Immense praterie selvagge e deserte (out-back) dove uomini a cavallo, per spostare una mandria da un pascolo all’altro, percorrono una pista polverosa attraversata soltanto da qualche bush (arbusto spazzato dal vento) o da qualche canguro. Si, non si tratta di un errore, proprio un canguro, perché non è del New Mexico o dell’Arizona che stiamo parlando, ma dell’Australia.
Come in USA, anche in Australia la musica che dà voce alla tradizione ed alla cultura rurale è il country. Il Queensland come il Texas quindi e Sidney come Nashville. ‘Mostro sacro’ della country music australiana è Slim Dusty che, con oltre ottanta albums all’attivo, incarna il mito del bushman, cioè l’allevatore-agricoltore che, pur vivendo nel ‘genuino squallore’ di una zona isolata, infestata da mosconi e serpenti, dove puntualmente il raccolto che si salva dall’alluvione viene distrutto dal fuoco, dove il bestiame muore per la siccità e dove l’unico divertimento è ritrovarsi in un pub disperso nel nulla a bere birra ed a litigare con qualche ubriaco, riesce a mantenere una certa allegria e gioia di vivere.
L’ultima fatica (88°) di Slim Dusty si intitola Natural High (EMI Australia 8303472). L’album è molto bello e soprattutto molto vario. In quattordici pezzi infatti c’è spazio per la sofferenza ed il sacrificio dei soldati australiani di tutte le guerre, come per la preoccupazione per il proprio paese che ormai ha perso la propria identità sotto il peso dell’invasione culturale ed economica ad opera di Stati Uniti e Giappone rispettivamente.
Slim è uno straniero in patria, tutto sta cambiando, anche la bandiera. Ma fortunatamente nel disco c’è anche spazio per la gioia, per l’amore infinito per l’Australia e – molto più terreno – fra due innamorati. Un album molto eterogeneo quindi, che riesce a conciliare goliardiche canzoni per camionisti (truck-drivers songs) ed intime riflessioni tratte dalla poesia di Henry Lawson con racconti maledettamente seri di prostitute o divertenti favole su party-dances organizzate dalle creature dell’outback.
Altri artisti, oltre Slim Dusty, danno voce alla loro fatica e gioia di vivere nell’outback: fra questi ricordiamo Stan Coster e Ted Egan. Parallelamente a quanto accade in USA, anche in Australia è il new country (musica che fonde la tradizione tipicamente country con suoni ed arrangiamenti propri del rock) ad incontrare i maggiori favori del pubblico e quaggiù (down yonder, appunto) new country vuol dire Lee Kernaghan. Questo trentaquattrenne Garth Brooks australiano ha inciso tre albums: Outback Club, il campione di vendite Three Chain Road (2 awards nel 1994 come miglior cantante e miglior album ed uno nel 1995 come album con vendite maggiori) e 1959.
In Three Chain Road il nostro bushman mette in mostra tutta la sua classe di songwriter di razza. Con canzoni fatte su misura – il title-track in particolare – riesce ad esaltare la propria voce, davvero bella, ed a colpire direttamente l’ascoltatore. In effetti il disco è stupendo e lo consigliamo in particolare a chi ama Garth Brooks o Alan Jackson.
In questo contesto di inserimento dell’Australia in un ambito musicale da sempre appannaggio quasi esclusivo degli Stati Uniti, riteniamo di grande interesse il raffronto parallelo del testo dello stesso brano in versione ‘USA’ ed in versione ‘Australia’, nel senso che i riferimenti geografici ed etnici vengono opportunamente rivisti a seconda delle esigenze.
Abbiamo preso spunto dal brano This Cowboy’s Hat, scritto da Jake Brooks. Chris LeDoux, cowboy americano doc, pluricampione di rodeo ed attuale country & western singer-songwriters di successo, lo ha registrato due volte (Used To Want To Be A Cowboy – American Cowboy Songs, ACS 14001, 1982 e Western Underground – Capitol CDP 7 96499 2, 1991) e Lee Kernaghan, star di prima grandezza del new country Aussie, lo ha inserito nel suo recentissimo terzo album (1959). Esaminiamo ora parallelamente il testo nelle due versioni:
Well, I was sittin’ in a coffee shop Just havin ‘ a cup to pass the
time Swappin’ rodeo stories with this ol’ cowboy friend of
mine When some motorcycle riders started sneakering in the
back They were pokin’ fun at my friend’s hat.
Well, one ole boy said “Hey Tex, where’d you park your
Horse?” My friend just pilled his hat down low, but they
Couldn’t be ignored. One husky fella said “I think I’ll rip that
Hat right off your head” That’s when my friend turned around
and this is what he said.
You’ll ride a black tornado cross the western sky rope an old
blue norther and milk it ‘till it’s dry bulldog the Mississippi
put its ears down flat long before you take this cowboy’s hat.
Now pardner this ol’ hat’s better left alone you see, it used to
be my daddy’s, but last year he passed on My nephew skinned
the rattler that makes up this ol’ hat band, but back in ’69 he
died in Vietnam.
Now, the eagle feather was given to me by an Indian friend of
mine, but someone run him down somewhere up around the
Arizona line A special lady gave me this hat pin and I don’t
know if I’ll ever see her again.
Chorus
Now, if your leather jacket means to you what this old hat
means to me then I guess we understand each other and we’ll
just let it be. But if you still think it’s funny, man you’ve got my
back up against the wall and if you touch my hat you’re gonna
have to fìght us all.
