William ‘Willie’ Hugh Nelson nasce ad Abbott, TX, non lontano da Waco, il 30 Aprile 1933. Dopo la separazione dei genitori Ira e Myrle, il piccolo Willie e la sorella maggiore Bobbie sono allevati dai nonni paterni e fin da bambino Willie mostra un particolare interesse per la chitarra; ancora teenager suona negli honky-tonks locali ed in alcune polka-bands locali, attrazioni molto richieste in zona grazie alla presenza di una folta comunità di origine tedesca, polacca e ceca.
Willie inizia a suonare la chitarra da professionista nel 1946 nella band di western swing dei Texans di Bud Fletcher, il fiddler che aveva sposato la sorella Bobbie (all’epoca solo quindicenne). Willie presta poi servizio militare in aviazione durante la guerra di Corea e dopo essersi congedato si stabilisce a Waco dove lavora di giorno come bracciante agricolo e venditore di aspirapolvere Kirby, mentre la sera continua a suonare nei locali.
All’inizio l’attività di compositore gli serve unicamente per cercare di sbarcare il lunario insieme alla giovanissima moglie Martha Jewel Matthews di origini in parte indiane ed è così che Family Bible viene legalmente e normalmente accreditata a Walter Breeland, Paul F. Buskirk e Claude Grey, mentre quest’ultimo si limita ad acquistarne i diritti per la somma di 200 $ (ci sono fonti che indicano addirittura 50 $) ed è lo stesso Grey a portarla in classifica dei top-10 nel 1960 come brano suo.
Ancora nella prima metà degli anni ’60 Willie scrive alcuni brani che resteranno per sempre nel suo songbook come simboli epocali, fra i quali Night Life, che arriva nei top-30 nel 1964 nell’interpretazione di Ray Price ed al trentunesimo posto nel 1968 nella versione di Claude Grey.
Ancora nel 1959 Willie conosce il cantante/bandleader Larry Butler e cerca di vendergli alcune canzoni, fra le quali Mr. Record Man, ma Larry Butler si rende conto di due fatti molto importanti e cioè che le canzoni sono troppo belle per essere vendute e Willie ha un estremo bisogno di soldi: è così che gli presta 50 $ e lo assume nella sua band.
In seguito è proprio grazie all’interessamento di Ray Price che Willie entra stabilmente come bassista nella band dei Cherokee Cowboys, si stabilisce a Nashville e continua a scrivere con successo crescente: Funny How Time Slips Away arriva nei top-15 nel 1964 nella versione di Joe Hinton, Hello Walls arriva in vetta nel 1961 nella versione di Faron Young e Crazy, che arriva al n. 2 nel 1961 con Patsy Cline.
Fino ad allora le uniche registrazioni di Willie sono a livello di demos ed un paio di quegli stessi brani, When I’ve Sung My Last Hillbilly Song/The Storm Has Just Begun, registrati con la sola voce e chitarra acustica negli studi dell’emittente KBOP alla fine del ‘54/inizi del ’55, sono arrivati fino a noi tramite un fantasticato 45 giri indirizzato alla microscopica indie Sarg Records (il brano inizia con Willie che saluta: “Hello Sarg,…”), grazie alla quale Willie fa amicizia con Johnny Bush (poi soprannominato ‘The Country Caruso’), batterista e cantante della band Dave Isbell & The Mission City Playboys.
Nel 2003 l’etichetta Sugar Hill ha recuperato/restaurato alcuni di quei nastri e li ha pubblicati in CD come Crazy. The Demo Sessions. Si tratta di un prodotto altamente amatoriale, ma estremamente interessante nell’economia del personaggio e soprattutto vista la scarsezza di materiale relativo a quel periodo.
Il primo contratto con una major Willie lo firma nel 1962 per l’etichetta Liberty, per la quale incide …And Then I Wrote e Here’s Willie Nelson. Nei due dischi sono compresi i brani che negli anni immediatamente successivi saranno poi portati al successo commerciale da altri interpreti più ‘impostati’ e più ‘rispettosi’ di Willie dei rigorosi diktat del rigido establishment nashvilliano (condizione che al nostro era andata sempre piuttosto ‘stretta’).
