Charlie McCoy

Charlie McCoy è un grande artista, lo si capisce dalla modestia con cui parla – poco – di sé, da come si schernisce, addirittura da con quanta semplicità ammette di aver tratto insegnamento dall’esperienza di un suo ammiratore…Ma soprattutto – se sappiamo ascoltare le sue incisioni – da come, pur dedicandosi ad uno strumento che, come nessun altro, invita gli artisti meno equilibrati a strafare, riesce sempre ad essere misurato sfoderando una notevole dose di buon gusto e classe!
Grande é la sua attenzione all’esecuzione della melodia, al far si che tutte le note del ‘tema’ siano comprensibili, anche quando si lascia andare ai riffs più veloci. “Il pubblico del Country vuole sentire la melodia” afferma, e lui riesce sempre a servirla con talento e raffinatezza.
Suona molti strumenti ma è conosciuto soprattutto come armonicista. Charlie McCoy è il prototipo del session man di Nashville. Nacque nel West Virginia il 24 marzo del ‘41, ma crebbe a Miami dove si cimentò per la prima volta con l’armonica a soli otto anni. Nella prima giovinezza si propose come chitarrista e cantante nell’area delle rock and roll bands del momento, iniziando – qualche anno dopo – a viaggiare per tutta la Florida come accompagnatore di artisti più noti.
Durante uno dei tanti concerti fu spinto da Mel Tillis a spostarsi a Nashville tentando la fortuna. Era il 1959!
Dopo alcuni lavori come session man, Charlie ritornò in Florida e prese a studiare teoria musicale e canto, impegnandosi – nel frattempo – come arrangiatore. Nel 1960 tentò di entrare come chitarrista nella band di Johnny Ferguson che lo ingaggò – invece – come batterista (!).  Charlie – facendo leva sulla sua grande musicalità – acquistò un set di tamburi, imparò a suonare in pochi giorni ed ebbe il posto!

Dopo aver ricontattato Tillis, fu preso sotto la protezione di un agente (Jim Denny) che gli procurò degli altri lavori come session man. La sua prima session fu per Candy Man di Roy Orbison ed in poco tempo divenne no dei turnisti più richiesti sulla scena cittadina. Girò molto come batterista con la band di Stonewall Jackson, prendendo parte all’incisione di una manciata di singoli.
A metà degli anni sessanta – diventato ormai un apprezzato armonicista (vedi intervista) – prese parte a sessions di Elvis Presley e nel ‘65 iniziò il lavoro con Bob Dylan apparendo in album quali Highway 61 Revisited, Blonde On Blonde, John Wesley Harding e Nashville Skyline, con il risultato di divenire – in poco tempo – il favorito nelle incisioni di molti artisti Rock/Folk, arrivando – nel culmine del suo impegno – a prender parte a oltre 40 session all’anno!
Nel ‘69 si unì agli Area Code 615 con i quali incise l’album omonimo ed il successivo A Trip In The Country (‘70).
Ma tempi sono maturi per la prima incisione come titolare: esce The Real Mc Coy (quale titolo più appropriato, visto il significato dell’espressione in americano) che, nel giro di pochissimo scala le classifiche grazie – tra l’altro – alla massiva programmazione condotta da un DJ della Florida di uno dei brani contenuti nell’album; un brano che diventerà – come altri nello stesso disco – un cavallo di battaglia di Charlie McCoy. Si trattava di quel Today I Started Loving You Again, il cui singolo scalò in breve tempo le classifiche.
Anche quando la sua carriera come solista iniziò a prendere quota, la figura di Charlie McCoy rimase una presenza costante negli studi di Nashville e nei primi anni settanta prestò la sua armonica al sound di artisti quali Paul Simon, John Baez, Kris Kristoferson, Leon Russell e Steve  Young.

Al riformarsi degli Area Code 615 McCoy fu ancora della partita ed incise con il gruppo You Can’t Get Off With Your Shoes On nel ‘75, Keys To The Country l’anno successivo e Barefootin’ nel ‘77.
Allo stesso tempo incise con Waylon Jennings, Tanya Tucker e Wanda Jackson ricoprendo il ruolo per direttore musicale per il Musical Hee Haw che continuò ad essere rappresentato per diversi anni.
A questo punto si aprirono per il Nostro le porte dell’Europa: partecipò al festival di Wembley con la band di Lloyd Green, ritornando nel Continente per diverse occasioni.
Tra i suoi album come titolare – tutti degni di nota – spicca lo stellare Out On A Limb dove – a mio avviso – é possibile ascoltare un Charlie forse un po’ meno ‘country’ ma comunque capace di affascinare l’ascoltatore con il suo suono sempre caldo e pieno di melodia. Eppoi Live In Paris che, inciso come il precedente in compagnia dei preparatissimi United – band composta da musicisti provenienti da vari stati europei – ci da l’esatta dimensione del McCoy ‘live’ capace di riproporre sul palco quanto poteva essere creduto possibile solo con l’ausilio delle tecniche di sala. Ma importante é anche quel Charlie Mccoy & The United – incredibilmente pubblicato da Koka Media (2044) come Music Library per jingles e spot vari (con tanto di indicazioni circa le atmosfere contenute ed il loro possibile utilizzo) dove – forse per rendere più vario il prodotto – Charlie esegue un po’ di tutto (dal pop/rock al country, dall’old time alle reels) fino ad alcune perle per armonica sola dimostrandosi artista completo ed eclettico.
Charlie Mc Coy nobilita il ruolo dell’armonica e traccia una strada per tutti gli armonicisti. Ascoltando la sua musica mi torna alla mente l’invito tratto da un manuale sullo strumento ad ance qualche anno addietro: “Con l’armonica si può essere solisti o accompagnatori, basta tener ben presente quando si é l’uno e quando l’altro”

