“I consider myself to be a folksinger and my main interest is in writing songs about the West and its people”. A.W.
Compositore e cantante di musica folk-western contemporanea, Andy è un poeta con la chitarra. Attraverso le sue canzoni egli narra racconti del West americano di ieri ed oggi, mescolando la musa alla storia ed alla sociologia. Le storie di Andy sono tratte dal mondo reale, combinando emozioni e credenze popolari, filosofie, miti e leggende. Con un retroterra culturale ed umano estremamente eterogeneo – college ed universitá, dodici anni in polizia ed altrettanti come inprenditore – Andy ora si dedica a tempo pieno all’attivitá di scrittore ed interprete.
Nato nel 1948 a Slaton, Texas, si trasferisce ben presto a Lubbock con i genitori, poi a Denver, Colorado, quindi torna in Texas con la moglie Mary Ann ed i suoi due figli Ian ed Emily, ora ventenne e quattordicenne rispettivamente.
I dodici anni in polizia rappresentano esattamente il tempo che gli fu necessario per rendersi conto che non sarebbe mai riuscito a cambiare il mondo da solo e che parimenti non era possibile fare musica e poesia senza essere guardato con sospetto sia dai poliziotti che dagli artisti.
Nonostante si sia sempre interessato di musica e di poesia, è solo negli anni ’80 che la composizione comincia a rivestire per lui carattere di attivitá primaria.
Nel 1985 vince il Kerville Folk Festival nella categoria ‘New Folk Songwriting’ e nel 1990 esce il suo primo album per la minuscola indie texana Adobe Records – ora defunta – Texas When Texas Was Free (ADOB 1001).
Nove canzoni sue proposte in un’atmosfera rigidamente country-folk con un’onestá disarmante ed un contesto strumentale che non puó non catturare l’orecchio attento: visioni di tornados che distruggono i raccolti, nevicate a Lubbock, fatti di tutti i giorni e situazioni anomale, il problema degli immigrati illegali messicani (i cosiddetti ‘wetbacks’ di ‘Tortilla curtain’) il tutto proposto con dovizia di chitarre acustiche, accordion, steel, fiddle, ma anche basso e batteria, per tessere la trama di nove bozzetti sul Texas come doveva apparire quando era noto solo a Dio ed ai Comanches.
La caratteristica saliente resta comunque il linguaggio onesto e diretto: “le parole semplici rappresentano la maggior parte dei vocaboli e per questo sono le piú incisive e le piú complesse. Ed è strano come i deboli ed i meno colti fra di noi siano coloro che si trovano piú a loro agio nell’usarle. Forse questo è il motivo per cui, in ultima analisi, è la gente normale che scrive la vera poesia e che canta le vere canzoni”.
A due anni di distanza è sempre l’Adobe Records a pubblicare Deep In The Heart (ADOB 1008). Si tratta del logico proseguimento delle tematiche affrontate con successo due anni prima e ripropone le stesse drammatiche realtá – e fantasie – quotidiane del duro lavoro del cowboy, del camionista, delle donne dei pionieri, della ricerca dell’acqua nella prateria, del lavoro quotidiano (“I lavori sono come i prestiti bancari – e come le ragazze -: se ne hai bisogno, non c’è verso di ottenere i primi – e trovare le seconde!”).
Il supporto artistico proviene ancora una volta dai componenti della numerosa famiglia Maines, piú alcuni ospiti illustri, fra i quali Richard Bowden, Alan Munde e Sonny Curtis. Si tratta di un cosiddetto ‘concept album’ dove le prime otto canzoni sono relative a brevi storie del Texas Occidentale, mentre le altre nove sono storie d’amore con la stessa ubicazione geografica.
Il comune denominatore resta comunque una grande umiltá da parte di Andy nel proporre le sue storie, molte delle quali diventano anche nostre, fatte di felicitá, tristezza ed ironia: “L’amore, come l’arte, migliora con l’esperienza? Non so voi, ma io non vedo l’ora di arrivare a cinquant’anni, a sessanta, a …non so se sono stato chiaro…”.
Ancora due lunghi anni di attesa, durante i quali l’Adobe Records scompare, ed ecco che alla fine del 1994 la Grey Horse Press di Lubock dá fiducia ad Andy Wilkinson per realizzare un nuovo concept-album ben piú ambizioso del precedente: la storia narrata e cantata del notissimo allevatore texano Charles Goodnight, pro-prozio di Andy e dal quale prese il nome la famosissima Goodnight-Loving Trail.
La confezione del relativo CD comprende anche uno splendido libretto con tutti i testi dei brani, per totali settanta minuti, ma questo è un discorso che viene affrontato altrove nella rivista. Scrive ancora di sè lo stesso Andy: “La mia tavolozza è il mondo reale; i miei colori sono le emozioni, le credenze, la filosofia, i miti, le leggende ed il folklore; i miei pennelli sono gli spiriti delle parole e delle note; le mie tele sono la Prateria. Se sono umile, lo riconosceró come tale e saró consapevole del fatto che il mio dono – la mia arte – ha sublimato il suo significato”.
Dino Della Casa, fonte Country Store n 30, 1995