Right then I caught a little sadness in that gang leader’s eyes
He turned back to the others and they all just kinda shuffled
on outside But when my friend turned back towards me I
noticed his old hat brim well, it was turned up in a big ole
Texas grin.
Well, I was sittin’ in a roadhouseop Just havin’ a cup to pass
the time Swappin’ rodeo stories with this ol’ cowboy friend
of mine When some motorcycle riders started sneakering in the
back They were pokin’ fun at my friend’s hat.
Well, one ole boy said “Hey Tex, where’d you park your
horse?” My friend just pilled his hat down low, but they
couldn’t be ignored. One husky fella said “I think I’ll rip that
hat right off your head ” That’s when my friend turned around
and this is what he said.
You’ll ride a black tornado cross the western sky rope an old
blue norther and milk it ‘till it’s dry bulldog the Diamantina
and milk it ‘till it’s dry long before you take this cowboy’s hat.
Now this old hat is better left alone you see, it used to be my
father’s but last year he passed on My uncle skinned the red
belly black that makes up this ol’ hat band, but back in 1969
he was killed in Vietnam.
Now, the eagle feather was given to me by an old Aborigenal
friend of mine, but someone run him down somewhere up
around the Northern Territory line And a real special lady
gave me this hat pin and I don’t know if I’m ever going to see
her again.
Chorus
Now, if your leather jacket means to you what this old hat
means to me then I guess we understand each other and we’ll
just let it be. But if you still think it’s funny, man you’ve got my
back up against the wall and if you touch my hat you’re gonna
have to fight us all.
Right then I caught a little sadness in that gang leader’s eyes
He turned back to the others and they all just shuffled on
outside But when my friend turned back towards me I noticed
his hat brim, well it was turned up in a big old Territory grin.
Da segnalare infine l’ultimissima incisione (purtroppo solo su CD single!!) di Kernaghan in coppia con la superstar statunitense Trisha Yearwood, incisione inserita nel progetto Save The Land, i proventi del quale saranno devoluti a favore dell’agricoltura australiana devastata dalla siccità.
Vicino alla tradizione western troviamo Gleen Jones (The Bush Never Leaves Me Alone, That’s Why Rodeo Is e Son Of The Soil) e Reg Poole; per chi invece preferisce una musica country/folk oriented, ecco James Blundell (James Blundell, This Road, Hand It Down e Touch Of The Water) anche se l’ultimo lavoro Harth & Sea ci propone due CD particolari: uno completamente acustico, l’altro decisamente elettrico.
Altro esponente di spicco del new country australiano è Colin Buchanan con quattro albums (Galash In The Gidgee del 1991, Hard Times del 1992, I Want My Mummy – canzoni per bambini – del 1993 e Measure Of Man del 1994).
Il successo per questo simpatico songwriter inizia con la vittoria nella categoria dei nuovi talenti al Tamworth Country Music Festival del 1992. Successive apparizioni al Midday Show ne accrescono la fama, ma la consacrazione definitiva arriva proprio nel 1994 con Measure Of Man, uno stupendo ritratto di un’Australia che non può, non deve e non vuole morire, vista attraverso gli occhi di un australiano.
Meritano una menzione particolare anche altri quattro artisti: Jim Hynes (Here I Am), John Williamson (Mulga To Mangoes), Allan Caswell ed Eric Bogle.
Vera e propria ‘gallina dalle uova d’oro’ del 1995 si rivela l’album Homeland di Graeme Conners, vincitore di ben tre awards come miglior cantante, migliore album e migliore singolo.
Per quanto riguarda i nuovi talenti, il più promettente sembra essere Troy Casser Daley (Beyond The Dancing), che ha scatenato una tempesta di consensi da parte della stampa specializzata grazie al suo album di esordio. Sicuramente un eccellente cantante e songwriter con un grosso futuro.
Completa questa parziale rassegna Brent Parlane (Brent Parlane e Tex Loves Daisy) che ci propone un country raffinato da ascoltare percorrendo, probabilmente solo con la fantasia, la strada che collega Nulla Nulla Creek con Wagga Wagga.
Relativamente ai gruppi, da segnalare: i Bushwackers (che mantengono viva, grazie all’uso degli strumenti tradizionali, la ‘old time music’ degli immigrati europei, ma non solo, che cercavano in questo paese una opportunità di vita), i modernissimi Dead Ringer Band (miglior gruppo del 1995) ed i nashvilliani Shottopieces.
In campo femminile citiamo Ann Kirkpatrick (figlia di Slim Dusty), Jane Saunders, Tessa Mckenna, Jean Stafford e soprattutto Gina Jeffreys. Secondo la stampa australiana, quest’ultima è semplicemente ‘la voce del ciclo’ e The Flame, il suo ultimo disco, è considerato il miglior album di musica country degli ultimi anni, tanto da farle vincere l’award come migliore voce femminile. Oltretutto Gina ha inserito in The Flame alcuni classici country quali My Shoes Keep Walkin’ Back To You, portata al successo da Ray Price, che grazie alla sua voce ed agli ottimi arrangiamenti, acquista una freschezza tutta nuova.
Per concludere, alcune compilations, della ABC di Sidney: Sweethearts Of The Radio e The Best Of Australia, che raccolgono il meglio degli artisti sopra citati, giusto per assaggiare un ottimo country che non viene dagli Stati Uniti.
Un ringraziamento particolare a Ron e Rosie (Country Music Store, Brisbane).
Gianluca Sitta, fonte Country Store n. 31, 1996