Anche se l’esordio discografico di Gary P. Nunn come solista risale al 1980, la sua attivitá quale richiestissimo session-man inizia in tempi ben piú lontani.
Come molti suoi colleghi e coetanei, Gary P. Nunn si fa le ossa nelle High School bands texane fin dalla piú tenera infanzia, suonando sia strumenti a corda che a tastiera, ma di quell’epoca non sono rimaste testimonianze. La prima partecipazione realmente significativa lo vede a fianco di Jerry Jeff Walker nell’omonimo album del 1972. Egli suona il piano e l’organo, prestando la voce alle delicate armonie di supporto. Da quel momento in poi, il binomio Jerry Jeff Walker/Gary P. Nunn proseguirá nel tempo con una certa regolaritá, compatibilmente con i rispettivi impegni solisti.
Nel 1975 la back-up band fissa di Jerry Jeff Walker ottiene un contratto a proprio nome con la MCA. Ecco che Donny Dolan, Kelly Dunn, John Inmon, Robert Livingston, Tomas Ramirez e Gary P. Nunn incidono come The Lost Gonzo Band il disco omonimo.
Il sound manca peró di una certa coesione; le influenze vanno dal rock dolce ad un discutibile R & B, con curiosi spunti bluegrass (Take Advantage Of Your Chances) e qualche struggente ballata. Personalitá diverse che faticano a fondersi in un amalgama che è comunque ancora privo di una propria identitá, anche se la voce solista del nostro resta impressa.
Visto che l’anno successivo la MCA pubblica Thrills nonostante il tiepido responso della critica circa il disco di esordio, c’è da pensare ad un deciso interessamento di Jerry Jeff, che all’epoca è un nome importante per la major in questione. Ben poco (di buono) da dire circa il contenuto del disco: gradevolina Dear Armadillo (a-la Commander Cody), briosa Life In The Pines (composta da Robert Livingston e Ray Wylie Hubbard, autore dell’inno ‘redneck’ Up Against The Wall, Redneck Mother), ma il resto giustifica la fine del sodalizio con la MCA.
Unica song veramente bella The Last Thing I Needed, composta proprio da Gary P. ed in seguito riproposta da vari grossi nomi, primo fra tutti il patriarca Willie Nelson nel suo celebratissimo Always On My Mind, album pluri-decorato.
Passano due anni, durante i quali Gary P. Nunn prosegue la sua collaborazione artistica con Jerry Jeff Walker, suonando anche nel suo grande doppio live A Man Must Carry On.
Nel 1978 la Capitol pubblica il terzo volume della Lost Gonzo Band col titolo di Signs Of Life. Il disco è decisamente superiore ai due precedenti. Le songs sono buone ed abbastanza omogenee. Da segnalare l’iniziale Beacon In The Night di Michael Burton (autore della ormai classica cowboy-song Night Rider’s Lament), Riding, la caraibica Getaway, le dolcissime The Winner (di Gary P.) e Feelin’ My Way.
Il punto di forza resta comunque la song che diverrá nel tempo una specie di inno per i musicisti texani e di Austin in particolare, London Homesick Blues (Home With The Armadillo). Decisamente un disco degno di nota questo; se poi siete collezionisti accaniti, buttatevi pure anche sui due albums precedenti.
Sempre datata 1979 è l’inclusione di Couldn’t Do Nothing Right, di Gary nell’album di esordio della futura (country?) star Rosanne Cash.
Proseguiamo seguendo un ordine strettamente cronologico ed arriviamo al 1980, anno in cui Gary P. Nunn pubblica il suo sospirato esordio solista, Nobody But Me (Turnrow Records 1). Il disco è decisamente interessante e si colloca indiscutibilmente e giustificatamente nella linea dei Texas songwriters che fanno capo ai vari Jerry Jeff Walker e Michael Murphey.
Solo una song è firmata dal titolare dell’album, quella Kara Lee dedicata a Lisa Gilkinson (sua ex-fiamma, che collabora nel disco), che sará piú volte riproposta.
Molto interessante l’iniziale Austin Pickers, una sorta di appello dei musicisti di Austin, che vede fra i citati Willie Nelson, il solito Jerry Jeff Walker, Michael Murphey ed altri.
Tennessee Road, dedicata ad Elvis Presley, è opera della succitata Lisa Gilkinson, titolare anche di alcuni progetti solisti.
