II 29 ottobre 1983, avvenimento storico (e senza esagerare, credo!) per gli amanti del bluegrass italiani: Doyle Lawson & Quicksilver suonano a Genova, in un club di poco meno che 400 posti, il Teatro Instabile.
Il concerto è organizzato (mi si perdoni un po’ di vanità) dalla Red Wine, gruppo di cui faccio parte; sponsors per la manifestazione l’ARCI di Genova e, naturalmente, Hi, Folks!.
Dopo il concerto dei New Grass Revival al Ponderosa si presenta nuovamente agli appassionati un’occasione unica (anche se, speriamo, non irripetibile) di vedere ed ascoltare uno dei gruppi migliori della scena bluegrass contemporanea. Ma basta con le parole inutili, passiamo al concerto.
Il gruppo sale sul palco alle 21.30, a sala quasi piena, e prima delle 21.40 anche i pochi spettatori casuali sono completamente rapiti dalla musica che i quattro stanno intessendo con voci e strumenti. Il suono è decisamente buono (grazie ai tecnici della Elektro Music), e la tecnica superba vocale e strumentale di Doyle, Terry, Jimmy e Randy può essere ben apprezzata: ai più attenti non sfuggirà il fatto che in tutto il concerto sarà dato di sentire pochissimi, errori (o nessun errore nel caso di Terry Baucom), e che non esistono imperfezioni di tempo, scivolate di ritmo o inesattezze nei cori. Ma anche i più distratti, o per meglio dire meno attenti ai dettagli tecnici, non possono non restare senza fiato per la pienezza e raffinatezza dei cori, la precisione e fantasia degli assolo, la ben dosata anche se quasi totalmente improvvisata progressione dei pezzi.
E Doyle è maestro nel ben organizzare un concerto: dopo alcuni pezzi ‘di assaggio’ e di sicuro effetto (Blue Heartache, Shuckin’ The Corn, On & On) il gruppo ci regala uno dei pezzi per cui più è famoso il ‘suono Quicksilver’, una dolcissima I’ll Be With You in cui ‘Bauck’ ci ricorda perché è lui, e non altri, a sostituire Bobby Hicks al fiddle nella maggior parte dei concerti della Bluegrass Album Band. E ancora con Terry Baucom al fiddle è Doyle a fare un salto nel passato, suonando un’ottima Sally Goodin al banjo. Poi i gospel. Dopo I Dreamed Of A Great Judgemet Morning e Gone Away, dall’ultimo album, arriva Jesus Gave Me Water, e anche le signore sessantenni della penultima fila (capitate lì per sbaglio) sono letteralmente imbambolate, e il gruppo è costretto a replicare una strofa e un coro.
II concerto continuerà così per due ore, in una fantastica alternanza di strumentali, gospel, classici del bluegrass degli anni ’50, il tutto eseguito con perfezione e soprattutto con un calore che dagli album, nonostante il valore dei musicisti, non potrebbe mai uscire. Anche dopo aver esaudito le richieste avute dai soliti fanatici (eh be’…) le chiamate per bis non si contano, ed è con grossa fatica che Doyle e amici riescono a lasciare il palco, non prima di avere lasciato molti senza fiato con una Jezebel che sarà difficile dimenticare.
Il giorno dopo il gruppo sarà in Germania, dopo dieci o dodici ore di viaggio, ma la notte dovrà ancora vedere Doyle, Terry, Jimmy e Randy alle prese con amatriciane, pizze e bottiglie di dolcetto (Fred Reiffers, il manager olandese, preferisce più cautamente l’acqua minerale, in vista della lunga guidata su un microscopico furgoncino) prima del crollo in albergo.
“La prossima volta resteremo anche come turisti, se prepariamo il viaggio con più anticipo”, dice Doyle, e ‘next time’ sarà, con tutta probabilità, nel 1985.
Noi della Red Wine e di Hi, Folks! siamo già pronti, il pubblico anche: Doyle, non farci attendere troppo.
Silvio Ferretti, fonte Hi, Folks! n. 5, 1984