L’intervista
-Quando hai scoperto l’armonica?
Quando avevo otto anni vidi un annuncio su un giornale a fumetti: 50 centesimi per un manuale di armonica. Fu uno dei migliori investimenti che abbia mai fatto! Pensavo di imparare Swanee River all’inizio…..non ho preso la cosa sul serio sino a quando mi sono trovato nella mia adolescenza a Miami ed ascoltai una registrazione blues di Jimmy Reed.
A quel tempo ero principalmente un chitarrista cantante, ma quella registrazione spostò tutta la mia attenzione sull’armonica. Arrivai così a Little Walter che per me rimane il massimo.
-Come imparavi l’armonica all’epoca?
Copiavo direttamente da i dischi; immaginavo la tonalità in cui suonavano, trovavo l’armonica e ci cercavo sopra le note giuste.
-Quando hai smesso di copiare ed hai sviluppato un tuo proprio stile?
Qualunque sia il mio stile, si sviluppò a Nasville, fuori dell’influenza country. Prima c’era Little Walter – il re – secondo me… ho consumato la mia quinta copia di The Best Of Little Walter ed alla quarta di The Best Of Muddy Waters, trovo ancora qualcosa di nuovo quando le ascolto….. A quel tempo queste registrazioni erano qualcosa di veramente nuovo!
Quando tu pensi a Little Walter, pensi a del R&B, ma cambia solo il battito e diventa ‘country’. Quando sono bloccato mi siedo e riscopro la musica attraverso questi dischi.

-Quando facesti finalmente il salto da giovane chitarrista di Miami a suonatore di armonica di Nashville?
Ancora una volta in modo inconsueto…Sin da quando ero principalmente un chitarrista/cantante, venivo ingaggiato per cantare del rock and roll alle square dances. Penso che volessero offrire ai fans un po’ di tutto…Comunque Mel Tillis mi ascoltò e mi suggerì di tentare la fortuna a Nashville. Parlò con il suo manager – Jim Denny – chiedendo di prendermi con lui. Avevo persino un disco in classifica come cantante, era Cherry Berry Wine e rimase al 99° posto di Billboard per una settimana nel 1961, se ben ricordo! Ma il cambiamento avvenne quando suonai l’armonica su un demo che fu venduto ed il produttore che lo comprò richiese gli stessi musicisti per il prodotto finale. A quel punto capii che il giro di Nashville era pieno di buoni chitarristi ed il mio background R&B non avrebbe funzionato molto a quel tempo. Viceversa nessuno era veramente addentro all’armonica….Penso di essere stato al posto giusto al momento giusto!

-Orange Blossom Special è la specialità di Charlie McCoy. Come ti venne fuori?
La prima volta che mi chiesero di suonarla fu in una session per Johnny Cash a metà degli anni sessanta. Mi venne così l’idea di usare due armoniche  per ottenere tutti gli accordi – un po’ come fanno i violinisti – ed a quel tempo la registrai così. Nell’album Goodtime Charlie – comunque – la registrai in maniera completamente diversa! Orange Blossom e Shenandoah credo siano considerati il mio marchio, comunque il mio brano più venduto fu Today I Started Loving You Again, quello che mi fece arrivare al Grammy.
-Dicci di più circa la tua esperienza di ‘session man’: come vanno le cose, come lavori etc….Ad esempio, usi la partitura?
Naturalmente leggo la musica, ma non durante le sessions. In quel caso – di solito – suoniamo ad orecchio. Generalmente c’é un ‘session leader’ che organizza la cosa, ma la mia tecnica é quella di ‘suonare le parole’! Grady Martin – il chitarrista – fu uno dei primi ‘session leader’ con cui lavorai e lo ritengo ancora tra i migliori. Lo ricordo una volta essere stato particolarmente severo con me. Alla fine gli chiesi cosa gli sembrava e lui mi rispose: “ se non riesci a sentire le parole (se non riesci a cantare il testo sopra alla melodia suonata – n.d.t.) significa che stai suonando troppo!”
Così, ascolta quando suoni e se non riesci a cantarci sopra tutte le parole del testo, significa che sei fuori. L’armonica è uno strumento bellissimo, suonato con altri strumenti! Ma è come l’aglio: un po’ esalta il sapore…troppo rovina la pietanza!