You Wouldn’t Know Me è un gradevole up-tempo, mentre Georgia Rose è una classica country song firmata da Walter Hyatt, collaboratore della Lost Gonzo Band, titolare di un buon CD solista su Sugar Hill ed un tempo membro di una oscura country band insieme a David Ball, attuale stella nascente nel -fittissimo- panorama country di Nashville.
Tutti i brani sono interessanti per un motivo o per l’altro; il disco è pervaso da una forte connotazione country e comunque da una identitá che mancava fortemente nei primi due dischi della Lost Gonzo Band. Un esordio piú che interessante ed un’ottima ragione per puntare su Gary P. Nunn.
Purtroppo non è sempre facile convincere le etichette – indies o majors che siano – della validitá di un prodotto ed è cosí che devono passare altri tre anni prima che la sconosciutissima Guacamole Records pubblichi uno strepitoso disco: Home With The Armadillo.
Registrato dal vivo durante la trasmissione televisiva Austin City Limits, ci propone un Gary P. Nunn in forma smagliante, degnamente supportato da una grande band che ospita, fra gli altri, Peter Rowan, Junior Brown ed Herb Steiner.
Vengono riproposti alcuni dei migliori brani della sua produzione: The Last Thing I Needed, Tennessee Road (cantata in coppia con l’autrice), Austin Pickers, Kara Lee piú alcuni inediti -allora-: Born Yesterday, un pezzo da far invidia a Jerry Lee Lewis, Public Domain, compresa da Jerry Jeff nel suo Ridin’ High e What I Like About Texas, stupenda nei suoi riferimenti ludico-etnico-geografico-piccanti alle attrattive del Lone Star State.
Il disco si chiude con una trascinante e coinvolgente versione di London Homesick Blues di ben 5′ e 49″. Un disco veramente essenziale per i suoi contenuti e pressochè perfetto nella sequenza delle canzoni: davvero imperdibile! (N.B.: la versione su vinile è ormai di difficile reperibilitá, ma…continuate a leggere…).
Sono lunghi gli anni da trascorrere ‘on the road’, suonando one-night stands senza un contratto discografico e con tante persone che ti apprezzano in sala, ma che non comprano i tuoi dischi.
Il nuovo prodotto di Gary P. Nunn solista vede la luce nel 1987 grazie alla Big Records. Border States, questo il titolo, comprende la versione in studio di What I Like About Texas rovinata da un assurdo arrangiamento orchestrale, le dolcissime I Taught Her Everything She Knows, The Money’s No Good, Lessons To Be Learned In Love, il velocissimo honky-tonk di Too Many Nights In The Roadhouse, il classico country di Town And Country Taverns, il momento piú alto del disco, il blues pianistico e confidenziale di Old Fashioned Love e la conclusiva The Old Home Place, pregevole per il supporto strumentale.
In complesso il disco non è certo brutto, ma non raggiunge i vertici del precedente. La presenza di Town And Country Taverns peró lo rende necessario nei nostri scaffali.
1989, il CD è ormai divenuto il padrone indiscusso del mercato discografico ed è cosí che la AO Records (finanziata dallo stesso Gary P. Nunn) pubblica il primo compact della sua discografia: For Old Times Sake.
Prodotto molto gradevole, sulla linea prettamente texana dei precedenti lavori, si snoda lungo le piste di un country confidenziale e colloquiale (ascoltate If You Don’t Believe I Love You, Ask My Wife, 9 Cents Change, For Old Times Sake e Uncle Bud), a volte piú legato alla tradizione (Pickup Truck, Texas), leggermente swingato (Cut ‘N’ Putt dedicata a Willie Nelson dal suo autore Larry Joe Taylor, grande amico di Gary P.), talvolta con un occhio-orecchio a certi episodi piú rocckati (I Think I Feel A Party Comin’ On).
Non mancano accenni al patrimonio musicale del vicino Mexico (Gracias Por Eso), un territorio che verrá in seguito esplorato in modo meno superficiale ed un curioso riferimento a parte del testo di London Homesick Blues riletta in chiave reggae: imprevedibile, ma interessante.
La caratteristica predominante è comunque la sinceritá del prodotto e l’assoluto disinteresse per qualsiasi aspetto di commercialitá artificiale/artificiosa del prodotto, da ottenere a tutti i costi: Gary P. Nunn ci piace anche per questo!
1990 e non ci sono grandi progetti in vista: le serate si trascorrono spesso suonando al mitico Broken Spoken Saloon di Austin, vero tempio dell’outlaw country texano. E’ cosí che, sotto l’egida produttiva di Larry Joe Taylor, nasce un singolo su Broken Spoken Records registrato da Gary P. e James White, proprietario e fondatore del suddetto locale, intitolato Where There’s A Willie, There’s A Way.
