La più luminosa stellina del Texas torna a splendere nel cielo terso del cantautorato femminile per riaffermare una posizione che, almeno negli U.S.A. e in Gran Bretagna, è ormai di primo piano.
Nanci Griffith, deliziosa e fragile ma anche pungente e piena di grinta, incorpora tutte le componenti di successo di una country music star. Destinata ad essere ‘the next Emmylou Harris’, la Griffith ad un certo punto della carriera ha cominciato ad abbandonare, più nella musica che nel look, il cliché country per affermare capacità di autrice e di performer che le hanno fatto catturare pubblici e consensi più vasti.
La scelta di Nanci si è rivelata, tra l’altro, così tempestiva da permetterle di sfruttare contingenze favorevoli che le hanno consentito di raggiungere i primi posti delle classifiche in Irlanda, di consolidare una buona fama in tutto il Regno Unito e di avere notevoli riscontri anche al di fuori della ‘country nation’ negli U.S.A.
Storms arriva dopo due dischi assai positivi: il ‘live’ dello scorso anno e il piacevolissimo Little Love Affairs del 1987, album che l’aveva definitivamente ‘scountrizzata’ proiettandola verso le ‘top charts’ internazionali.
Non è compito facile ripetersi su livelli buoni per tre dischi consecutivi ma Storms (quarto album per la MCA, cioè dopo il grande salto con una major) conferma il valore della Griffith sia come autrice che come interprete. Soprattutto il secondo aspetto, in genere il più sottovalutato, è qui assai ben presente tanto che la sua voce, che a volte ricorda la miglior Carole King, sa essere a seconda dei brani penetrante ed incisiva così come dolce e suadente.
Non solo: dal vivo questa filiforme folksinger sa trasformarsi ed incantare migliaia di occhi con la sua grazia infinita o con una grinta davvero imprevedibile.
Le sue più conosciute doti di autrice sono ribadite nell’album; l’ottima I Don’t Wanna Talk About Love che apre il disco è un suo tipico brano, riflessivo, sentimentale e un poco introspettivo.
La sua musica, al contrario, si pone in modo positivo, presenta un’immmagine lieta, serena, gradevole. Il retaggio ‘country’ è quello che forse consente alla Griffith questa impostazione genuina, tenera e sorridente anche nel caso di proposizione di testi seri o di problematiche impegnate. La magnifica It’s A Hard Life Wherever You Go è la ulteriore conferma di questa teoria.
Tra le ballate più riuscite troviamo Leaving The Harbor, con liriche poetiche, e la titletrack Storms composta da Eric Taylor.
In Listen To The Radio c’è invece tutto il passato di Nanci nel brano più country dell’album: il suo debito verso Loretta Lynn, la radio come elemento di riferimento musicale nei lunghi spostamenti tra un concerto e l’altro, la country music come colonna sonora di interminabili viaggi sulle highway.
Storms è un album valido, l’ennesima prova positiva di questa sofisticata interprete: non so se rappresenta il modo migliore per entrare nell’universo di Nanci Griffith ma di certo merita un ascolto attento.
I Don’t Wanna Talk About Love / Drive-in Movies And Dashboard Lights / You Made This Love A Teardrop / Brave Companion Of The Road / Storms / It’s A Hard Life Wherever You Go / If Wishes Were Changes / Lìsten To The Radio / Leaving The Harbor / Radio Fragile
MCA 6319 (Singer Songwriter, Folk, 1989)
Ezio Guaitamacchi, fonte Hi, Folks! n. 38, 1989
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