Quando sul palco sono riecheggiate le note di Mr. Tambourine Man non abbiamo potuto nascondere l’emozione di fronte ad un personaggio che ha saputo mantenere intatto l’entusiasmo verso un tipo di musica che, a distanza di anni, conserva ancora tutto il suo fascino. L’ex Byrds ha sapientemente dosato il suo spettacolo affinché non prevalesse la parte acustica su quella elettrica. Il risultato è stato quello di ricreare la medesima atmosfera dei tardi anni ’60, di fronte ad un pubblico molto eterogeneo come età, che ha accolto con sufficiente entusiasmo quello che ancora oggi è uno dei personaggi di maggior spicco del folk-rock statunitense. Tanto più che il ruolo di McGuinn era quello di spalla nel concerto di Bob Dylan.
Bella la parte acustica eseguita con il semplice accompagnamento di una dodici corde; trascinante la parte elettrica quando, in compagnia di Tom Petty e degli Heartbreakers, sono state eseguite una dietro l’altra Turn,Turn, Turn, Mr. Spaceman ecc… Per l’occasione sono state utilizzate chitarre e amplificatori di vent’anni fa, affinché l’atmosfera di revival fosse rispettata fino in fondo. Tanto lontana (e rifiutata) in Dylan la voglia di guardare indietro, tanto più forte invece in McGuinn il desiderio di recuperare ogni aspetto musicale di anni che ai più giovani sembrano davvero remoti. I giornali lo hanno ignorato; sicuramente non è un cantante che si sia saputo rinnovare, ma non è detto che la ‘strada’ sia lo sperimentalismo selvaggio dell’ultimo Dylan, messo in mostra immediatamente dopo di lui. A noi resta comunque il ricordo di una performance più che lusinghiera di un artista che merita ancora oggi la massima attenzione.
Tullio Rapone, fonte Hi, Folks! n. 26, 1987