Il titolo parafrasa un noto proverbio anglosassone ‘Where there’s a will, there’s a way” (in italiano suona come ‘Volere è potere’), ma stavolta va interpretato come: “Dove c’è Willie (Nelson) esiste un modo di fare qualunque cosa”.
Va da sè che il disco è dedicato all’intramontabile texano ed al suo impegno a favore degli agricoltori USA.
1991 ed un progetto a lungo accarezzato si concretizza con Rendez-Vous, accreditato alla riformata Lost Gonzo Band su Gonzo Records. Della formazione originaria è rimasto il nerbo centrale: Gary P. Nunn, John Inmon e Bob Livingston, piú Tomas Ramirez.
In compenso il ‘vecchio’ Jerry Jeff Walker compare come duet vocalist (che voce, ragazzi!) nel brano piú bello in assoluto di tutto il disco, quella Terlingua Sky del solito Larry Joe Taylor, che chiude l’album. Un delicatissimo valzer acustico imperniato liricamente su valori dell’amicizia e della serenitá familiare, della vita intera, meditati alla luce tremolante di un fuoco di bivacco in mezzo al deserto. Decisamente da antologia!
Vengono riprese anche Fool For A Tender Touch dal disco di esordio e la dolce Geronimo’s Cadillac di Michael Murphey.
Presente anche la delicata ballata Prairie Madness, di Rick Fowler.
Da segnalare altri due episodi a firma Larry Joe Taylor: l’iniziale Hurricane e la spassosissima Corona Con Lima, in chiave sgangheratamente tex-mex.
Non dimentichiamo poi lo strumentale dello stesso Gary P., Comanche Highway, fortemente evocativo. Bel disco ed ottimo pretesto per una costruttiva rimpatriata fra amici.
Il 1992 porta un altro progetto solista di Gary P. Nunn dal titolo Totally Guacamole ad esternare la miscela di tutti quegli stili musicali che hanno eletto il Texas meridionale a loro patria e che ne caratterizzano il contenuto.
Sempre accompagnato dalla sua Sons of the Bunkhouse Band, il cui organico è instabile quanto l’indice di Piazza Affari in questi giorni, Gary P. predilige lo script di Larry Joe Taylor: sue la gradevolmente tex-mex Why Don’t You Meet Me Down In Corpus e la caraibica My Kind Of Day On Padre (da segnalare l’esordio solista su Campfire Records intitolato Coastal And Western. Da sentire!).
Altri due pezzi sono a firma Tommy Alverson, una leggenda texana sconosciuta oltre i suoi confini; particolarmente gradevole la sua Purty Boys.
Macho Man From Taco Land è invece uno spaccato del machismo messicano piú spudorato, mentre musicalmente è puro Mexico.
L’omaggio alla costanza ed all’impegno della self-made star di Standing On A Piece Of The Ryman si riflettono in un deferente saluto alla country music made in Nashville, Tennessee. In omaggio al Lone Star State viene riproposta una frizzante versione di Coundn’t Get The Hell Out Of Texas, a metá fra honky-tonk e western swing: eccellente!
Buona anche la rilettura di Nobody But Me dal primo LP. Queste ed altre le songs comprese in 45′ di Texas racchiusi per noi in forma di CD da Gary P. Nunn: è un piacere ascoltarlo, un dovere conoscerlo ed ammirarlo.
L’intervallo fra un lavoro ed il seguente va accorciandosi: infatti sempre 1992 è targato il nuovo CD – stavolta live – di Gary P.: registrato al Poor David’s Pub di Dallas, Tx, è intitolato semplicemente Live At Poor David’s Pub. piú di un’ora di gustoso intrattenimento che copre praticamente tutto l’arco della carriera del nostro texano.
Inutile citare tutti i brani: si tratta di puro Gary P. Nunn, anche nelle covers di brani altrui, quindi datevi da fare!
Nel 1993, visto che l’attivitá concertistica di Gary P. diventa sempre piú frenetica, il suo fan club ripubblica su Campfire Records lo stupendo live del 1983, con l’aggiunta di quattro bonus tracks (non ci sará un’altra occasione, quindi ordinatelo subito!).
E siamo all’inizio del 1994. In attesa del nuovo CD dal titolo Roadtrip e con la partecipazione di Hal Ketchum, ci gustiamo il giá disponibile duetto live con Jerry Jeff Walker in una irripetibile versione di What I Like About Texas dall’ultimo stupendo Viva Luckenbach del newyorkese piú texano di tutti.
