Non l’avevamo mai sentito nominare, del resto anche le note di copertina di Stories, curate addirittura da John Fahey, attestano quanto l’artista sia restio alla promozione, o pubblicità che dir si voglia.
Woody Mann è un chitarrista, un vero Chitarrista acustico (notare la C, please): accarezza, pizzica e percuote le corde del suo strumento con un gusto ed una tecnica davvero pregevoli, inoltre, canta in modo molto personale, anche se, a mio parere, ricorda molto un Nick Drake americano. Ai patiti dello strumento, che noteranno un suono molto ben curato, posso rivelare che la chitarra con cui Woody è ritratto in copertina è una D’Aquisto.
Stories consta di dodici brani di cui ben otto sono composizioni originali dello stesso Mann, spesso aiutato da un certo Steve Calt. La paternità dei quattro brani rimanenti, tutti riarrangiati dal nostro valente musicista, è da attribuirsi ad artisti del calibro di Eddie Lang, Blind Blake, Blind Boy Fuller e della super celebrata coppia Leiber-Stoller, di cui ci viene proposta una molto grintosa versione di Framed.
Per noi della BCMAI, abituati ai bacchettonissimi testi dei super-religiosi gospel bluegrass per lo più inneggianti a gioiosi ringraziamenti per quanto di bello la vita offre, risulterà sicuramente insolito il testo del brano di apertura, God Works In Mysterious Ways, in cui Woody si chiede, giustamente, come Dio possa accettare e permettere l’assurdità della vita moderna. Attendiamo fiduciosi il secondo capitolo.
Greenhays 70724 (Country Blues, 1994)
Ruben Minuto, fonte Out Of Time n. 7, 1994
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