A seguito del divorzio da Martha, Willie sposa Shirley Collie nel 1963 e nell’ottobre del 1964 firma per la Monument, ma non si ha traccia di materiale pubblicato. Dopo il meteorico transito via Monument, Willie approda alla RCA tramite il celebre chitarrista e produttore Chet Atkins, mossa che lo vedrà legato alla major fino al 1972.
Durante questo periodo Willie sforna prodotti quali Country Music Concert (del 1966, poi ristampato nel 1976 come Willie Nelson – Live), Texas In My Soul (1968), Laying My Burdens Down (1970), Yesterday’s Wine (1971) e The Words Don’t Fit The Picture (1973), ma i dischi di Willie si vendono solo all’interno dei confini del Texas e questo gli rafforza la convinzione che nessuno meglio di lui o di un produttore sintonizzato sulla sua lunghezza d’onda possa produrre la sua musica al meglio.
A seguito dell’incendio che rade al suolo la sua fattoria di Ridgetop, TN nel 1971, Willie si trasferisce ad Austin, TX, dove organizza la prima edizione del 4th Of July Festival nell’estate del 1972 a Dripping Springs, vicino ad Austin. Finanziariamente parlando il risultato è un fiasco colossale, ma le edizioni successive (fino agli anni ’80) crescono dimensionalmente in misura tale da risultare ingestibili e l’evento, pur di immenso successo, viene soppresso.
Nel frattempo Willie ha mutato la propria immagine: si è lasciato crescere barba, baffi e capelli ed indossa regolarmente i jeans. Dando seguito alla richiesta del produttore Jerry Wexler, Willie firma per l’Atlantic Records nel 1973 e subito i suoi sforzi (Shotgun Willie del 1973 e Phases & Stages del 1974) vengono coronati da un successo mai incontrato in precedenza.
Avendo oramai avuto la dimostrazione che la sua convinzione di autonomia decisionale era giusta, Willie riesce ad ottenere pieno controllo sulla sua musica, vincendo una battaglia analoga a quella dalla quale Waylon Jennings era appena uscito con la RCA.
Forte di questa determinazione e con una discreta notorietà alle spalle, nel 1974 Willie firma per la Columbia, con la quale resterà sotto contratto per ben diciannove anni, sfornando una quantità impressionante di albums, purtroppo non sempre di livello pari a quelli del periodo dei primi dieci anni di collaborazione.
Red Headed Stranger, il suo album-concept per eccellenza, contiene il singolo Blue Eyes Crying In The Rain (Fred Rose) e vanta arrangiamenti spartani ed essenziali, ma resta la boa attorno alla quale gira la carriera di Willie Nelson. Il disco, uscito originariamente in vinile (1975), è stato ristampato in CD e successivamente ulteriormente ampliato con l’aggiunta di quattro bonus-tracks.
Blue Eyes Crying In The Rain arriva al primo posto delle classifiche country ed entra nei top-20 pop. Sull’onda di questo successo, le vecchie etichette di Willie rispolverano materiale di archivio e nel 1976 Willie si troverà con ben sette singoli in classifica per tre etichette diverse, oltre al no. 1 If You’ve Got The Money I’ve Got The Time per la Columbia.
Willie ha raggiunto il successo rifiutando i limiti imposti dalle considerazioni di tipo commerciale ed ha avuto ragione, quindi ora la sua fiducia in se stesso è incrollabile: nel 1976 pubblica un album gospel (The Troublemaker), l’album The Sound In Your Mind, la canzone Good-Hearted Woman, composta ed eseguita in coppia con Waylon Jennings, arriva in cima alle classifiche country, entra nei top-30 pop e Willie è co-titolare nell’album Wanted! – The Outlaws (su RCA), disco epocale e primo album di country music a vendere più di un milione di copie.
Gli altri co-titolari sono Waylon Jennings, sua moglie Jessi Colter (all’anagrafe Mirriam Eddy, in quanto ex-moglie del celebre chitarrista twang Duane Eddy) e Tompall Glaser, ma i riflettori si posano soprattutto su Waylon & Willie che tengono così a battesimo il neonato movimento del cosiddetto outlaw-country, un filone prettamente texano, identificato geograficamente con Austin, TX come sua capitale e che trova nella libertà artistica e nel rifiuto dei canoni nashvilliani il suo credo.
