The Duhks stanno ottenendo un grande successo, e con pieno merito, perché la loro è una proposta giovane, innovativa e fresca. Giovane perché questi ragazzi canadesi ricchi di talento, qui al loro disco di debutto, hanno tutti un’età tra i venti ed i trenta anni e si rivolgono ad un pubblico giovane. Leonard Podolak, banjo e voce, Tania Elizabeth, fiddle e voce, Scott Senior, con tutti i tipi di percussioni, a volte discrete ma spesso protagoniste, Jordan McConnell, anche lui voce e con una chitarra potente che sopperisce alla mancanza del basso ed infine Jessica Havey dalla voce strepitosa (ed anche un braccio completamente tatuato davvero strepitoso, ma questo non c’entra) hanno dalla loro un magnetismo che cattura.
Innovativa perché pur aggrappandosi (fortemente direi) alle radici musicali nord americane sono protesi, anzi lanciati con decisione verso una delle tante, nuove strade dell’evoluzione del suono acustico. Non c’è compromesso, non cercano di tenere il piede in più scarpe: anche se qualche pezzo guarda di più alla tradizione e qualche altro punta alla modernità, le loro anime creative sono sempre ben amalgamate. Ed è facile apprezzarli da entrambi i lati. Molte sono le band che ricercano cose nuove, ma i Duhks sono unici.
Fresca perché la loro musica, come potremmo chiamarla, old-time progressivo, boh, forse meglio non dare etichette, che miscela appunto old-time, un pizzico di gospel, di bluegrass, di cajun, di folk, di celtico, di afro-cubano, di reggae (vedi la cover di Sting Love Is The Seventh Wave), dà sempre un risultato di altissimo livello, veramente gradevole e che affascina e conquista ancor più ad ogni ascolto. Ciliegina sulla torta, il CD è corredato di traccia interattiva con video, foto, ampia biografia, ecc. Ah, dimenticavo: a garanzia il produttore è Béla Fleck.
Sugar Hill 3997 (New Acoustic Music, Bluegrass Progressivo, 2005)
Claudio Pella, fonte TLJ, 2005
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