Woody Guthrie

“Ho sentito dentro di me una tempesta di parole, che mi sarebbero bastate per scrivere diverse centinaia di canzoni e altrettanti libri. So che queste parole che sento non sono di mia proprietà privata”. (da ‘Born To Win’)

La vita riservò a Woody Guthrie esperienze dure e tragiche, fornendogli argomenti, materiale e spunti che lui utilizzò per comporre una quantità impressionante di canzoni secondo i canoni della musica tradizionale rurale nordamericana, che dagli anni ’20, con l’avvento dell’industria discografica, aveva conquistato un posto ben preciso nel panorama musicale degli Stati Uniti.
Nei testi delle sue canzoni trovano posto le esperienze, le sofferenze, i problemi, le speranze di generazioni di americani e le sue esperienze personali di uomo che rifiutò per tutta la vita di integrarsi in una cultura e in una logica di vita che non condivideva.

Dicendo “so che queste parole..non sono di mia proprietà privata” Woody Guthrie interpretava correttamente il  senso ‘collettivo’ della cultura popolare, contrapponendolo a quello di ‘proprietà privata’ proprio della cultura cosiddetta ‘democratica’ americana. Traspaiono la grandezza e lo spessore umano e culturale di un piccolo uomo del sud  ”…come ne ho visti tanti, il viso segnato e bruciato dal sole e dal vento, gli occhi da Apache, le labbra sottili, un cespuglio riccioluto di capelli polverosi che sporgevano dal suo cappello tipo Stetson” (Alan Lomax).
Dalle tempeste di polvere della natia Oklahoma alla altrettanto tempestosa vita di Hobo e ribelle, la vena compositiva di questo atipico poeta popolare rivoluzionario ha prodotto alcuni dei brani più sentiti e toccanti della musica popolare americana.

I ain’t got no home, I’m just ramblin’
Around,
A hard working ramblin’ man
I go from town to town;
The police make it hard wherever I may go,
And I ain’t got no home
In this world anymore.

Non possiedo una casa, sono solo un vagabondo,
un vagabondo che lavora duramente,
andando da una città all’altra;
la polizia mi ha reso la vita difficile dovunque sia andato ed ora
non possiedo neanche più una casa.
(“I ain’t got no home in this world anymore”)

Ripercorrere le tappe della vita di Guthrie significa ripercorrere alcuni decenni di storia americana, passando dagli Woblies al falso benessere, alla Depressione, al Maccartismo.
Durante gli anni della Depressione seguiti al 1929 Woodie Guthrie fece un po’ di tutto, raccogliendo letteralmente sul campo il materiale che gli servì per comporre le sue canzoni, che costituiscono una reale cronaca degli anni ’30 dal punto di vista di un protagonista.
Tenendo sempre una posizione autonoma, culturalmente e politicamente, in equilibrio tra la tradizione popolare alla quale si rifaceva e quella colta alla quale non rifiutava di ispirarsi, Woody Guthrie si trovo comunque a sposare la causa dei proletari e degli sfruttati, delle vittime del sistema americano.

Gli eroi delle sue canzoni sono i ‘bums’ ridotti ad elemosinare per sopravvivere alla periferia delle depresse aree urbane: gli ‘hoboes’ legati al mito americano della ferrovia che erano costretti a ‘scegliere’ di vivere come nomadi percorrendo in lungo e in largo gli Stati Uniti in precario equilibrio su qualche freight-train (treno merci); i poveri contadini delle zone rurali della ‘scodella di polvere’ (l’area  Texas-Oklahoma-Kansas-Georgia-Tennessee); le vittime dell’ingiustizia come i due anarchici italiani Sacco e Vanzetti; le minoranze etniche come gli sfruttati ed irregolari lavoratori stagionali provenienti dal confinante Messico.

Le ‘Dust bowl ballads’, raccolte in un album-capolavoro inciso il 26 aprile 1940, rappresentano una delle espressioni più alte dell’arte di Woody Guthrie.
La contemporaneità di Depressione e delle tempeste nella ‘scodella di polvere’ sconvolsero la vita delle popolazioni dell’area; i poveri contadini, ribattezzati dall’opinione pubblica in senso dispregiativo ‘Okies’ non potettero fare altro che emigrare, confondendosi e sovrapponendosi al flusso migratorio della Depressione.