L’outlaw-country raccoglierà numerosissimi proseliti negli anni a venire fino ad oggi. Wanted! – The Outlaws godrà addirittura di una ristampa per celebrare il ventennale dell’uscita originale, con l’aggiunta di ben 9 bonus-tracks ed un ulteriore brano (Nowhere Road di Steve Earle) registrato per l’occasione da Willie, Waylon e Steve Earle stesso.
Sempre del felice primo periodo Columbia sono poi il tributo a suo idolo di gioventù Lefty Frizzell (To Lefty From Willie – 1977), il sontuoso doppio live (Willie & Family Live – 1978), ancora il doppio con Leon Russell (One For The Road – 1979), il multi-million seller Stardust (1978), il primo di una serie di albums prodotti da Booker T. Jones dove Willie rivisita classici della tradizione pop americana.
Stardust contiene il brano omonimo (Hoagy Carmichael e Mitchell Parish), Blue Skies (Irving Berlin) ed il classico Georgia On My Mind (scritto ancora da Hoagy Carmichael e Stuart Gorrell e portato a fama imperitura dall’interpretazione di Ray Charles).
Sempre sul finire degli anni ’70 (siamo nel 1978), Willie firma il primo dei tre album in coppia con Waylon Jennings, Waylon & Willie (su RCA), che contiene un altro classico senza tempo: quella affettuosa Mammas, Don’t Let Your Babies Grow Up To Be Cowboys (che l’autore Ed Bruce aveva inserito nel suo album E.B. del 1976 e che tornerà a registrare per I Write It Down del 1982) che gli varrà un Grammy.
Sempre in coppia con il grande amico sono W.W. II (1982 su RCA) e Take It To The Limit (1983 su Columbia). In contemporanea a questa estenuante attività discografica, Willie si cimenta – con successo alterno, a dire la verità – anche in campo cinematografico con pellicole quali Electric Horseman del 1979 (nel film di Sidney Pollack, oltre a Willie, recitano Robert Redford e Jane Fonda), Honeysuckle Rose del 1980 (la doppia colonna sonora contiene il singolo On The Road Again), Thief del 1981, Barbarosa del 1982, Songwriter del 1985 (con Kris Kristofferson ed il disco della colonna sonora equamente diviso in ragione di un lato a testa), fino alla pellicola Red-Headed Stranger – nomignolo che gli era rimasto come soprannome fin dal 1975 – del 1987.
Durante il periodo di sodalizio con la Columbia, Willie registra uno stuolo di albums ospitando nomi illustri quali Jackie King (Angel Eyes del 1984), Ray Price (San Antonio Rose del 1980 e Run That By Me One More Time del 2003, quest’ultimo però su etichetta Lost Highway), Hank Snow (Brand On My Heart del 1985), Roger Miller (Old Friends del 1982), Webb Pierce (In The Jailhouse Now del 1982) e Faron Young (Funny How Time Slips Away del 1985).
Sempre datato 1985 è Half Nelson, un album dedicato esclusivamente a duetti che Willie interpreta con personaggi anche estranei al mondo della musica country (Carlos Santana, Julio Iglesias e Ray Charles), dove compare anche quella Pocho & Lefty (scritta dal cantautore texano Townes Van Zandt) eseguita in coppia con Merle Haggard ed originariamente inclusa nell’omonimo album del 1982 che, in funzione del successo suscitato, originerà poi un secondo album in coppia intitolato Seashore Of Old Mexico (1987 su Epic, etichetta di Haggard al momento).
Sempre in tema di collaborazioni discografiche come co-titolare non va dimenticato il capitolo Highwayman con l’amico di sempre Waylon Jennings oltre a Johnny Cash e Kris Kristofferson. Tre albums a loro credito: The Highwayman del 1985, Highwayman II del 1990 e The Road Goes On Forever 1995. Le morti di Waylon Jennings e Johnny Cash impediranno qualsiasi ulteriore produzione in questo senso che in tanti avevano auspicato.
A cavallo della fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90 Willie si vede pesantemente accusato di evasione fiscale da parte dell’Internal Revenue Service (il fisco statunitense), che lo riduce economicamente sul lastrico, confiscando tutte le proprietà a suo nome.
