Bill Monroe è una delle poche leggende viventi della musica folk internazionale. Considerato sia di nome che di fatto ‘padre del bluegrass’, egli è circondato da profondo rispetto, gratitudine ed affetto.
Recentemente abbiamo avuto la fortuna di potere assistere ad uno dei suoi concerti e di scambiare quattro chiacchiere con lui. L’impressione avuta è stata quella di trovarsi di fronte ad un personaggio grande sotto molti punti di vista. Nonostante l’età non più verde (73 anni suonati) e la salute precaria, Bill Monroe e i suoi mitici Blue Grass Boys, condotti dal fedele Kenny Baker, danno vita ancora oggi ad uno dei più eccitanti show di bluegrass. E’ anche per questo che, con molto rammarico, abbiamo preso atto dell’ultimo lavoro di Bill, Bill Monroe & Friends, pericolosamente vicino a certo stile ‘Nashville’.
L’album in questione, infatti, pare proprio essere all’insegna della grandeur un po’ burina della Music City. Basti osservare la grafica della copertina ed il commento del produttore Walter Haynes, fiero di avere messo insieme per l’occasione una autentica ‘Nazionale della Country Music’.
I cosiddetti ‘Friends’ infatti sono gente del calibro di Willie Nelson e Waylon Jennings, Johnny Cash ed Emmylou Harris, Oak Ridge Boys e Barbra Mandrell, per non parlare di due ‘giovani promesse’ come Ricky Skaggs e John Hartford.
Come spesso è accaduto anche in passato, le operazioni di questo genere si rivelano delle vere e proprie delusioni; Bill Monroe & Friends non sfugge a tale regola mostrandosi non solo poco rappresentativo della musica di Bill (e questo passi) ma soprattutto confermandosi un totale fiasco dal punto di vista musicale. I pezzi sembrano quasi tutti ‘buttati lì’, senza cuore né anima, nonostante il commosso ringraziamento che a turno ogni musicista ospite fa al grande maestro.
Questa stupida pantomima alla fine infastidisce l’ascoltatore. “Bill, erano anni che attendevo questo momento”, oppure “Bill, ora anche per me il sogno diventa realtà”, sono alcune delle idiozie che precedono ogni pezzo. Fosse stato davvero onesto, forse, qualcuno avrebbe dovuto dire: “Bill, non che me ne freghi molto di te, ma sai, la MCA mi ha dato 10.000 dollari per incidere questo pezzo …”, oppure ” …oggi pomeriggio non avevo niente di meglio da fare …”.
I brani più brutti sono quelli con gli Oak Ridge Boys e con John Hartford. Il primo, Blue Moon Of Kentucky, ci ha ricordato con orrore i mai abbastanza deprecati trattamenti che l’orchestra di Ray Conniff riserva alle canzoni dei Beatles; il secondo ci presenta un terribile duetto tra la voce profonda del grande Hartford e lo high-tenor di Monroe, molto difficili da miscelare e qui al limite della stonatura.
Speriamo di cuore, per il vecchio Bill, che questo disco gli abbia fruttato un po’ di soldini e soprattutto la vera amicizia di tutti i suoi presunti friends: è il nostro sincero augurio.
Inutile dire che l’album è inciso benissimo ma, amici di Hi, Folks!, se volete accostarvi alla musica di Bill Monroe non è questo il disco adatto.
MCA 5435 (Bluegrass Tradizionale, 1983)
Ezio Guaitamacchi, fonte Hi, Folks! n. 9, 1984