Dicembre 1994 e mentre cominciano ad accendersi le luci del Natale imminente, riusciamo finalmente a mettere le mani su una delle prime copie di quel Roadtrip giá annunciato, ma mai concretizzatosi fino ad ora. Partiamo dalla cover (bellissima) che ci mostra un Gary P. con una sgargiante giacca che riprende i motivi classici delle coperte Navajo.
I testi delle dieci canzoni sono riportati all’interno della confezione e le danze (è proprio il caso di dirlo) si aprono con lo scoppiettante uptempo di Guadalupe Days.
Tutto il CD è pervaso da una positiva filosofia di vita, da accettare in modo scanzonato al fine di sdrammatizzarla quanto piú è possibile. Il title-track non rallenta certo il ritmo ed i riferimenti alla topografia texana si sprecano: definire il brano ‘pimpante’ forse è limitativo.
Logicamente in un album cosí texano non poteva mancare il tributo ad una delle espressioni piú popolari della musica del Lone Star State. Se dunque Back In The Swing Of Things (esistono almeno sei canzoni diverse con lo stesso titolo) non pecca di originalitè nel titolo, resta comunque impossibile frenare un sorriso riascoltando i twin fiddles e la steel guitar in mano a Larry Franklin (ex-Cooder Browne ed ex-Asleep at the Wheel) ed a John Hughey.
David James (chi è costui?) sembra essere un nome emergente nel giro di Gray P., visto che firma da solo tre brani piú uno in coppia con Scott Walker. If You Had A Mind To porta infatti la sua firma e si conferma nella vena della musica texana piú sana: quella che amiamo noi, tanto per interderci.
Sul brano Terlingua Sky del vecchio Larry Joe Taylor spenderei una parolina in piú. Giá ci eravamo commossi nell’ascoltare questo delicato valzerone nel lontano Rendez-Vous del 1991, accreditato alla riformata Lost Gonzo Band. Gary P., ora come allora, si presenta come voce solista in una versione piú arrangiata, con meno chitarra acustica -peccato- ma con lo stesso yodel conclusivo, anche se manca la suadente voce di Jerry Jeff a deliziarci nella seconda strofa.
Ancora Larry Joe Taylor sugli scudi per Brooksmith, Texas con un vago sapore di NGDB ed una voglia incredibile di seguire il tempo con il piedino che normalmente si divide fra freno ed accelleratore. Sí perchè si tratta di musica perfetta per accompagnarci nei nostri viaggi in auto.
Siesta Sunday ci riporta sul confine texano verso le atmosfere piú classicamente messicane. Musica scanzonata, solare e veramente azzeccata per quei – rari – pomeriggi estivi in cui l’occupazione principale è rappresentata dal non fare assolutamente niente. “Mio figlio volge lo sguardo su di me/ mio padre abbassa il suo verso di me/ mi chiedono se stiamo davvero facendo tutto il possibile/ restituiremo ció che stiamo prendendo dalla Terra?/ se non noi, chi lo far…?/ se non ora, quando?…”. Concetti molto piú profondi per questa sobria ed atipica ballata, firmata da Gary P. e dal solito Larry Joe T., che per un attimo cambia tono ad un album decisamente disimpegnato – fino ad ora – almeno a livello lirico.
Anche Corona Con Lima la conoscevamo giá dal succitato CD della Lost Gonzo Band: pezzo tipico di music for fun sui piaceri delle libagioni alcooliche a base di birra e fettine di limone. San Antone Homesick gode di una ritmica molto spezzata con atmosfere quasi latineggianti, quindi il titolo non tragga in inganno.
In complesso si tratta di un disco profondamente coerente con le scelte musicali che sono sempre state il marchio di Gary P.: una gradevolissima miscela di riferimenti al Texas, un pizzico di sentimentalismo, di nostalgia, di humor e tanto gusto per confezionare i prodotti di una carriera che nel tempo ha avuto momenti alterni, ma che ha sempre potuto contare su di uno ‘zoccolo duro’ di fans che hanno sempre accolto con gioia il nuovo lavoro di Gary P. Nunn. Nel caso aveste difficoltá a reperire il materiale di Gary P. Nunn in CD o in cassetta, scrivete al fan club : GARY P. NUNN FAN CLUB A-O RANCH RT.1 HANNA, OK 74845-9707 – USA citando la fonte dell’informazione. Buona fortuna e… buon ascolto.
Dino Della Casa, fonte Country Store n. 29, 1995