Nel 1991 la definizione del contenzioso viene raggiunta con il versamento all’I.R.S. da parte di Willie di tutti gli introiti relativi alle vendite del nuovo album significativamente intitolato Who’ll Buy My Memories? – The I.R.S. Tapes, eseguito in perfetta solitudine, con voce e chitarra acustica: venticinque brani non necessariamente fra i più conosciuti – anzi! – pescati dall’enorme repertorio di Willie, che ce lo presentano in una dimensione estremamente umana ed emotivamente molto coinvolgente. Il progetto incontra il successo sperato ed il contenzioso si chiude.
Nel 1993 Willie viene inserito nella Country Music Hall Of Fame e, per festeggiare il suo sessantesimo compleanno, pubblica Across The Borderline, il suo comeback album, con uno stuolo impressionante di ospiti, fra i quali Bob Dylan, Paul Simon, Bonnie Raitt e Sinead O’Connor.
Dello stesso anno è anche il triplo CD semi-antologico Classic Unreleased Collection, con un disco inedito registrato live, la ristampa Complete Liberty Recordings su doppio CD dei due primi albums di Willie ed il suo esordio su etichetta Justice Records con Moonlight Becomes You, un disco di standards pop che propone un Willie Nelson in grandissima forma vocale.
Nel 1994 esce Healing Hands Of Time, un nuovo album gospel su Liberty, Six Hours At Pedernales (con Curtis Potter su Step One Records) e c’è tempo anche per incidere un altro disco di ispirazione religiosa, Peace In The Valley (su Promised Land Records) in compagnia del figlio Willie Jr, prima che questi si suicidi tragicamente la vigilia di Natale dello stesso anno.
Il fatto tocca profondamente Willie in veste di padre e lo porta ad un periodo di introspezione che poco tempo lascia al lavoro, se non per la pubblicazione di Just One Love (1985 su Justice) che vede la partecipazione di Kimmie Rhodes in vari duetti (esperienza che si ripeterà poi nel 2003 con Picture In A Frame).
Nel 1996 esce Spirit, il primo dei dischi su Island Records, si assiste alla ristampa in CD della versione ampliata di Wanted! – The Outlaws ed è la volta di un altro album gospel How Great Thou Heart, in coppia con la sorella Bobbie che lo accompagna al piano fin dal periodo RCA.
Nel 1997 l’etichetta tedesca Bear Family pubblica Can’t Get The Hell Out Of Texas, una reunion della vecchia compagine degli Offenders, mitica band di Willie Nelson con David Zettner, Johnny Bush e Jimmy Day, alla quale farà seguito un ulteriore volume (su Luck Records, una delle tante etichette avviate da Willie) l’anno seguente intitolato Me & The Drummer.
Sempre del 1977 è la pubblicazione di Hill Country Christmas, disco di ispirazione natalizia, eseguito da Willie e Bobbie e stampato su Finer Arts Records.
Il 1998 è un anno denso di uscite per Willie: il cofanetto Nashville Was The Roughest, contenente tutte le registrazioni di Willie fino al periodo RCA compreso, raccolte in 8 CD dalla tedesca Bear Family Records sicuramente non lo impegna più di tanto, ma non altrettanto vale per il nuovo album Teatro (su Island) prodotto da Daniel Lanois e con ospiti quali Emmylou Harris ed i fidi Mickey Raphael all’armonica e Bobbie Nelson al piano, entrambi da sempre nella sua band (che viene definita Willie Nelson Family) insieme al chitarrista Jody Payne, al bassista Bee Spears ed al batterista Paul English.
Il disco risulta interessante, in quanto raggiunge un grande equilibrio fra l’impostazione classica, ma duttile, di Willie e le sonorità decisamente più attuali tipiche della produzione di Lanois.
Nello stesso anno esce anche il live acustico inciso con Johnny Cash per la serie VH-1 Storytellers, dove fa bella mostra di sé una fulgida ed altrettanto spartana versione di Ghost Riders In The Sky di Stan Jones.
