Avevo meno di vent’anni quando lo ascoltai dal vivo a Milano molto tempo fa insieme a Peter Rowan, Bill Keith, Kenny Kosek e Roger Mason. Venne a suonare in Italia più volte tra la fine dei ’70 e l’inizio degli anni ’80. Ricordo il Teatro Cristallo (oggi mi pare si chiami Propaganda. Quelli di Italia Uno ci hanno registrato molte trasmissioni televisive musicali con ‘artisti’ da classifica) completamente stipato, tutte le poltroncine occupate e molti in piedi, ero seduto per terra sotto il palco, un concerto bellissimo, anche perché fu una delle primissime occasioni di ascoltare dal vivo musicisti bluegrass e country in Italia.
Un pezzo d’uomo dai modi gentili e pacati, che amava spaziare dalle cose più tradizionali a quelle più progressive, probabilmente grazie alla presenza nella sua band di musicisti allora giustamente considerati all’avanguardia.
La voce morbida e malinconica di Rooney, a dire il vero, era più adatta ad affrontare canzoni bluegrass alla Lester Flatt o brani countreggianti. Chissà se davvero in quel periodo pensava seriamente di farsi una carriera come cantante o se, cosciente di non possedere il carisma necessario per emergere su altre migliaia di aspiranti star, ha preferito in seguito concentrarsi (ripiegare?) nella professione di produttore.
Comunque sia, il Jim Rooney produttore degli ultimi vent’anni ha creato il suono di decine di dischi di altissimo livello, ha lavorato a Nashville, e in quella città si è affermato come il miglior produttore di dischi di musica acustica ed elettro-acustica.
Gente come i Tashian, Hal Ketchum, Iris DeMent, Pat Alger o Nanci Griffith, giusto per fare qualche nome, hanno scelto lui quando hanno deciso di non usare strumenti elettrici per le loro incisioni, e quanta ragione hanno avuto.
E’ tornato. Che piacere riascoltarlo. Ha messo insieme una dozzina di canzoni, molte delle quali famose, o scritte da artisti famosi: You Asked Me To e Waymore’s Blues di Waylon Jennings, I’m So Lonesome e House Of Gold di Hank Williams, Music Makin’ Mama From Memphis di Hank Snow. Altre, Pretty Fair Maid, Roving Rambler, Lord Lovell sono tradizionali riarrangiate.
Infine una Gone Girl di ‘Cowboy’ Jack Clement, e tutte quelle scritte dallo stesso Jim: la toccante, meravigliosa Hello Baby It’s You, il country-swing-blues Devil’s Level, quella One Morning In May già incisa con Bill Keith nel ’62, che diede il titolo ad un album del mai dimenticato Joe Val (ma anche James Taylor, pensate, ne ha fatta una sua versione) e la profonda Point Of View.
Che il ‘ritorno’ di Jim Rooney si dovesse considerare una cosa importante lo hanno capito in molti, tant’è che la squadra di amici musicisti che hanno partecipato alle session è formata da assi d’indiscutibile valore: Pat McLaughlin, Pat Alger, Arty McGlynn, Kirk ‘Jellyroll’ Morton, Stuart Duncan, Richard Bailey, Dan Dugmore, Shawn Camp, Dave Pomeroy, Pat McInerney, Nollaig Casey, Carol Langstaff, Mike Bub e James Blennerhassett.
Un disco molto molto bello, con un motivo in più per essere acquistato: è stato pubblicato da un’etichetta italiana.
Appaloosa AP-143 (Country Acustico, Singer Songwriter, 2002)
Maurizio Faulisi, fonte Country Store n. 63, 2002