-Come nascono i tuoi riffs?
Eh, non lo so,… molti dai ‘fiddle tunes’, o forse da ‘licks’ della steel guitar che ho sentito. E naturalmente da Little Walter! Imparo qualcosa di nuovo ogni volta che suono i suoi brani. Prima di tutto – in studio – non so mai cosa succederà. La prima cosa che cerco di capire è cosa si aspettano da me; ascolto il feeling della musica, cerco di intuire se c’é un indirizzo. E comunque la mia opinione di base è che il capo è il capo!
-Hai dei particolari trucchi e segreti, qualcosa circa l’accordatura dell’armonica, ad esempio?
Faccio delle semplici alterazioni. Ho due set di armoniche: uno con accordatura normale ed uno che comprende armoniche modificate. Semplicemente abbasso il quinto foro aspirato di un semitono ed ottengo l’accordo di maggiore settima. Ho appreso questa tecnica da un mio fan di sessant’anni, approposito.
Suonavo Danny Boy usando due armoniche – a quel tempo – e questo arrivò nel mio ufficio e me la suonò soltanto con un’armonica. Quando finì mi disse che mi aveva ascoltato suonarla decine di volte ed alla fine aveva concluso che dovevo suonarla con un’armonica con il quinto foro aspirato abbassato di un semitono…….”no di certo” – risposi – “ma di sicuro adesso lo farò!”.
-Hai mai suonato l’armonica cromatica?
Non molto spesso e non troppo bene…ammiro molto i musicisti che ci riescono! Mi l’hanno richiesto raramente (di suonarla). A Nashville pochi la sanno suonare veramente.

-Quali armoniche usi con più piacere?
Ho suonato le Hohner ‘Old Standby’ per anni. Non sono le più costose, ma mi piacciono! Non ne producono molte – ho sentito – ma ne ho una buona scorta!
-C’è qualche nuovo armonicista che ti piace?
Non ce ne sono molti in giro che creino un nuovo stile… Mi piace Mike Caldwell, che suona con Loretta Lynn; Buddy Green – armonicista per Jerry Reed; Terry McMillen e Kirk ‘Good Jelly’ Johnson della Band di Fadden Travis, tra gli altri Jimmy Fadden della Nitty Gritty Dirt Band è un altro che ammiro. Siamo buoni amici!
Una volta suonavo con Dan Fogelberg e tempo dopo ascoltai il suo Run For The Roses. C’era un solo di armonica alla fine ed ascoltandolo cominciai a pensare “questo sono io” ma non mi ricordavo di averlo suonato. In seguito chiesi a Fogelberg se avessi suonato in Run For The Roses ed egli ammise: “No, è Jimmy Fadden, fui io a dirgli di prendere il tuo album e suonarlo a quel modo!”. Jimmy ora ha sviluppato un suo proprio stile, ma lui ed io ancora ridiamo di quell’episodio.

-Senti una qualche difficoltà a conciliare il Charlie McCoy musicista ed il Charlie McCoy uomo d’affari?
No di certo! Mi rendo conto che siamo nel ‘Music Business’. Molti preferirebbero che Nashville fosse solo un centro artistico, però il fatto rimane: il nostro successo dipende dalla vendita dei dischi! Tutto questo significa produrre della musica commerciale. Il buono è che questa é anche la musica che – personalmente – preferisco. Mi piace suonarla e fino a che alla gente piacerà ascoltarla, io sarò soddisfatto.

Alcune note circa il suo stile
– Nel comporre:
“Ci sono persone che usano tastiere e registratori…di solito suono semplicemente la melodia all’armonica e trascrivo. Suono in seconda posizione (Cross Harp) finché posso. Così mi sento più a mio agio. Da quando uso abbassare il quinto foro di un semitono, poi, riesco a suonare il questa posizione quasi tutto. Suono più melodie che altro…il pubblico del Country ama sentire la melodia!”

– Sulla tecnica:
“Uso il ‘Tongue-block’? Provabilmente, a tratti, suppongo. Di sicuro lo alterno con note singole ottenute corrugando le labbra…Se qualcuno me lo chiedesse, dovrei fermarmi a pensarci!”

– Sulle nuove scoperte:
“Aumento la mia conoscenza suonando qualsiasi cosa, anche se non me ne rendo conto subito. Nella mia musica non sperimento un gran che con idee nuove…debbo suonare i riffs ed i solo. Nel country sono più richiesto per suonare canzoni e melodie.”

– Su piani per il futuro:
“Mi piacerebbe veramente fare un libro. Sarebbe dedicato alla Country Music, con qualche biografia e qualche foto. Mi piacerebbe metterci dentro un paio delle mie canzoni più famose. Sarei realmente interessato ad un progetto del genere. Questo è nei miei piani!”
(per gentile concessione di ‘Cross Harp News’)
(Traduzione di Paolo Ganz)

Paolo Ganz, fonte Country Store n. 56, 2001

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