Anno 1999. Ancora è la volta di un paio di dischi che escono per la Free Falls Enterprises: Honky-Tonk Heroes, disco-concept interpretato da Willie, Waylon Jennings, Kris Kristofferson e Billy Joe Shaver, dedicato alle canzoni di quest’ultimo cantautore texano (come già lo fu il lontano ed omonimo Honky-Tonk Heroes di Waylon Jennings nel 1973) e Night And Day, curioso progetto unicamente strumentale, dove Trigger, la vetusta chitarra acustica con corde di budello (gut-string guitar) di Willie rende ancora più inconfondibile il suo suono, accarezzando le melodie dei grandi classici della pop music americana degli anni ’40 e ’50, quali Night And Day, Sweet Georgia Brown, Over The Waves e September In The Rain.
L’anno 2000 resta importante nella discografia di Willie Nelson in quanto segna la pubblicazione di Milk Cow Blues (il terzo album su Island), il primo disco interamente blues del nostro. Willie non era mai stato molto lontano dalle sonorità che aveva cominciato a conoscere fin dall’infanzia, quando seguiva la nonna nei campi di cotone, insieme ad altri lavoranti di colore e non aveva mai fatto mistero del suo interesse per questa forma artistica fin dalle sue prime composizioni di successo, quali Night Life e Rainy Day Blues.
Il disco prende il titolo dall’omonimo classico di Kokomo Arnold, è estremamente interessante e si avvale della collaborazione di ottimi artisti blues, quali B.B. King, Susan Tedeschi, Johnny Lang e Kenny Wayne Shepherd e non (Dr. John).
Tanto per non smentirsi nel 2001 Willie pubblica ben tre albums per tre etichette diverse: Rainbow Collection (per l’Island) è un disco manifestamente dedicato alle canzoni da bambini e non risulta imprescindibile, molto meglio invece The Gypsy, CD impegnativo dove il chitarrista jazz Jackie King, oramai membro fisso della band di Willie, ospita la voce e la chitarra acustica del nostro per rivisitare alcuni classici cari alla tradizone statunitense della ‘buona musica’, quella che trascende l’etichetta jazz di The Nearness Of You, Lover Come Back To Me o Cherokee, il blues di Once In A While, il country di Heart Of A Clown, il pop raffinato di Back Home In Indiana o l’western swing di My Window Faces The South e San Antonio Rose.
Il 2002 vede Willie molto attivo sul fronte Lost Highway Records con un paio di albums. The Great Divide lo riporta in compagnia di grossi nomi, con risultati non sempre all’altezza delle aspettative: Lee Ann Womack, Sheryl Crow e Bonnie Raitt (tanto per fare qualche nome) sono personaggi importanti, ma il risultato del loro connubio con la musica di Willie suona un po’ falso e solo qualche brano, spesso eseguito ‘in solitaria’ (Mendocino County Line, Won’t Catch Me Cryin’, The Great Divide) riesce ad elevarsi al disopra di una piatta accettabilità.
Caparbio e determinato come solo lui sa essere, Willie ritenta la carta del cast ‘stellare’ con un ennesimo live intitolato Stars & Guitars. La scelta degli amici non potrebbe essere più ampia: si va dal country improbabile di Sheryl Crow (Whiskey River) alla nervosa Maria (Shut Up & Kiss Me) con Rob Thomas, dalla gradevole ballata Mendocino County Line con Lee Ann Womack (che l’aveva eseguita anche sul disco precedente) ad una edulcorata Always On My Mind con Bon Jovi e Richie Sambora.
Si passa poi dal country-blues di Night Life (con il suo ex-boss Ray Price) al rock deciso della rollingstoniana Dead Flowers che vede la performance di Ryan Adams, Hank Williams III e Keith Richards.
L’azzeccata ballata Lonestar di Norah Jones rivela implicazioni country tutt’altro che disprezzabili, anche se il country non è certo il suo territorio, mentre la versione di Stardust che vede interprete Aaron Neville non risulta assolutamente fondamentale ad una qualsiasi ed oggettiva valutazione.
Meglio Don’t Fade Away (con Brian McKnight e Bill Evans) ed ancora superiore il duetto con Patty Griffin per Angel Flying Too Close To The Ground, ballata a firma dello stesso Willie. Assolutamente imprevista e stravolta l’esecuzione di For What It’s Worth, classico dei Buffalo Springfield della fine degli anni ’60, mentre si ascolta sempre volentieri Mammas, Don’t Let Your Babies Grow Up To Be Cowboys, anche se in presenza dei Matchbox Twenty.
