Potrebbe sembrare difficile parlarne, arrivati come siamo alla settima edizione dell’annuale festival organizzato dalla BCMAI, senza cadere o scadere nella retorica. Invece penso non sia mai stato così facile, così spontaneo, e non perché si sia trattato di un formidabile successo di pubblico, c’erano le solite duecento persone, quante perché mai come in questa occasione il Festival sia riuscito secondo l’originaria ispirazione, cioè di rappresentazione il più possibile esauriente del mondo della country e bluegrass music italiane.
Penso, e ne ho la conferma, che sia di grande soddisfazione per chi organizza la manifestazione vedere il coinvolgimento dei musicisti, a partire dalla trepidazione nel periodo delle convocazioni (è un po’ come la nazionale di calcio), fino all’emozione del sound check, il che ci convince che viene vissuta come una bella vetrina, anche se il pubblico può essere poco più di una normale birreria. Però ascolta davvero tutto, e sicuramente sta anche qui la differenza.
E’ stato un grande festival già nell’impostazione, con la scelta di presentare ben 6 gruppi, d’altronde la BMAI è diventata BCMAI, e la ‘C’ non è certo una realtà marginale. Anzi, la prima band è stata proprio di country music, quei Nashville Bound di cui si è sentito un gran parlare fra gli addetti ai lavori, soprattutto grazie alla loquacità (non direi logorrea, sembra una malattia) di quel disk-jockey che con tanta abilità, oltre che sudore, li sta conducendo. Annullata la sua sostanza di presidente (avrete notato che nemmeno il presentatore, con rammarico, l’ha citato) Maurizio Faulisi ha piacevolmente sorpreso con questo nuovo gruppo elettrico che, tra comprensibili ansie, ha mostrato notevoli potenzialità, con una scelta di repertorio che manca nell’ambito lombardo.
La seconda band era costituita dai Frets, omogenea formazione acustica di Mantova, molto abile nella tenuta del palco (in senso letterale), e nel coinvolgere il pubblico. Punti di forza del loro repertorio sta negli arrangiamenti originali, e nella capacità di approcciare brani anche non prettamente nella tradizione country. Qualche vago riferimento politico ha trovato simpatizzanti e antipatizzanti (si può dire?), ma non hanno lasciato indifferenti il pubblico con la loro musica.
Dopo una breve pausa che il presentatore ha suggerito di spendere occupando i bagni, e che il pubblico ha seguito entusiasta, la platea ha subito lo shock dei Flat & Finger, duo di Genova strabiliante. Dotati di tecnica invidiabile, Raimondo Giorgini e Luca Liguori spaziano dalle ballate folk agli standard di dawg music, uno in flat-picking, l’altro in fìnger-picking (da cui il nome), stupendo per l’impatto sonoro. Il lato finger soprattutto ha entusiasmato, con la produzione di un supporto ritmico-armonico che sarebbe stato sufficiente a sostenere lo spettacolo. Come ha avuto modo di dire il presentatore, riprendendo un giudizio del suo proprio chitarrista, fa da solo quello che i Gipsy King fanno in 5. Notevoli
Di seguito abbiamo potuto apprezzare l’esperienza e il suono dei Bluegrass Stuff, com’è noto nella formazione reunion, cioè pressoché quella degli inizi a parte il bassista, che ci hanno dimostrato che il bluegrass tradizionale non è stanco e non stanca, se suonato con passione. Buona è apparsa soprattutto la coesione ripristinata nonostante diversi anni di non frequentazione musicale. Bravi.
Dopo la seconda pausa, necessaria anche per riordinare il palco e specialmente gli impianti di Marcello Scotto, il fedele e sempre più affidabile uomo del service, e dopo l’assalto al banco dell’Associazione, che distribuiva la nuova maglietta con il logo della stessa, efficacemente pubblicizzala dal presentatore, l’ultima parte della serata è stata aperta dai Country Pride, ormai famoso quartetto di bluegrass e non solo, che con l’integrazione del bel genovese Martino Coppo, sta costruendosi una proposta musicale e un seguito non comuni. Le belle voci dei fratelli Minuto e di Coppo, e le preziosità tecniche di tutti e quattro, che in qualche caso (leggi Claudio Parravicini e Rudolf Minuto) raggiungono l’acrobazia, hanno entusiasmato il pubblico ormai caldo. Non sarà facile dimenticare il loro Tico Tico, e penso siano pronti per allargare il loro bacino d’ascolto.
La serata è stata conclusa dai Western Comfort, formazione di West-coast e country rock solida e piacevole, capace di proporre atmosfere molto calde e apprezzate, nonostante la loro incredulità. Le loro presentazioni di CSN&Y e degli Eagles hanno accompagnato il pubblico verso un appagato finale di serata.
Collante dei diversi momenti succedutisi nella serata e presenza simpatica ed accattivante è stato ancora una volta il presentatore, a cui va riconosciuta abilità e modestia, e che il pubblico ha richiesto di veder suonare presto. Un grazie.
Questa la cronaca, direbbero i giornalisti sportivi. Per il colore va segnalata la presenza di un sempre maggior numero di spettatori in rigoroso look country, che ha dato il segnale di un sempre maggiore interesse verso la musica promossa dalla BCMAI, e ha rafforzata la convinzione che quest’ultima stia sempre di più diventando il vero punto di riferimento per chiunque si interessi al country ed al bluegrass.
La valutazione finale pertanto è estremamente positiva, non tanto per il volume d’interesse suscitalo, quanto per la qualità del seguito e l’apprezzamento espresso da tutto il pubblico agli organizzatori. Un aspetto è stato percepito da tutti, dentro e fuori l’organizzazione e il mondo dei musicisti, e cioè la maturità raggiunta da tutti i gruppi presentati, messa in evidenza dalla originalità delle proposte e soprattutto dalla elevata riconoscibilità del sound complessivo delle band. Un grande risultato poter dire che l’Italia non è un paese di copy-band.
Nota della Redazione: Il Comitato Direttivo della BCMAI all’unanimità, escluso Nirvano Barbon, durante un’assemblea straordinaria convocata con la massima urgenza il mattino successivo al concerto alle ore 07.00, ha ritenuto di dover cambiare definitivamente presentatore e ha assoldato 5 Hell’s Angels per tenere lontano lo stesso dal luogo in cui si svolgerà la prossima edizione del Festival.
Nirvano Barbon, fonte Country Store n. 31, 1996