Nashville Bluegrass Band - My Native Home cover album

Nashville, indiscussa capitale della country music, è da qualche anno diventata un importante punto di riferimento anche per il bluegrass. Molti musicisti famosi l’hanno scelta quale loro abituale residenza ed ora perfino un gruppo ha deciso, almeno nel nome, di rendere un omaggio ufficiale alla ‘Music City U.S.A.’.
La Nashville Bluegrass Band è formata da vecchie conoscenze del circuito bluegrass dalla cui unione non poteva che nascere un gruppo super.
Repertorio e stile sono quelli tradizionali ma con sonorità ripulite, strutturazione dei brani più studiata e con armonie vocali pressoché perfette, come vuole la tendenza del momento. D’altronde Pat Enright e, soprattutto, Alan O’Bryant sono vocalisti d’eccezione cosicché quasi naturale è apparsa la scelta del gruppo di eseguire (su disco e in concerto) parecchi gospel , alcuni dei quali non accompagnati.

Fuori dal repertorio religioso la Nashville Bluegrass Band pesca a mani basse dai classici del bluegrass da Bill Monroe a Lester Flatt, sempre con gusto e puntalità.
Il livello cala leggermente nei pezzi strumentali dove soprattutto il banjoista Alan O’Bryant (peraltro una delle migliori voci high tenor in attività) mostra i suoi limiti.
Il gruppo ricorda qua e là Doyle Lawson & Quicksilver o gli ultimi Bluegrass Cardinals: non molta fantasia, forse, ma solido, spigoloso e affascinante buon vecchio bluegrass.
Tutti ottimi i brani ‘a cappella’, ben riuscita la cover di My Native Home della Carter Family e splendido Blue And Lonesome, il pezzo conclusivo dell’album.
Il gruppo ha di recente prodotto un video, disponibile solo nel sistema americano NTSC, che riflette il repertorio di questo LP, dimostrando anche una certa sensibilità alla promozione della musica acustica attraverso le moderne tecnologie.
In conclusione: bluegrass di qualità, obbligatorio per gli amanti del genere.
Il gruppo ha già registrato un nuovo album che dovrebbe uscire tra poco.

Rounder 0212 (Bluegrass Tradizionale, 1985)

Ezio Guaitamacchi, fonte Hi, Folks! n. 19, 1986

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