Rain quit and the wind go high
And a black old dust storm filled the sky
And I swapped my farm for a Ford
Machine
And I poured it full of gasoline.
I started rocking and rolling,
Over the mountains out torwards
The Old Peach Bowl.

La pioggia cessò e si alzò un forte vento,
una tempesta di polvere nera riempì il cielo,
barattai la mia fattoria con una Ford, la riempii
di benzina e partii rollando e dondolando, oltre
le montagne, verso la Peach Bowl (‘la scodella
di Pesche = California)
(‘Talking Dust Bowl Blues’)


We are ramblers so they say,
We are only here today,
Then we travel with the seasons,
We’re the Dust Bowl refugees.

Dicono che siamo dei vagabondi, siamo
Qui soltanto per oggi, poi ce ne andremo
Siamo profughi della ‘scodella di polvere’.
(‘Dust Bowl Refugees’)

Anche lo ‘Okie’ Woody Guthrie  tra carattere vagabondo, tempeste di polvere e disgrazie familiari, si trovò a percorrere in lungo e in largo il  sud-ovest, da Okemah,…. “la città più cantata, ballata, gridata, predicata, insanguinata, sfrenata, disperata e armata di pistola, bastone, rasoio di tutte le nostre città di campagna e di fattoria, perché sbocciò e diventò una delle prime città del boom del petrolio” (da ’American Folksong’); in giro per il Sud, ”… verso Houston, Galveston, il Golfo del Messico, e poi di nuovo indietro, facendo ogni tipo di lavoro, piantando fichi, raccogliendo uva, portando legna…scavando con i perforatori di pozzi artesiani…suonando l’armonica”…imparai tutti i trucchi delle corde e tutte le musiche di tutte le canzoni del Texas…”; a Pampa, una delle tante città gonfiate dal boom del petrolio, “… la maggior parte di quelli che arrivano in città vengono per lavorare come bestie qualche tempo, sistemare i pozzi, perforare buchi profondi diecimila piedi,…cominciano a far scorrere il petrolio sicuro e tranquillo verso il serbatoio dei ricchi ,, e poi vanno avanti per la loro strada, senza soldi, disperati, duri violenti, incrollabili come quando sono arrivati”, sperando di trovare altrove un situazione migliore.

 “I’m gonna hit that Oregon Trail this coming fal
Where the good rain falls a-plenty and the
Crops and orchards grow
I’m gonna hit that Oregon Trail this coming fall”

Andrò a prendere la pista dell’Oregon
Quando verrà l’autunno, laggiù piove molto e
Crescono raccolti ed alberi da frutta, andrò a
Prendere la pista dell’Oregon quando verrà l’autunno.(Oregon Trail)

o finendo col cercarsi un improbabile lavoro avendo come meta la mitica California, un falso illusorio ‘paradiso’.

 “If you ain’t got the do re mi. boys.
If you ain’t got the do re mi
Well you better go back to beautiful Texas,
Oklahoma, Kansas Georgia and
Tennessee.
California is a garden of Eden
It’s a paradise to live or see,
But believe or not you won’t find it so hot
If you ain’t got the do re mi”

Se non avete la grana, ragazzi, se non
Avete la grana. È meglio che ve ne torniate
In Texas, Oklahoma, Georgia o Tennessee.
La California è un giardino dell’Eden, un
Paradiso in cui vivere o da vedere, ma, che
Lo crediate o no, non lo troverete così ‘caldo’ se
Non avete della grana
(‘Do Re Mi’)

La grandezza del Woodie Guthrie autore di canzoni consisteva nel riuscire ad esprimere contenuti fortemente politici in modo molto semplice collegandosi alle canzoni della tradizione popolare, di quel Country, per capirci, alla Jimmie Rodgers, che dalla seconda metà degli anni ’20 era divenuto uno stile caratteristico e caratterizzante del cantante e autore rurale americano.

Ma i testi delle canzoni di Guthrie erano ben più duri, avevano contenuti anche rivoluzionari; quanto al suo modo  di suonare la chitarra ed anche l’armonica, influenzarono enormemente le generazioni successive (per tutti, il primo Dylan).
La consacrazione di Woody Guthrie ad eroe nazionale avvenne purtroppo solo durante gli anni in cui giaceva agonizzante e morente  in ospedale per una malattia ereditaria, il morbo di  Huntington, di cui era morta anche la madre, e che lo spense il 3 ottobre 1967.

Mariano De Simone, fonte Country Store n. 16, 1992

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