Articolo di Old Time Music e Bluegrass

Dal 7 al 18 febbraio si è svolta a Roma la seconda edizione della rassegna di Old Time & Bluegrass del Folkstudio, chiamando a raccolta alcuni tra i più rappresentativi gruppi italiani tra cui la Red Wine di Genova e i Country Jamboree di Milano, già apprezzati nella scorsa edizione. Mancati all’ultimo momento i Weeping Willow Three (i fratelli Bagorda) di Brindisi, il programma era completato interamente da musicisti dell’area romana tra cui Stefano Tavernese, i Wreckin’ Crew (anch’essi defezionari in extremis), i nuovi Alloy Grass, gli Old Banjo Brothers e i Country Kitchen.
Ha aperto la rassegna Stefano Tavernese, qui in veste solista, con uno spettacolo improntato alla varietà stilistica, alternandosi alla chitarra, fiddle e banjo per poi chiudere la serata con una insolita fiddle-session a otto mani.

Il giovedì si presentava l’altra novità della settimana, rappresentata dagli Alloy Grass, metà ex-Salty Bros, (i fratelli Cartia) con l’aggiunta di Roldano Boeris al mandolino e della ‘rivelazione’ Luca Liberto, ventenne banjoista emergente, con un repertorio bluegrass piuttosto tradizionale.
Il giorno dopo gli Old Banjo Brothers, con una formazione a quattro tornata quella di qualche anno fa, con De Simone, Petrucci, Tavernese, e Marco Ridolfi al basso elettrico. Nota particolare l’uso di effetti elettronici sugli strumenti acustici e un repertorio sempre più atipico e personale.
Ancora bluegrass al sabato, invece, con i Country Kitchen, altra giovane formazione in netto progresso tecnico, lievemente penalizzata dai problemi ‘militari’ del banjoista.
Dedicata ai musicisti ‘esteri’ la seconda settimana viene praticamente aperta dalla Red Wine, che esibisce il solito sound robusto e compatto, rappresentando la musica di Monroe nella sua versione più classica. Da notare anche qui un nuovo bassista elettrico e l’ottima prova di Beppe Gambetta e di Martino Coppo, rispettivamente a chitarra e a mandolino.

In chiusura finalmente un gruppo old time, i Country Jamboree, al completo questa volta con tanto di Pierangelo Valenti al contrabbasso (e scusate se è poco), che hanno proposto con la consueta efficacia uno spettacolo vario e godibile. Notata l’assenza dell’hammered-dulcimer e le disinvolte presentazioni del portavoce del gruppo.

Mario L. Rondena, fonte Hi, Folks! n. 7, 1984

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