Rory Block, Aurora Block, ha un passato alle spalle che in pochi conoscono; lei è una buona chitarrista blues e bluegrass, recentemente era come scomparsa, negli ultimi anni non si era più sentito parlare di lei. Oggi torna con un convincente Turning Point che la riporta alle sue radici musicali blues contaminate da un’esperienza musicale, soprattutto al femminile, che cita Joni Mitchell o un’altra grande come Phoebe Snow. L’album ha un sapore anni settanta, trasuda di quel sapore acustic-guitar che tante vittime ha mietuto nella metà degli anni settanta. Ma qui non siamo sul campo di un Kottke o di un John Fahey. piuttosto sul fronte della canzone blues oriented incisa con grande classe.
Il chitarrismo di Aurora Block non può essere discusso, si rapporta perfettamente alla tradizione, è efficace, tecnico ed istintivo, caldo e coinvolgente, e tra tanti episodi citerei Old Times Are Gone o Leavin’ Here dove è accompagnata dal mandolinista Hans Theessink.
Per questo piacevole ritorno Rory Block non si è risparmiata e così accanto a lei troviamo di volta in volta gente con un passato ed un presente gloriosi: in Turning Point all’elettrica troviamo Arlen Roth, in Holdin’ On il brano è affidato a Mark Egan, Par Away vede Steve Gadd alla batteria, in All As One Steve Khan costruisce delle notevoli cose sull’elettrica e lo stesso fa su Tomorrow.
Salvo qualche altro ospite forse meno illustre, l’album con questi musicisti offre una garanzia di qualità che infatti non manca. Oltre ai pezzi citati, l’acustica di Rory domina un po’ tutto l’album e lo strumentale Down The Hiway decreta infine le ottime capacità di questa piccola grande sconosciuta che sicuramente rimarrà purtroppo ancora sconosciuta.
Ricordi SNIR 25136 (Country Blues, 1989)
Giuseppe Barbieri, fonte Chitarre n. 56, 1990
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