Avevo credo non più di 15 anni quando il negozio di dischi vicino casa, diventato altro già nei primi anni ’80, mise in vetrina alcune copie di una collana economica di vinili denominata The History of Rhythm & Blues. Mi bastò leggere gli anni ai quali i vari volumi erano dedicati perché uno dopo l’altro, coi soldi delle mancette, finissero a casa mia tutti, dal primo all’ultimo numero della raccolta.
Il negoziante, un ometto magro e baffuto che vendeva dischi con la competenza che possono avere un gommista o un ferramenta, vedendomi insistere, al terzo/quarto giro mi chiese che musica fosse mai quella, “Rhythm & Blues” risposi. Ricordo che il suo sguardo, a cui probabilmente più tardi Verdone si ispirò per il suo Leo in “Un sacco bello”, mi obbligò ad aggiungere “Rock & Roll” per rasserenarlo.
Uscì dal negozio con la convinzione che qualcosa andasse fatto, che non fosse più sufficiente trasmettere il verbo alla ristretta cerchia di coetanei e conoscenti. Da lì a poco mi cercai uno spazio all’interno di una delle tante radio locali e cominciai a trasmettere vinili rock & roll, particolarmente quella raccolta, fino a consumarla.
Le canzoni di quegli ellepì erano state concesse dalla Atlantic Records alla WEA italiana che le commercializzò attraverso una collana economica pubblicata dalla sua sussidiaria Charter Line, con note di copertina interessanti ma mal tradotte e con una grafica da far sembrare le cover dei dischi di Fausto Papetti o della collana Joker International (ve la ricordate?) autentiche opere d’arte.
Li riacquistai quando la stessa serie uscì nuovamente più completa, questa volta pubblicata dalla stessa Atlantic Records, sette album doppi che coprivano il periodo dal 1947 al 1974, dal primissimo rhythm & blues di Ray Charles, Big Joe Turner, Ruth Brown, Lavern Baker, dei Drifters, fino al rock & roll dei Coasters, al country soul di Solomon Burke, al soul registrato alla Stax di Memphis, Otis Redding, Sam & Dave, Mar Keys, Booker T & the MG’s, fino alla fine dell’epoca d’oro del soul. Una raccolta meravigliosa, arricchita da note che riempivano l’intera parte interna della copertina dei doppi album. Quei vinili furono poi ristampati in versione cd e sono ancora disponibili, privi di note purtroppo, ma, in compenso, ad un invitante prezzo economico.
Right Now – Atlantic Club Soul and Deep Cuts recentemente stampato dalla Fantastic Voyager e commercializzato nella fascia più economica, risulta ideale completamento alla collana di cui sopra. Si tratta di una raccolta di quasi novanta canzoni ‘minori’ registrate dai nomi di punta della Atlantic e della sussidiaria Atco, più un considerevole numero di artisti meno popolari. Una collezione curata da Lois Wilson, una delle più importanti firme del giornalismo anglosassone, collaboratore di Mojo e Record Collectors.
Quando avrete messo mano a tutto quel materiale discografico e lo avrete consumato come ho fatto io, troverete indispensabile la lettura di The Last Sultan, The Life And Times Of Ahmet Ertegun ( Simon And Schuster, 2012) lo splendido libro scritto da Robert Greenfield dedicato alla Atlantic Records, sulla cui copertina campeggia un commento di Keith Richards, una sola parola, senza alcun dubbio inequivocabile: ‘Masterfull’.
Maurizio Faulisi, fonte Chop & Roll n. 16, 2014