fate Voi…
Ark 21 10016 (Tradizional Country, Rockabilly, Hillbilly, 1997)
Dino Della Casa, fonte Country Store n. 40, 1997
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