Ben Atkins - Mabelle cover album

Deve esserci una ragione se Ben Atkins, 24enne songwriter di Henrietta, Texas, al contrario di molti suoi conterranei cantautori che si muovono tra folk, rock e country, non esordisca con una produzione indipendente ma per la label californiana di Dave Alvin, Tom Russell, Buddy Miller e Chris Smither. Fortuna, raccomandazioni, o quant’altro, bisogna ammettere che ci troviamo di fronte ad un personaggio molto dotato. Inutile ricordare i talenti che ci ha offerto questo stato da Jimmie Rodgers e Bob Wills sino ad arrivare ai giorni nostri, Ben Atkins continua una tradizione che non ha uguali in nessun’altra area geografica.
Lo si evince sin dalle prime note di Mabelle; comprendiamo subito che ci troviamo di fronte ad un lavoro impressionante per spessore dell’autore, maturità dell’interprete. 12 canzoni che tracciano uno spaccato della vita di una piccola cittadina del Texas, dalle storie del quotidiano alle illusioni del Sabato sera all’honky tonk bar locale.

Una colonna sonora tutta texana, dove il giovane d’origini rurali lascia il paese perché ‘piccolo e noioso’ per scoprire, una volta lontano, che era ‘bello ed unico’ (Every Time You Turn Around). Cresciuto attraverso l’ascolto dei classici del country della collezione dei suoi genitori, al college decide di frequentare corsi di chitarra, bluegrass, ed un programma formativo sulla musica acustica. La sua ambizione è di formare un gruppo e comporre canzoni ispirate alla country music che ha sempre ascoltato. Registra un demo e lo invia a Lloyd Maines, questi decide di produrli e Ben, dando fondo a tutti i risparmi, si reca ad Austin con il suo gruppo per registrare il CD della Ben Atkins Band.
Il biglietto da visita vale loro molti concerti in Texas, New Mexico e Oklahoma. I suoi idoli sono Steve Earle, VanZandt, la Welch e Buddy Miller. Cresciuto come autore, maturato e sempre più personale come interprete, registra un secondo album nello studio di Lloyd Maines, questa volta con la produzione di un chitarrista australiano, Kym Warner (già con Kasey Chambers), ad Austin per tentare il successo con una propria band, i Green Cards.
Ben, in questa produzione, si avvale di Kym Waner, Jedd Hughes e lo stesso Maines, strumenti a corda, Rick Richards, batteria, Brad Fordham, basso, Joel Guzman, accordion, Eamon McLoughlin, violino, e la vocalist dei Green Cards Carol Young alle parti corali.

Essendo un grande fans dei Miller, decide così di mandare il suo album alla loro label, l’Hightone che gli firma un contratto discografico, lo stesso Buddy Miller è chiamato a masterizzare il disco nel suo studio di Nashville. Questa è la genesi di Mabelle, album rivelazione di un giovane songwriter che si muove, come molti suoi colleghi delle nuove generazioni, tra alternative country ballads speziate di Texas flavour. Niente di nuovo, soprattutto per il Lone Star State, ma le songs di questo dotato giovane hanno una freschezza, una semplicità, un candore che lasciano disarmati.
Le canzoni sono tutte sue, eccetto un’ispirata cover di una delle più belle ballate di Kasey Chambers, l’elettrica Last Hard Bible, ed evidenziano le sue origini texane.
Dallo string-sound avvolgente e variegato di Mabelle, incalzante brano d’apertura al country-rock I’m To Blame, percorso dalla swingante pedal steel di Maines, allo honky tonk ballad I’ll Come Around, alla lenta ed evocati va Another Place, Another Time, con la sua voce e l’armonica a trasudare emozioni per lo sbarco in Normandia del giovane 17enne soldato texano (il nonno?), al veloce bluegrass Milo Johnson, ci troviamo di fronte alla colonna sonora di tante storie texane.
Che siano ballate, western-swing songs, country-rock, lenti two-steps o shuffles, fanno parte del suo patrimonio culturale e Ben vi riveste tutte le storie che ci racconta in Mabelle. Con una voce, una chitarra, un’armonica, una band e, soprattutto, con un feeling come il suo, come non prestargli attenzione.

Hightone 8160 (Alternative Country, New Traditionalists, 2003)

Franco Ratti, fonte Out Of Time n. 42, 2003

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