Wylie & The Wild West - Ridin’ The Hi-Line cover album

Quinta prova discografica e seconda uscita su Rounder per Wylie Gustafson e la sua compagine western denominata Wild West.
La proposta musicale che caratterizza questo Ridin’ The Hi-Line è facilmente riconducibile al filone delle cowboy songs e della riscoperta western music in generale.
Grazie al rinnovato interesse del quale gode questa espressione squisitamente statunitense,  stiamo assistendo da alcuni anni al proliferare di interessantissime proposte dedicate alla riscoperta della figura dell’eroe romantico per antonomasia: il cowboy, anche se di romantico esisteva poi molto poco nella vita quotidiana di un uomo che si sobbarcava il peso di seguire le mandrie in trasferimento, con tutto il disagio fisico e psicologico che questo massacrante lavoro poteva comportare.
Con riferimento al contenuto dell’album in questione, i quindici brani compresi ci forniscono una panoramica abbastanza vasta delle possibilità dei nostri beniamini.
Se l’iniziale Yodelin’ Cowhand non lascia molto spazio all’immaginazione circa il suo contenuto, la seguente Ridin’ The Hi-Line, title-track del CD, si rivela una struggente ballata country, addolcita ulteriormente dalle armonie vocali di Joni Harms (due albums al suo attivo, il secondo dei quali, Cowgirl’s Dream del 1998, è un prezioso prodotto di western music) e dalla chitarra acustica solista di Mark Thornton.

La prima delle due covers è un classico delle cowboy songs, Doggone Cowboy, che già avevamo apprezzato nell’interpretazione dei Flying-W Wranglers (dal CD The Best Of The Doggone Cowboys), di Jay Chisum (dalla cassetta When The Work’s All Done) e del sempre eccellente Don Edwards (dal suo CD Desert Nights And Cowtown Blues), che firma anche alcune note di copertina per Wylie. Personalmente preferisco la versione di Edwards a quella di Wylie (pur impreziosita dai ricami di un bel chitarrone twangy), in quanto la resa di quest’ultimo appare un po’troppo scanzonata, ma si tratta di un parere molto personale.
Montana Moon è dotata di un intro molto mexican e la prestazione vocale di Wylie è davvero pre-gevole.
Yodeling My Blues Away rieccheggia l’aria della inconfondibile Back In The Saddle Again, ma non per questo va saltata: è davvero simpatica e spigliata, con quel suo incedere – giustamente, stavolta – scanzonato.

Down The Trail è scandita dal passo strascicato di un cavallo stanco e fornisce uno stridente contrasto con il seguente Jitterbug Boogie, diametralmente opposto in termini di ritmo (bella la steel).
Ridin’ Rockin’ Rollin’, He’s A Cowboy e The Gather si snodano lungo la pista seguendo il filone ideale della  ballata meditativa, mentre The Dusty Cafe ha il passo veloce del western-swing.
Sage And Sand porta la firma di Douglas B. Green, studioso di cowboy music, personaggio di spicco della Country Music Hall of Fame e alter-ego del personaggio noto come Ranger Doug, ‘the idol of the American youth’, membro fondatore del grande trio noto come Riders In The Sky, fra i maggiori responsabili del western revival. Si tratta di un inedito e le grandi doti vocali di Green ben si sposano con le altrettanto valide prestazioni di Wylie: uno dei momenti migliori dell’album. Non è tutto qui, ma il resto lo lascio scoprire al vostro spirito… pionieristico.

Rounder 3168 (Cowboy Music, Country & Western, 2000)

Dino Della Casa, fonte Country Store n. 61, 2002

Link amici

Comfort Festival 2024