Bello il new-country di Toby Keith (robusto duetto per Good-Hearted Woman dove Toby recita la parte che fu di Waylon Jennings) e tanto di cappello al country blasonato di Emmylou Harris (Till I Gain Control Again) e Vince Gill (Blue Eyes Crying In The Rain). Per The Harder They Come, classico di Jimmy Cliff, Willie duetta ancora con Ryan Adams e la serata si chiude con On The Road Again ed il classico di Hank Williams Sr. Move It On Over, entrambe eseguite dalla Willie Nelson Family. La presenza di alcuni personaggi non si spiega, se non in funzione di leggi di mercato che poco hanno a che fare con l’individualismo determinato di Willie, ma tant’è.
Il 2003 si rivela almeno altrettanto denso di appuntamenti interessanti. Esce un nuovo cofanetto triplo della Bear Family (It’s Been Rough & Rocky Traveling) contenente tutte le registrazioni realizzate da Willie Nelson per le varie indies dal 1954 al 1963, prima di firmare per la Liberty, che risulta pertanto documento complementare al precedente Nashville Was The Roughest.
La Lost Highway non demorde e pubblica l’ennesimo live-con-ospiti-stellari intitolato Live & Kickin’, dove Willie propone un repertorio più interessante del live precedente, con ospiti che, in generale, si amalgamano meglio al suo suono: l’esperienza blues della chitarra e della voce di Eric Clapton ben si addicono a Night Life anche se Blue Eyes Crying In The Rain non aveva mai sofferto dell’assenza della voce di Shania Twain fino ad oggi.
Homeward Bound è sempre stata una grande ballata quando era affidata a Simon & Garfunkel e la versione di Simon & Nelson non è da meno dell’originale, mentre l’hard driving new country di Toby Keith si conferma molto interessante anche in Beer For My Horses.
Momenti di alta professionalità nell’interpretazione blues/jazz di Crazy a cura di Diana Krall ed Elvis Costello, mentre To All The Girls I’ve Loved Before diventa uno strano esercizio di rap-rock in mano a Wyclef Jean (e Willie cosa ci sta a fare?).
Ancora alta classe per l’interpretazione elegante di Norah Jones per The Wurlitzer Price, brano che fu del compianto Waylon Jennings, con repentino cambio di sound per il rock-blues degli ZZ Top con la loro She Loves My Automobile. Angel Flying Too Close To The Ground vede il duetto con Shelby Lynn, mentre Ray Charles e Leon Russell uniscono voce e pianoforte per una struggente A Song For You. John ‘Cougar’ Mellencamp entra in gioco nella remake di I Couldn’t Believe It Was True, tratta dal grande Red-Headed Stranger, con una interpretazione molto roots-rock innaffiata di country, mentre Kenny Chesney va a rispolverare Last Thing I Needed The First Thing This Morning, un’amara ballata a firma Gary P. Nunn che già Willie aveva interpretato con successo.
Si chiude con Ray Price che duetta con Willie in Run That By Me One More Time, title-track del loro album in duetto datato 2003, e Steven Tyler che affianca Willie in One Time Too Many.
Visto che la produzione più recente di Willie Nelson è praticamente registrata dal vivo, questo Live & Kickin’ risulta decisamente migliore di altri live recenti, come quello registrato al Billy Bob’s Texas e pubblicato nel 2004, un’occasione persa per rinfrescare uno show che oramai comincia a suonare stantìo, almeno a giudicare dai titoli riportati sul retro del CD.
Il bonus DVD allegato al CD audio altro non è se non la pubblicità della serie Live At Billy Bob’s Texas.
Per approfondire la conoscenza e comprendere l’importanza che il personaggio Willie Nelson ha avuto – ed ha – nella country music è opportuno avvicinarsi almeno ai due cofanetti Bear Family (per il periodo fino alla produzione RCA compresa) e per quanto riguarda il periodo Columbia, non mancano certo le ristampe comprensive di bonus tracks.
30.4.1933
Country Pop, Nashville Sound, Outlaws, Singer Songwriter, Traditional Country
Dino Della Casa, fonte TLJ, 2004